C’è un ragazzo che ha cullato un sogno. Fare wrestling non è semplice, anzi, in Italia è sempre più complicato. Ma partire da Roma dopo una buona esperienza e ritrovarsi in America a lottare in alcune federazioni con alcune delle grandi superstar del passato non è una cosa da tutti.

Daniele Dentice D’Accadia è meglio conosciuto come D3, attualmente campione Cruiserweight della Sanctuary e lottatore per diverse indy americane ed europee (WXW). L’ho colto poco prima di uno show di debutto di una nuova indy americana, una buona chiacchierata per scoprirlo un po’.

1) Chi è Daniele e quando si avvicina al wrestling?

Daniele è semplicemente un ragazzo che ha sempre avuto il sogno di fare qualcosa che gli permettesse di esprimere tutte le sue emozioni e soprattutto che gli desse la possibilità di trovare un cammino da seguire. Mi avvicinai al wrestling in modo casuale in realtà, vedendolo in tv intorno al 2001-2002, non ricordo esattamente il mio primo match, fu una cosa che mi affascinò subito e mi colpì. Ho sempre detto che sarei andato in America e avrei imparato a farlo, poi nel 2008 aprì la RWA a Roma,casualmente proprio nella mia città, scrissi a PierPaolo Pollina e mi presentai al primo allenamento. Quando si dice essere al momento giusto nel posto giusto

2) Perché lo pseudonimo D3 e la definizione di Golden Boy? Quando nasce? Da chi sei stato influenzato per la definizione del tuo personaggio?

Lo pseudonimo D3 è molto semplice: sin dalle elementari, quando scrivevo il mio nome, ho sempre visto questa cosa delle D, mi hanno sempre chiamato D3 anche prima del wrestling, poi ho pensato che la lettera ed il numero fossero chiare in tutto il mondo e allora ecco fatto, semplice ed efficace. Golden Boy hanno iniziato a chiamarmi qui in America nella House of Hardcore (la promotion di Tommy Dreamer) agli allenamenti, avendo la cresta bionda. Vedendomi sul ring Tommy ha iniziato a chiamarmi cosi pensando fossi un ragazzo con talento. Non sono mai stato un tipo “adesso faccio questa gimmick”, ovviamente nella vita ognuno di noi ha delle influenze tra musica, cinema , arte , storia, calcio (sono un amante del calcio in maniera veramente passionale) . Credo che queste tipo di influenze abbiano creato il personaggio che sono io oggi. Sin da piccolo volevo fare qualcosa di artistico sapendo ballare cantare e recitare. Il wrestling rispecchia tutto questo e in più siamo degli atleti. Col tempo definisci meglio cosa portare, cosa migliorare sul ring e come immagine, seguendo anche l’obiettività e la realtà delle cose.

3) In Italia hai lottato in NWE e RWA. Cosa ricordi di quel periodo e del contatto con alcune superstar italiane e mondiali? Hai qualche aneddoto particolare?

Come dicevo ho iniziato in RWA e per me è stata una base eccezionale per iniziare e farmi sia le ossa che regalare grande emozioni che ancora oggi ricordo,. Fu un ottimo progetto e anche un bel gruppo nei primi tempi (nulla a che vedere con la RWA oggi che fa acqua e annaspa). Dovrò sempre ringraziare la RWA perché mi ha dato le basi e le possibilità portandomi in tv, facendomi fare cinema e facendomi lottare con lottatori internazionali che hanno migliorato e aiutato il mio percorso. Tramite ciò mi vide l’NWE sotto consiglio di King Danza per iniziare nel 2012 il percorso con Italia’s got talent e proseguire nel 2013 con il programma fino alla fase finale delle semifinali (grande traguardo passare secondi e uscire solo per spareggio) e il tour fatto in Italia. Conobbi grandi superstar: Carlito, Nunzio, Chris Masters, Vampiro, Super Nova, Marty Scurll, Sam Elias, e altri lottatori inglesi molto molto preparati. Li capii che non ero cosi lontano da questi ma che con gente di esperienza al mio fianco sarei presto diventato come loro, anzi meglio un giorno.

Annedoti particolari ne avrei moltissimi da raccontare, molti purtroppo non posso svelarli. Quello che pero è terribile nel wrestling è dove mi sono dovuto spesso cambiare: in cucina, in gazebi senza né acqua né sedie, posti in cui sembrava ti stessero facendo un favore. La cosa più ridicola è stata mettere gli atleti nelle peggiori condizioni per svolgere un attività pericolosa e rischiosa. Sylvano, contro ogni logica dello sport, a luglio sotto 40 gradi decise di fare all’aria aperta ad ora di pranzo una preparazione poche ore prima di uno show alquanto folle e soltanto svolta da alcuni, altri invece preferiti e prediletti guardavano e ridicolizzavno quelli sul ring. Potrei menzionare un match fermato facendo entrare un atleta senza che gli altri ne fossero a conoscenza, cosa anti professionale per un “agente” che ha lavorato in grandi ambienti. La motivazione è stata che il sindaco del paese voleva vedere solo il main event senza interesse degli altri match. Motivazione alquanto bizzarra, infatti col tempo scoprii che le motivazioni erano ben altre e più stupide.  Non racconto queste cose per parlare male o altro,  le dico solo per far capire come a ragazzi con tanta passione venissero delle volte usati per beni e scopi personali senza alcun rispetto e logica lavorativa.

(D3 festeggia con Danza la vittoria)
(D3 festeggia con Danza la vittoria del titolo Cruiserweight della Sanctuary)

4) Domanda scontata ma non banale: che upgrade hai effettuato col passaggio in Usa? Cosa hai imparato e grazie a chi?

Negli USA arrivai la prima volta l’11 settembre 2013. Ho scelto questa data proprio per sfidare la sorte: partimmo io e King Danza, e l’approccio con la HOH fu subito positivissimo e capirono che avevo ottime basi per poter già lottare. Così fu: in meno di un mese mi fecero debuttare in un grande show a NYC dove solo noi eravamo degli sconosciuti. Qui ho migliorato molto la psicologia, lo stare nel backstage, come utilizzare certe cose, migliorare dei dettagli. Devo molto a Tommy Dreamer per il tempo speso con me in privato ma soprattutto a Vik Dalishus ed Hale Collins che hanno creduto in me e mi hanno allenato duramente, facendomi fare allenmenti personali sapendo che avevo grandi occasioni davanti. Il mio vero ringraziamento però va a Super Nova: con lui a Roma ho passato 3 mesi tra allenementi , un contatto di quasi 24 ore al giorno che mi ha veramente aiutato. Lui per me sarà sempre l’Allenatore!!!

5) Che differenza c’è tra il wrestling americano e quello europeo? Pensi,come dicono molti, che l’Europa (soprattutto la Gran Bretagna) si sia avvicinata in termini di qualità al colosso americano? Come ti trovi a lottare nei due continenti?

Ovviamente ci sono delle differenze. Certamente quando si ha più storia è normale avere anche più sviluppo in qualcosa. Ma anche qui negli Usa ci sono lottatori scarsi tanto quanti ce ne sono in Europa e vicerversa con quello bravi. La differenza è che in America lo spettacolo è una cosa immersa nella società e questo aiuta il contesto dello show. Un Triple H in una piazza non rende come rende con un arena e attrezzature idonee per uno show. Il punto è che un lottatore per quanto forte possa essere non fa uno show, è un insieme del lavoro di tutti, dal lottatore a chi pulisce l’arena che rende e fa la differenza. Forse in Europa, soprattutto in Italia, manca questa attenzione al dettaglio, forse non lo abbiamo nel DNA.

6) Sei campione della Sanctuary. Ci puoi raccontare l’emozione del giorno? Riguardandoti indietro cosa hai pensato? Quanto ha pesato la volontà di diventare un Pro in usa?

La vittoria del titolo della Sanctuary è stata una grande soddisfazione, perché era la rappresentazione che si puo essere al loro livello, si può avere il rispetto anche di chi ha calcato ring per molti anni. Non la reputo la migliore soddisfazione della mia vita, alla fine una cintura è solo un oggetto. Le vere soddisfazioni sono state aver calcato un ring e lottato e soprattutto essere pagato e trattato da Pro in federazioni di altissimo livello, guadagnadosi il rispetto di questa gente, facendo capire che non esistono solo loro nel mondo.

Il wrestling è la scelta piu difficile della vita, ho abbandonato ogni tipo di cosa, aldilà degli affetti. Sono arrivato qui senza conoscere nessuno, senza nemmeno un posto dove stare, ho sempre rischiato come in un gioco d’azzardo, con la differenza che so quanto valgono le mie carte e non bleffo, gioco a viso aperto. Quando si è convinti di ciò che si fa, si sarà comunque felici di come vada. Ne è valsa sempre la pena, anche se ho perso persone, Roma (la mia città), opportunità in altri ambiti dello spettacolo, soldi e quant’altro…… alla fine oggi penso che doveva andare cosi, era scritto, ed io ho solo seguito quella luce che vedo da quando sono piccolo.

7) Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro? Magari tornare in WWE come effettivo dopo la parentesi nei Rosebuds?

In futuro ovviamente continuare a salire sempre piu gradini e levarsi altre soddisfazioni ma soprattutto poter regalare a mia moglie e mia figlia una vita felice, mangiando solo con il wrestling. Ovviamente l’obiettivo è la WWE, come per un calciatore giocare nel Real Madrid, la federazione piu blasonata al mondo. Esserci stato e aver lavorato per loro è stato fantastico anche se come comparsa alla Royal Rumble 2015 e a smackdown, ma vorrei essere ricordato per essere li da lottatore attivo e giocarmela con i migliori e non per essere stato un rosebuds in due show. Sono molto fiducioso e positivo e soddisfatto di come tutto stia andando, meticoloso e sempre concetrato sull’obiettivo, senza distrazioni. Grazie mille per l’intervista e grazie soprattutto a chi ogni giorno mi scrive messaggi di stima, per un ragazzo che viene dal nulla come me è meraviglioso.

Noi ringraziamo D3 per la sua disponibilità e vi invito a rimanere collegati alle pagine di Zona Wrestling, l’unico sito in Italia che si occupa nel dettaglio del wrestling italiano!

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.