Da Roma sale un losco figuro con una maschera ed un abito nero. Un amico mi dice “guarda chi c’è”. Non lo riconosco, mi dice che è il grande wrestler hardcore italiano Black Ice. Sì, quel Black Ice, la leggenda.

Mi avvicino appena chiuso il suo match con Scandalo!, ha appena vinto un nuovo titolo. Il “Fenomeno”, come lo chiamano gli addetti ai lavori, è tornato. Lo rivedo qualche giorno dopo a Roma, sponda RWA, dove continua a portare colpi pesantissimi e a far quadrare la sua qualità in ring. Mi avvicino a lui, mi stringe la mano e iniziamo a parlare….

Chi è Black Ice? Chi lo impersona e quando hai iniziato a cimentarti col wrestling?
Black Ice rappresenta ciò che è il nostro lato nascosto, la parte nera e fredda. Quello che si vorrebbe essere ma non si ha il coraggio di essere, per assurdo Black ice può essere tutti e nessuno, io lo interpreto dandogli una provenienza personale, poiché è stato il mio modo per realizzare il sogno di orfano. Black Ice è nato nelle strade della Colombia, vive alla giornata perché è consapevole che tutto può finire in un attimo. Io sono il suo “Naoto Date”, l’ alter ego ingenuo e buono ma la verità è che probabilmente l’originale me stesso è proprio Black Ice. Ho iniziato con i sport da combattimento da ragazzino, sono diventato istruttore di arti marziali e solo in tarda età ho avuto l’occasione, grazie alla xiw, di imparare il prowrestling. Era il 2003 se non ricordo male.

Recentemente sei tornato in TCW ed hai vinto un titolo. Cosa rappresenta per te questa promotion? Cosa pensi tu abbia dato e stia dando loro?
Beh io non lo considero un ritorno perché non ho mai lasciato, mi sono dedicato alla nascita del mio quinto figlio. Il titolo è solo un modo per creare delle storie, chi sale sul ring non deve considerarlo proprio. Solo per il pubblico deve avere senso. Beh la TCW è la mia casa, il suo presidente è il mio più caro amico, negli anni in TCW mi sono potuto esprimere come volevo senza limiti. Io sto dando ed ho dato la mia incolumità fisica ahahaha diciamo che do me stesso sul ring che sia TCW o RWA, che vorrei ricordare è tornata con più entusiasmo che mai.

Sul web e tra gli addetti ai lavori sei uno degli atleti italiani più riconosciuti, stimati e rispettati. A tua volta chi ritieni degno di stima e rispetto in Italia? Come vedi l’attuale panorama nazionale?
Partiamo con il ringraziare per questi attestati di stima che spesso sono contraccambiati, se devo fare nomi mi viene in mente Red Scorpion della BWT, un ragazzo che ho visto migliorare match dopo match, mi considero un suo Fan a tutti gli effetti, spero possa fare molto altro. Ci tengo a citare D3 e Karim Brigante, ex RWA ora negli states, che troppo spesso non vengono nominati nonostante siano tra i migliori, e non solo nel nostro bel paese. In Italia ora abbiamo veramente grandi talenti che non sfigurerebbero con nessuno sul ring: cito Red Devil, Mr Excellent, Brutus, Kyo Kazama, Extreme Panther, Scandalo!. Non ultimo voglio parlare di Daniele Raco, un vero pazzo ispiratore che ha fatto e fa tanto per questa realtà italiana: a dispetto della sua professione da comico è un uomo con due palle enormi e un duro da ring.

Black ICE 3

C’è qualcosa nella tua carriera che manca? Qualcosa che avresti voluto o vorresti fare?
Mi manca il più grande match Hardcore della storia italiana, filo spinato sulle corde, 100 neon, armi di ogni genere, tavoli e scale e un avversario tanto pazzo da entrare nel ring. In un match così mi giocherei la maschera e il ring. Unico rammarico non aver iniziato prima, ora ho 40 anni e per me è più una passione che un lavoro.

Da dove nasce questa passione per l’hardcore? Come lo hai coltivato e comè ti ci ritrovi? Chi hai come fonte ispiratrice?
Diciamo che il primo e vero stage con il prowrestling lo ho avuto con John Zanding, che ci spiegò i match ultra violent della CZW e di come condurre tali match sul ring, da li posso dire che l’utilizzo di oggetti a mio avviso rendono spettacolare un match, più reale. Si parla molto di predeterminazione del prowrestling, beh in un match hardcore o ultraviolent questa “finzione” si riduce ancora di più tanto da diventare uno scontro crudo con la realtà. L’ho coltivato offrendo spot hardcore su molti match, poi mio grande desiderio vorrei essere protagonista di uno spot che lasci il segno come Mankind che si schianta sul tavolo di commento dall’altro della gabbia.. fonte ispiratrice? Beh adoro tutti i lottatori che hanno fatto dell’hardcore un vanto, da Foley a Funk per passare a Onita, Zanding, Mondo ed affini..

Dici che ti piacerebbe fare un match con un avversario tanto pazzo. Avresti qualche idea in proposito? Chi ti piacerebbe sfidare, se potessi scegliere?
Beh ad ora Brutus e Scandalo! sono gli unici che mi hanno assecondato su certe scelte estreme, vorrei ritrovarmeli su quel match hardcore che tanto desidero.

Come è cambiato il wrestling in questi ultimi anni e la percezione del wrestling da parte del pubblico? Quanto è facile o difficile raccontare una storia facendo capire a chi è presente che non si tratta di WWE o affini?
Beh seguo il prowrestling da più di 30 anni e devo dirlo lo amo a 360 gradi, abbiamo migliorato gli spot, la tecnica, la dinamicità e al contempo abbiamo peggiorato sulla gestione dei campioni: prima un campione aveva una credibilità maggiore, era impossibile vederlo perdere in un match non titolato, ecco vorrei ritornare solo a quella valorizzazione. Il pubblico ormai è smaliziato, non lo si frega, non ti perdona un minimo errore, ormai è tutto un condannare i “botch”. Un tempo con la keyfabe non se ne parlava, perché anche uno spot non riuscito alla perfezione era comunque percepito come reale al 100 % e se era sporco, poco male; aumentava la percezione che non fosse preparato… sul ring oggi per convincere il pubblico devi morirci. Ecco perché adoro l’ hardcore, lì nessuno ha mai messo in dubbio la veridicità di quello che facevo.. ricordo ancora un signore che si avvicina al filo spinato e dice.. “ma questo è filo spinato vero!”. Da lì la concezione di quello che fai diventa tutt’altra cosa, in Italia forse abbiamo bisogno di uno stile più duro evitando di scimmiottare una Major come la WWE. Per essere credibili bisogna trovare un nostro stile.

Ci racconti un aneddoto della tua carriera che ricordi con maggior sorriso ed uno che ricordi con tristezza?
Con sorriso mi ricordo una Rumble fatta a Pescara dove uno dei contendenti mi chiese di eliminarlo velocemente poiché vittima di un attacco di dissenteria: ho iniziato a ridere come un pazzo, per fortuna la maschera celava tutto. Con tristezza ricordo ogni divisione tra federazioni, gente che ti toglieva il saluto perché eri rimasto in contatto con un’altra realtà, così come nella vita ci sono state tante delusioni con gente che non voleva nemmeno più salutarsi per sbaglio…

Un tuo sogno e un tuo obiettivo: quali sono?
Il mio sogno è poter continuare ancora a calcare i ring nonostante i 40 anni e valorizzare i ragazzi giovani. Un obiettivo? Vorrei affrontare Christopher Daniels in un match e, se mi sarà concesso, fare un giorno il promoter e tirare su uno spettacolo unico dove valorizzare i migliori lottatori italiani.

Ci stringiamo nuovamente la mano e mi dà appuntamento al prossimo show della TCW che si terrà questa domenica, 20 marzo, all’Elyon Club di Rozzano a partire dalle 17. Sarà l’occasione per vedere all’opera non solo l’intero roster della promotion, ma anche l’ex campione pesi leggeri della WCW Juventud Guerrera, al ritorno in Italia dopo un anno. Quindi spettacolo assicurato per tutti voi!

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.