Sono rimasto a Milano per incontrare uno dei grandi esponenti dello Strong Style in Italia: KYO KAZAMA.
Non è la prima volta che giunge su queste pagine e credo non sarà nemmeno l’ultima. Luca Arosio è un ragazzo di una disponibilità inusuale, che sa metterti a tuo agio con un semplice sguardo e piazzarti lì due o tre battute degne di una serata in allegria. Ha passione e cuore per il wrestling, oltre che mille e più aneddoti e pensieri da raccontare. A breve sarà sul ring ASCA per lo show This Means War, uno degli show di punta del panorama italiano del wrestling e la carta a sua disposizione sarà pericolosa: Chris Renfrew. Mentre Iceman è sempre dietro l’angolo.
– Chi è Luca Arosio, quando inizia col wrestling e quali sono i suoi amori da ragazzo?
Luca Arosio è un normalissimo “ragazzo” di 35 anni con tanta passione per il pro wrestling, voglia di fare bene e migliorare. Il mondo sa che la mia passione fin da bambino era il puroresu commentato da Tony Fusaro in cui ammiravo le gesta di Inoki, Fujinami, Coshu, Maeda e Sayama. Mentre in WWF non ero per niente fans né di Hulk e né di Warrior… ho sempre preferito il lottato “spettacolare” o puro sin da bambino ed adoravo Steambot, Savage, De Biase e Henning. Ho continuato sin dalla tenera fino ad adesso a seguire il pro wrestling di ogni forma ed ogni continente. Dal punto di vista del lottato, per il cuore è rimasto in AJPW degli anni 90… 3 nomi che considero la santissima trinità Kobashi, Misawa e Kawada.
– Perché e quando hai scelto di presentarti come Kyo Kazama? Da quale influenza deriva il nome? Che fine ha fatto Great V, storico personaggio della prima TCW?
Onestamente tornassi indietro mi farei chiamare LuKyo e basta. Oppure LuKyo Arosio. Ma adesso il movimento mi conosce come Kyo Kazzone e porto avanti il nick name. La scelta del nome ricade perché dal 1994 mio fratello mi chiama LuKyo perché usavo Kyo Kusanagi nel videogiochi SNK King of the fighters. Mentre Kazama è perché sono un patito di Tekken sin dal primo episodio. Mi serviva un nome riecheggiante lo strong style spirit che volevo portare sul ring ed il nerdismo per i picchiaduro mi ha facilitato. Sono un nerd lo ammetto. Anche dei fumetti. Great V, ex campione revolution TCW ero io. Spero di lasciare la gimmick ad un trainee. Lo stesso Great come il Mazinger deriva dalla passione per i robot di Nagai. La V che spesso spaccio come V di verga è in realtà per Vultus Five. In TCW mi hanno tolto dagli annali… peccato che lo sappia il mondo.
– Perché scegliere un genere come lo Strong Style? Da cosa deriva e dove ti ha portato? Qual è il tuo match che rispecchia questo genere?
Di base nasco karateka, con qualche periodo di Judo, ma non lungo e costante, un po’ di mesi a praticare Kick Boxing ed ho fatto ginnastica-atletica leggera… mi alleno in modo funzionale con i pesi da 18 anni. Ogni disciplina l’ho praticata seriamente, anche quelle praticate per poco, le cazzate di spaccare le mele marce le lascio ai clown inventa storie. Lo strong style è lo stile che ho adorato sin da ragazzino e nel 1994-1996 pur amando il Royal Road avevo un cotta per Koji Kanemoto. Struttura fisica come la mia. Dimostrazione che anche se sei basso di statura puoi fare dei grandissimi matches. Sono stato in Germania, mi ha aiutato ad aprire gli occhi in particolare un seminario intenso anche con Big Van Walter. Il pro wrestling non è un gioco e lo stile è il credere in valori agonistici, la dimostrazione di ciò che si porta sul ring come un arte marziale in cui si racconta una storia. Il mio migliore match lo devo ancora fare. La dimostrazione alla faccia di un ritardato di un fashion Blogger con risultati impietosi sono i miei match Vs Flavio o la Super 8 Vs Bem (Trent). Ogni giorno mi alleno per essere un lottatore migliore di quello che sono stato… seguire il Kaizen e per questo adotto lo Strong Style. Comunque a differenza di chi aveva Only Death match sulla t-shirt e non sa fare un bump sembra che funziono tanto anche nello stile hardcore… forse grazie al seminario con Ruckus e Trent Acid in cui pur essendo rookie hyper green li ho ascoltati come un lezione universitaria.
– Sei sicuramente uno degli atleti che gira di più in Italia: ASCA, FCW, PWE, RISING SUN, prossimamente BULLFIGHT… Sai darmi una definizione di queste realtà?
Ho lottato anche in BWT, ICW e TCW… in KOX ci torno visto che apprezzo il progetto. In Italia più pro wrestling di qualità c’è e più gli anni in cui ci ho creduto a far le cose per bene sono valsi a qualcosa. Onestamente ASCA la chiamo casa. FCW sono gli zii di cui ho sbagliato ad allontanarmi in passato, dovevo fare come faccio anche oggi: confrontarmi ed arrivare ad un compromesso. Poi tra poco ci sono la Bullfight e sono esaltato da questo progetto. Poi non dimentichiamo la MAW ragazzi, sarò anche li e finalmente dopo anni che lo inseguo mi confronto con un atleta che stimo profondamente. Il meglio che Roma ci poteva regalare.
– Puoi raccontare aneddoti felici della tua lunga carriera sul ring? E quali sono quelli che ti hanno dato maggiore amarezza?
Aneddoti felici… metto da parte la kayfabe, Brutus oltre le sveltine in bagno con le tizie a Imola, il suo essere campione FCW, poi i match di Flavio Vs Tommy End e Vs Sabre. Io ho sempre creduto in Iceman… mentre a Rozzangeles gli inabili non volevano per paura del suo curriculum in K1 farlo lottare. Io sono sempre in generale equilibrato. Di soddisfazioni me ne sono prese molte dal debuttare nel WXW West Side Dojo, a far parte di tutte le Super8… di far parte degli indyvidui. Momenti di delusione è vedere gente che non si ritira e continua a giocare con un attire comprato su ebay a fare il poser dei suoi idoli WWE. Il pro wrestling non è un gioco …se non ti alleni… non salire sul ring perché ci fai fare una pessima figura a noi tutti che ci impegnamo.
– Arrivi allo show ASCA This Means War in seguito ad un 2016 finora soddisfacente, troverai Chris Renfrew: cosa ti aspetti da questo match? Quanto sarà difficile o semplice interagire con lui in un match “normale”?
In realtà ogni mio match è per me un motivo per metterci l’anima anche quando appare che io non venga valorizzato a pieno. Invece contro Refrew sarà un motivo per dimostrare per l’ennesima volta che sono in grado di confrontarmi grazie all’allenamento, la costanza e la forza di volontà contro ogni pro wrestler straniero. Non mi accontento mai e punto a dare il meglio.
– Pur avendo ottenuto diversi match ben fatti e di prestigio, c’è un certo fastidio che aleggia in una parte del panorama italiano nei tuoi confronti. Perché secondo te? Quanto possono aver pesato certe “chiacchiere” da parte di taluni tuoi ex colleghi?
Normale, l’invidia è una brutta bestia. Non ho mai fatto né il booker e né il promoter. Do fastidio perché apertamente dico ciò che penso senza troppi filtri. Però tantissimi mi stimano. Non posso piacere a tutti. Ma agli addetti ai lavori do sempre grande garanzia e professionalità. Forse è per questo che in Italia ho girato ovunque.
– Se avessi la possibilità di gestire un progetto di wrestling, quali sarebbero le tue parole chiave? Su cosa ti focalizzeresti: allenamento, psicologia, scelta di uno stile, match di prova?
Secondo me alla base ovunque ci dev’essere, anche colloquiando con ironia, la serietà, la ripartizione dei ruoli, la valorizzazione delle competenze. Per questo per me alcune realtà e soggetti con cui ho lavorato sono un fallimento puro. Essere presidente di una realtà, ma salire sul ring in veste di pro wrestler senza allenamento, senza avere basi, casi in cui è spesso evidente e magari in veste di booker ci si da un posto di rilievo in card è palese conflitto di interessi. Il mio progetto è ASCA. Collaboro ben volentieri con le realtà in cui il pro wrestling in Italia è affrontato seriamente.
– Tu e Flavio siete le due facce della medaglia ASCA: quanto sei stato importante per lui e quanto lui per te?
Io in TCW sponsorizzai fortemente il debutto di Iceman. Forse è grazie all’impormi mio, di Giuseppe Tallarico e Fabio Fuligni inizio a praticare pro wrestling. Jacopo Galvani il presidente di quella promotion non voleva farlo debuttare, probabilmente invidia, o paura che un background di lottatore shoot nel K1 potessero essere inadatte, ma alla fine la storia dimostra che Iceman è tra i migliori atleti in Italia e Breakbones non dovrebbe salire sul ring visto le lacune, lo scarso allenamento di base ed il rischio evidente che possa infortunare qualcuno. Fossi in lui farei solo il commentatore calcistico, su quello è molto bravo e competente. Ora non ha bisogno che nessuno gli passi ciò che penso di lui, in più gli sto anche facendo pubblicità nella sua reale attività di commentatore calcistico. Il pro wrestling lottato implica tantissimo allenamento, sacrificio, anche alimentare e studio. Per quanto riguarda come atleta, Flavio mi ha permesso di allenarmi nel West Side Dojo della WXW e di fare match molto interessanti contro di lui. Siamo amici fraterni. Abbiamo fatto tantissime attività insieme, dalle ferie all’accompagnarlo facendogli da secondo in un torneo di grappling in gabbia. Diciamo che nella promotion in cui ci sentiamo a casa, ASCA lui è l’Ace.. io sono la costanza e la garanzia. Poi per me è lo stimolo ad essere sempre al massimo della forma fisica e mentale perché so che lui lo è.
Grazie a Lukyo, Kyo Kazama, per le esaurienti risposte. Potrete assistere ad un suo match sabato 25 giugno allo show ASCA ad Almenno San Bartolomeo, dove affronterà Chris Renfrew, fenomeno della Insane Championship Wrestling. Un appuntamento da non mancare!