Per la prima volta in otto mesi, NXT ha battuto Dynamite negli ascolti con un distacco significativo. A molti questo dato ha stupito. In realtà a me stupisce che sia arrivato solo adesso. È incredibile che un progetto della WWE non fosse riuscito finora a strapazzare una realtà appena nata e che ha bisogno di almeno tre anni per assestare i propri ascolti e far crescere (lentamente) la propria fan base.
Gli ascolti televisivi sono tanto variabili e non sono classificabili come una volta. Una volta sapevi che un episodio perdeva o vinceva in base al grado di imprevedibilità, scrittura lineare e starpower che riusciva ad esprimere. Se non capitava una settimana, poteva sicuramente capitare in quella successiva. Era una guerra vera, piena di colpi di scena. Da diversi anni è difficile avere il polso della situazione. Per fare un esempio banale: ci sono state puntate bellissime della TNA che hanno accolto pochi ascolti, e puntate brutte o deludenti che hanno saputo fare di più. Come te lo spieghi?
È impossibile spiegarlo. È impossibile capire perché NXT, show fresco e con tanti giovani, piaccia ancora così tanto agli Over 50. E non si capisce perché, pur facendo di tutto e presentando wrestler del passato, Dynamite non riesca ad intercettare quello stesso pubblico ma vada forte nella fascia 20-35. Si capisce però come i fan della AEW siano molto flessibili: lo show ha continui alti e bassi, a volte anche clamorosi, che non rendono semplice quantificare quanto è ampia la forbice sulla quale si può lavorare.
Su due cose però si deve provare a fare uno sforzo non da poco. Dynamite ha bisogno di essere spinto ogni settimana, anche con un impegno economico importante. Quando manca la spinta pubblicitaria, di solito lo show tende a perdere spettatori come se quelli della settimana precedente se ne dimenticassero. Non è strano, seppur siano passati molti mesi: l’abitudine si chiama WWE e prima di fare il salto definitivo, un fan ci pensa e ci ripensa parecchio. Finché hanno spinto nel farsi notare ovunque, gli ascolti sono rimasti tra gli 800 e i 900 mila. Appena hanno rallentato, sono scesi tra i 600 e i 700 mila. La storia della TNA dimostra che la sfida è impari e se si vuole galleggiare bisogna sempre calcare sull’acceleratore.
Poi serve un impianto di intrattenimento lineare e (con)vincente. Se proponi Mike Tyson dopo Double Or Nothing e fai capire un feud con Chris Jericho, va bene. Se poi Le Champion passa d’improvviso a Orange Cassidy (che tronca il suo feud con Fenix) va un po’ meno bene. Al di là che il feud esca bene o male, hai attirato un nocciolo di occasionali che non conosce Cassidy e che risulta in contrasto con l’essenza e lo starpower di Tyson. Ma penso anche a quanto galleggia la gestione di Lance Archer, a Jon Moxley campione che non si vede, a Cody che fa le challenge solo con i lowcarder, alla divisione femminile sbagliata dall’inizio, da atleti che compaiono e scompaiono di settimana in settimana, a Kenny Omega e Adam Page che non stanno in feud con qualcuno.
La poca chiarezza si paga. NXT, pur con tutti i suoi difetti e una scrittura da quinta elementare, riesce a dare un filo logico alla sua narrazione. Semplice, magari troppo, ma chiara. Perché, volenti o nolenti, Vince Russo e Dusty Rhodes ci hanno lasciato un insegnamento molto importante: il pubblico si deve divertire senza pensare troppo. Servono cose semplici, immediate. Di facile intuizione. Dove A passa a B e lì si ferma, prima di tornare indietro.