“E questo é il Podio dove mettere il mio Unified Italian Awards 2023 vinto…. se ne avessero fatto uno!”
Sperando e confidando che tutti abbiano colto (ed apprezzato) la citazione animata, so che diverse persone si aspettavano anche quest’anno gli Unified Italian Awards, dopo le edizioni 2021 e 2022, che mi vedevano coinvolgere nel progetto collegh* che come me, scrivono, seguono e raccontano il Wrestling Italiano.
Quest’anno invece, non ci saranno.
Le motivazioni? varie e mi sento di dire, plausibili: pochi di coloro che ci leggono mettono in conto che, fatte poche e rare eccezioni, chi scrive di wrestling in italia lo fa sopratutto per passione e voglia di raccontarla, questa sua passione; e altrettanto pochi, non mettono in conto che, per chi scrive, non esiste solo il wrestling.
C’è la vita privata, spesso foriera di situazioni poco piacevoli, problemi di tutti i giorni, il dover pensare anche a mantenersi un tetto sopra la testa, magari una famiglia da mantenere, le bollette da pagare e, quando meno te l’aspetti, pure qualche imprevisto poco piacevole, che ti porta a dire di mettere in pausa le cose “non necessarie”.
Poi magari, il voler far fare il salto di qualità al tuo progetto/sito/blog/podcast personale, per cui ti trovi a dover fare delle scelte, anche di mero tempo utile da poter dedicare a questo o all’altro progetto.
Quindi, fra la scelta di fare un UIA “monco” di alcuni suoi componenti e non farlo, si è preferito non farlo: per rispetto anche a chi era salito in carrozza sul progetto e gli aveva dedicato tempo, per non fare un qualcosa di fatto alla “bell’emmeglio” che sarebbe mancato di rispetto a voi lettori, alle realtà coinvolte e in primis, a Zona Wrestling e al suo staff che mi aveva dato carta bianca per questo progetto.
“Beh poco male Enrico, torni a fare gli Award solo per ZW quest’anno e magari riprendete il prossimo anno” potreste dire.
Invece, quest’anno, non troverete nemmeno gli Award italiani di ZW.
Perché?
Il 2023 è stato credo un anno ricco di wrestling come non pochi per la scena italiana, con risultati incredibili per i nostri atleti fuori dall’Italia, una quantità di titoli e riconoscimenti mai visti, una serie di realtà che hanno fatto un salto, a livello di qualità sul Ring e di pubblico, come non ho forse mai visto in 16 anni di attività e un 2024 che potrebbe replicare se non addirittura migliorare, il trend.
Eppure, nonostante ciò, l’italico bisogno di lamentarsi, di alimentare polemiche ove non avrebbe senso farle, di remare contro e sputare nel piatto dove si mangia, persiste: ho assistito ad assurde polemiche social da addetti ai lavori, alcuni addirittura impegnati da anni in una specie di guerra per trovare ogni possibile scusa per criticare, denigrare o insultare un determinato wrestler o promotion, con robe del tipo “quelli lottano nei capannoni di cemento o nelle palestrine” (SPOILER: praticamente quasi TUTTI i lottatori e lottatrici italiane sono passati e hanno iniziato da “capannoni in cemento e palestrine” quindi ti stai automaticamente insultando da solo e stai pure insultando collegh* ed ex-collegh* con cui hai lottato assieme) o altre stupidaggini simili; o denigrare i risultati raggiunti da altri con paragone spesso azzardati e anche un po ridicoli, tutto perché non ti chiamano o non hai vinto nulla in determinata realtà.
Ecco, considerando che il wrestling in Italia non è nato ieri (come abbiamo scoperto grazie al lavoro fatto da Roberto Amato “Il Drago”), che abbiamo avuto dei periodi in cui era seguito e amato e poi, qualche decennio fa, è scomparso, per ritornare negli anni 2000 ad avere una nuova vita, ci sono ancora persone che, invece di perdere tempo in frecciatine e polemiche, dovrebbero forse concentrarsi su due aspetti importanti: il pubblico e i media.
E’ il pubblico a decidere se il tuo prodotto è buono e meno, così come è il peso che i Media danno agli eventi che promuovete, a determinare il successo o meno di un prodotto.
Perché è inutile fare un Match a 5stelle, se nessuno viene a vederlo, o proclamarsi la fed migliore del Paese, se poi non fai nemmeno sapere alle persone i risultati del tuo show, quando fai il prossimo, se non pubblichi video o foto dei tuoi show, se non inviti o addirittura ostracizzi la presenza di blogger e reporter perché “di parte” se una volta ti dicono che il tuo show o il tuo match non gli è piaciuto o perché non hanno premiato il tuo show/match/atleta, definendo il tuo premio “di cartone o insignificante” (ma poi esaltano i premi vinti da altre parti?)
Se un domani, come potrebbe essere accaduto in passato, improvvisamente il pubblico e i siti specializzati, decidessero di NON seguirvi più, che fate? a chi date in quel caso, la colpa?
In generale, fortunatamente, la scena italiana è enormemente progredita, sia sul piano tecnico e atletico che su quello del Business e del Media Marketing: ci sono realtà molto virtuose in tal senso, che tengono sempre aggiornati e attenti il loro pubblico con post, video, news e aggiornamenti continui, anche il coinvolgimento degli atleti in progetti extra ring è molto più attento, il prodotto wrestling inizia ad essere percepito bene anche dai media tradizionali (giornali, siti, tv, telegiornali) e anche a livello istituzionale, la risposta sembra essere migliorata.
L’augurio quindi è che nel 2024, l’asticella si alzi ancora, la scena migliori e il pubblico aumenti e sostenga chi fa bene il proprio lavoro.
Quanto agli award, spero di riprendere il discorso interrotto quest’anno: rimango dell’idea che, sul fronte del Wrestling italiano, invece di 10-12 premi da siti diversi, si possa arrivare a fare un percorso simile, con le dovute differenze di metodo, alla PWI 500, arrivando a delineare un Miglior lottatore, lottatrice e Tag Team in modo unitario, arrivando a stilare delle vere e proprie classifiche; per farlo non basta ovviamente la sola collaborazione fra i siti, ma anche dalle varie realtà italiane sul ring, mettendoci a disposizione dati, risultati e match in modo omogeneo e costante.
Grazie per aver letto fin qui e ci vediamo a bordoring nel 2024.
P.S: Questo editoriale non è una frecciatina a nessun* in particolare, ho volutamente ragionato per semplificazioni e senza nomi e cognomi, anche perché so già che ci saranno persone là fuori che continueranno la loro personale crociata contro inesistenti “poteri forti” o che hanno bisogno in maniera costante di polemizzare per dimostrare che esistono… prendete invece come spunto per fare meglio.
Ah, e da persona che vi ha visto lottare praticamente QUASI TUTT* in almeno 25 fra federazioni e promotion, fra esistenti e non più, non potete nemmeno dirmi che sono “di parte”: dal Piemonte all’Abruzzo, ho visto letteralmente lottare in ogni palazzetto, palestra, locale, campo sportivo, canile, villaggio vacanze, fiera o ed evento pubblico.
Enrico Bertelli “Taigermen”