Rusev è il nuovo campione degli Stati Uniti, la storia si ribalta ancora, come oltre vent'anni fa quando Nikolai Volkov teneva aperta la guerra fredda Russia-Stati Uniti prima di redimersi e perdere tutta la spinta propulsiva dell'inizio.
Capiterà anche al bulgaro naturalizzato russo (per storyline)? Non è dato saperlo oggi dopo che l'abbiamo visto battere in maniera alquanto clamorosa Sheamus nel post-Raw. Clamorosa perché tutti sapevano che prima o poi ci sarebbe arrivato, ma non ora, ad un tiro di schioppo dalle Survivor Series. E' particolare che questa vittoria sia arrivata in visione solo sul WWE Network: da un lato si è voluto dare un contenuto inedito e speciale al pubblico, giustificando l'eccezionalità di una piattaforma che fatica a decollare e che mette più di una domanda sul tavolo della dirigenza; dall'altro lato, per ammissione di qualche funzionario della compagnia, si è voluto evitare un caso politico a poche ore dalle elezioni mid-term per il rinnovo del congresso americano. La vittoria di Rusev segnala la sconfitta ideologica di Obama di fronte allo strapotere di ghiaccio di Vladimir Putin, la riscossa dei repubblicani come l'unica fazione capace di ristabilire le gerarchie di potere nel mondo.
Quale il volto della riscossa? Quel John Cena top face della compagnia da una dozzina d'anni. Hulk Hogan, eroe americano a suo tempo, ha invocato su twitter il ritorno del Marine senza paura, che tutto può e tutto vince. Ma se l'andazzo nel main event dovrebbe toglierlo dal giro, non è un caso che ad abbattere il russo possa essere The Rock, il quale ha già dato la disponibilità alla sfida per Wrestlemania qualora dovesse servire.
Rusev vince, entra nel Team Authority e potrebbe essere uno dei protagonisti delle Survivor Series. Potrebbe essere, ma per preservare la sua imbattibilità potrebbe essere tentata una squalifica, tante sono le quotazioni per una vittoria del Team Cena al termine del 5 vs 5. Rusev potrebbe far fuori la maggior parte dei contendenti, potrebbe trovare spazio a sufficienza per lanciarsi e ripagare la pazienza e la fiducia della dirigenza. E' un discreto worker, un buon personaggio trascinato dalla bellezza e dalo sguardo feroce di Lana che sarà la prima a rimetterci quando tutto questo finirà.
Rusev quindi è una carta vincente, un guerriero che non lascia scampo. Uno dei pochi a proseguire spedito assieme ai ragazzi dello Shield. Gli altri? Bray Wyatt dopo il clamore iniziale ha perso smalto e interesse, i compagni di viaggio aspettano di essere rinfrescati. Adam Rose è un caso umano di personaggio ridicolo che mai replicherà le gesta di Santino Marella. Big E Langston ha funzionato finché ha dovuto presentarsi come cattivo dallo sguardo assente e silenzioso dalle azioni precise e letali, poi ha perso in colpo solo sia l'appoggio di John Cena sia la simpatia di Vince McMahon confermando, a detta della dirigenza, che un nero non potrà mai essere un bravo main eventer (The Rock è mulatto, si salva). Bo Dallas è uno scherzo della natura che nemmeno loro sanno come utilizzare, e se non fosse figlio di Mike Rotunda l'avrebbero già mandato via a calci. Cesaro è in corso di depush per non essere nelle grazie della dirigenza, Fandango lotta solo dark match e Damien Mizdow….. chissà quanto durerà! Kofi Kingston è sparito del tutto con R-Truth, Xavier Woods (tremenda la vignetta di lunedì) e Curtis Axel, mentre del vecchio Nexus Justin Gabriel (il più bravo e spettacolare) fa il jobber al pari di Heath Slater e Titus O'Neil, mentre Barrett è sempre infortunato.
Ci rimane Ryback, sempre più tifato. Basta un semplice Feed Me More per renderlo over con uno sputo, ha una attrattiva verso il pubblico micidiale che lo impone facilmente all'attenzione della dirigenza. Fosse per il pubblico, dovrebbe star face per tutta la vita. Fosse per il pubblico, dovrebbe essere il nuovo sfidante di Rusev: due ragazzi molto robusti che si contrappongono in una sfida dove i colpi si sentono forte e chiaro. Magari alla Royal Rumble, ma l'esito sarebbe scontato. O forse no, non sarebbe il caso di bruciare così una nuova possibilità.