Ho letto con molto piacere l'intervista del nostro Antonio a Stefano Benzi, giornalista che molti ricordano soprattutto per la trasmissione WWENews. C'è stato un punto nelle sue dichiarazioni che ha fermato l'attenzione: ovvero quello dove Stefano metteva in luce la mancanza di commento giusto ed obiettivo sul wrestling.

A primo acchitto, ad una lettura molto superficiale mi sono detto che Benzi sbagliava. Ricordo bene com'era chiuso il wrestling web italiano quando cominciai a scrivere su un piccolo blog di playitusa chiamato Zona Wrestling che nel giro di cinque anni diverrà il sito più letto d'Italia, modernizzando il commento, le tematiche e le sfere su cui riprodurre informazioni di wrestling. Oggi a mio avviso le cose sono cambiate, possiamo contare siti completi, con un commento meno stantio e più aperto. Dove, certo, pullulano i mark e gli smart, ma quelli sono sempre esistiti e ad oggi i semi si notano. Però no, non manca il commento, l'approfondimento, la ricerca della qualità. Questo no, mi dicevo.

Poi mi sono detto che non esiste solo il wrestling web.  Esistono le tv, i giornali. E l'ho capito meglio proprio in questi giorni di tour in Italia della WWE, dove il Corriere della Sera e La Stampa hanno dato ampio risalto ai campioni del wrestling. Un risalto marcato di ironia, volutamente erroneo nelle informazioni, alto borghese che guarda dall'alto verso il basso un fenomeno popolare quando di dubbio gusto per quella sua finzione tradotta in spettacolo.

Il Corriere della Sera si era distinta per la penna di Stefano Landi che ha fatto una disamina obiettiva e inutilmente ironica della WWE.  Parla di botte finte ed emozioni vere, di personaggi che non si arrendono mai (John Cena) e che derivano da famiglie inserite nel wrestlling (Randy Orton, Cody Rhodes, Curtis Axel). Parla di 200 date l'anno, di lauree e dii allenamento, segno che il wrestling sa essere molto di più di quel che si vede in tv. Epperò c'è quel retrogusto borghese di chi vuol scovare il tranello e in questo lo aiuta The Miz: "Per prima cosa siamo attori" commenta, e qui arriva l'inutile dettaglio che sia circondato da nani (El Torito) e ballerine (Summer Rae). Non è una bugia, ma chi non conosce il prodotto sarà tentato a pensare che la WWE possa essere un equivalente scemo di "Ciao Darwin" di Bonolis invece che qualcosa di più serio. Quello che passa è che questi signori fanno finta di menarsi, non si fanno mai male ed anzi vivono un enorme circo dove più che altro "cerco il sorriso del ragazzino in platea", come asserisce Big E. Langston.

Lo stesso giornalista però concede una strana replica nella sezione milanese del giornale dove si pone ancora l'accento sulla finzione dei colpi, sul circo, e sul passato dei lottatori. Cita Giant Gonzalez (che non c'è più), Brock Lesnar (non presente), Kurt Angle (che sta da un'altra parte). Angle avrebbe vinto l'oro olimpico nel 1995, pur sapendo tutti che le olimpiadi si svolgono negli anni pari e che ad Atlanta ci stavano nel 1996. AJ Lee sarebbe la miss della compagnia, vanificando il lavoro della WWE di ripulirsi la faccia presentando ragazze belle sì ma atlete, e non semplici pin-up. Per La Stampa a commentare questo arrivo c'è addirittura Luca Dondoni, noto critico musicale e televisivo, speaker a RTL che nulla ha a che fare con questo mondo e che insiste con la finzione e tutto il resto.

Il risultato sono i commenti: "wrestling, una versione pseudo violenta del circo", "teatrino per gente in preda a deliri di onnipotenza", "è il messaggio che questo circo lancia ai più: violenza e ancora violenza. Purtroppo le menti "deboli" sono più numerose di quelle illuminate e in queste menti deboli si formano strane (pericolose?) idee..", "Per me sono delle star che invece di fare i camionisti o gli scaricatori o guardie del corpo, sono stati riuniti da qualche manager americano della televisione e hanno costruito un circuito con sponsor, pubblicità televisiva, belle macchine, belle donne etc". Ecco che il commento ha così raggiunto il suo scopo.

Non aiuta nemmeno la tv: il commento di Sky prende a piene mani dall'idiozia alimentando la finzione del prodotto e cercando con forza di strappare l'approvazione del pubblico adolescente, Lo stesso lavoro fatto precedentemente su Italia1 e anche su Nuvolari nei primi tempi, ovvero questo voler essere nazional-popolari urlando e accendendo l'entusiasmo con l'assurda incredulità che può avere un bimbo di 5 anni di fronte ad un cartone animato strappalacrime della Pixar.

Benzi dice bene: il wrestling non è un cartone animato e non è nemmeno la guerra termonucleare globale. E' uno sport fatto di infortuni, di storie che guardano alla realtà, di gesti tecnici e di tante battaglie. Il saper dare e ricevere dei colpi non significa che tutti sono attori o che fanno film perché sono attori sul ring: invito a guardare il match tra Munenori Sawa e Bryan Danielson in EVOLVE  e capire che il wrestling non è finzione ma allenamento e bravura, e colpi dati e ricevuti, veramente.

Quindi servirebbe un altro tipo di commento per capire e far capire che cos'è il wrestling. Dare al pubblico, ai fans, gli strumenti adatti per spiegare a chi non conosce di che cosa si tratta. WWENews di Stefano Benzi con la collaborazione di Filippo Chiarello aveva questo compito divulgativo, insegnava, dava risposte come Roberto Vecchioni aiutava bambini e adolescenti facendo lezioni di italiano, greco e latino in tv tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli ottanta.

Insegnava Benzi, e lo faceva con la calma e la dovizia di un telecronista di tuffi olimpionici dove l'importanza sta nello spiegare le mosse, il loro coefficiente di difficoltà, e la loro riuscita. Sta nello spiegare gli allenamenti, andare al cuore della storyline e far capire che sì, le divas sono belle ragazze (lui adorava Maria Kanellis), ma sono anche atlete, mamme, ragazze laureate e intelligenti. Che magari Mark Henry non era un nutellone ma una bestia (fisicamente) in grado di alzare Big Show (non il primo cruiser del locker room) e schiacciarlo con forza a terra, che John Cena non recita una parte ma nella vita è così come si vede sul ring, che Kennedy si è infortunato gravemente e per davvero ad un braccio, e che il circo è un'altra cosa.

Benzi ha rappresentato quel commento sobrio, gentile ed intelligente di cui sarebbe ancora urgentemente bisogno. Ha saputo strappare un sorriso senza urlare, senza essere volgare o allusivo. Ha unito il wrestling alla musica, presentando audio e video di gruppi che pochi conoscevano. Ha saputo essere lo zio e il fratello maggiore di tanti bambini e ragazzi (grandi e piccoli), creando un prodotto per famiglie nazional-popolare lontano dagli strilli a cui siamo abituati da vent'anni sulle tv generaliste.

Ha saputo unire dei ragazzi: porto la mia esperienza di liceale nel 2004/2005 che non sapeva della comune passione di amici, studenti e compagni di banco. E' stato bello condividere tutto questo nel segno di WWENews e del lavoro che Stefano ha fatto per cinque anni su Sportitalia. Un po' come è stato bello per molti, e lo è ancora oggi, ricordare le telecronache chiare e qualitativamente alte di Jim Ross, che in Benzi rivedo tutte le caratteristiche, segno di tempi mutati che hanno preferito raccontare un circo alla comprensione di questo sport-spettacolo.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.