La TNA, incredibile ma vero, esiste ancora ed attualmente imperversa su l’emittente Destination America. Come se la stanno cavando i nostri amici di Orlando? EC3 è davvero bravo come dice di essere? Più ovvio di un atto di teppismo ad una banca che, cioè, ci sta dentro, ecco a voi l’editoriale odierno.

Tanto ci sarebbe da scrivere sulla TNA e sul suo stato attuale, soprattutto se paragonato al penultimo, oscuro periodo passato su Spike TV. Prima di parlare del prodotto in se, occorre però fare una doverosa premessa.

La TNA, come ampiamente prevedibile, è andata incontro ad un pesante ridimensionamento. Tralasciando i discorsi relativi ai presunti ritardi nei pagamenti, ciò che appare evidente è che la (?) seconda federazione statunitense ha deciso di contenere i costi all’osso, avendo perso un partner decisamente forte come Spike: roster ridotto, serie di tapings abbastanza imponenti e valori produttivi che, pur non avendo subito un duro capitombolo, sono stati ovviamente commisurati agli sforzi generali. Potrebbero anche non pagare i trasferimenti dei commentatori visto che registrano in uno stage “a parte”, ma chi sono io per dirlo?

Il prodotto in se ha dei lati positivi e negativi. E’ sicuramente meno avvilente di quello di pochi anni fa, in cui lo spettatore veniva quasi deriso dalla dicotomia e l’inconcludenza di alcune storyline (AJ Styles per dirne una), che offre meno scossoni in positivo ed in negativo ma garantisce una costante propensione ad un’evoluzione logica di storie semplici, incentrate su una cintura o su rivalità pregresse. L’assenza di PPV e la presenza di sporadiche puntate a tema, in tal senso, ha aiutato non poco.

Il ritmo “bell to bell” è abbastanza gradevole, con interpreti da sempre garanzia come l’acciaccato ma  ottimo Angle, Bobby Roode, Gail Kim, Eric Young, gli Hardys ed MVP e nuovi inserimenti come EC3, Spud, Andrews, Bram, i Wolves e Drew Galloway in grado di mescolare le carte in tavola. La categoria femminile è oramai ridotta a pochissimi elementi con la Dollhouse come unico elemento di novità, mentre la categoria tag team affonda corte radici in tre stable (Rising, Beatdown Clan, Revolution) più gli Hardyz e la X-Division, come oramai consuetudine pluriennale, è ancora non pervenuta. Ma parliamo brevemente del vero, imprescindibile punto d’eccellenza di questa federazione.

EC3 vale per la TNA tanto oro quanto pesa. Ricordo Derrick Bateman nella quarta stagione di NXT come se fosse ieri: una faccia da talento comedy attaccata su un fisico ben strutturato ma poco elastico, acerbo sul ring e simpaticamente mediocre al microfono. Nei tre anni ad NXT passati tra la quarta, la quinta stagione e quella ciofeca di “Redemption” il buon Derrick ha mosso piccoli passi verso un miglioramento nel suo character heel, rimanendo tuttavia con la parola MIDCARD tatuata a caratteri cubitali sulla sua fronte riccioluta. Poi la TNA.

Quando Derrick Bateman fu presentato come Ethan Carter III, nipote di Dixie Carter, storsi un po’ il naso. Il lottatore non mi sembrava affatto in grado di poter vestire i panni di un heel convincente di medio profilo, figurarsi quelli di un heel legato alla figura dell’autorità per eccellenza. Boy I was wrong. La sua crescita non è stata rapida, ma esponenziale. La sua voglia di dimostrare qualcosa palpabile in ogni promo, da quelli nei boschi a cercare Willow (è esistito davvero) a quelli da spocchioso figlio di papà contro Sting. Sul ring è stato in grado evolvere quel tanto che basta per raccontare una storia efficace, come testimoniato dal match capolavoro effettuato contro un altro worker non eccezionale come Spud, interprete ottimo dello storytelling non esasperato.

A distanza di poco meno di due anni ECIII è ancora imbattuto da singolo, è il top heel della federazione senza dubbio alcuno ed è uno dei pochissimi personaggi in grado di instaurare una faida in modo credibile riducendo a 0 il suo coinvolgimento fisico, solo con pochi promo mirati ed un manierismo da faccia da schiaffi. La TNA, autrice di alcuni dei peggiori momenti di wrestling che io abbia mai visto, è stata capace di essere a dir poco perfetta con un lottatore costruito bene ed evoluto meglio, protetto dalle tempeste di booking ed oramai pronto a fare le fortune delle file di babyface che si costituiranno alla sua corte una volta conquistata la Cintura da imbattuto. E la faida con Angle, vecchio leone già sconfitto in passato, sembra essere già scritta.

Riuscirebbe questo atleta a sfondare in altre federazioni, WWE in primis? La risposta, mi sento di dirlo, è si. Questo ragazzo non è più di primissimo pelo (32 anni), ed ha finalmente acquisito una maturità che lo rende capace di gestire un personaggio tutt’altro che semplice. ECIII è codardo ma ambizioso, spocchioso ma capace di essere spietato con i più deboli, prudente ma dotato di una testa calda ed una sete di potere che a volte prende il sopravvento. Dar vita ad un personaggio così complesso in un modo così convincente non è da tutti, dunque il performer che lo ha messo in piedi è senza dubbio un intrattenitore dotato di qualità innegabili. Qualità che potrebbero tornare utili a qualsiasi compagnia.

He desagrees. He’s very good.

Danilo