Gunner, Gunner, Gunner. Un big man superstite dell’epoca Hogan-Bischoff, che ancora tiene banco, unendo discreti risultati, a match che proprio schifo non fanno. E ve lo dice uno che i big man li digerisce con fatica.

In faida con James Storm e con una valigetta paragonabile al Money in the Bank della WWE tra le mani, il 2014 lo vede già tra i principali interpreti di Impact. Con una gimmick con leggeri aggiustamenti, qua e là, rispetto ai mesi passati.
Dicevo, un big man che, inesorabilmente, sta entrando nel giro che conta, molto meglio di Matt Morgan o Crimson, che avevano occupato tale spot qualche anno fa. Con la differenza che me lo rende più accettabile, partendo proprio dalla sua storia, che lo ha visto molto più simile a un wrestler “classico”, che ad un esperimento mal riuscito come gli altri. Classico nel senso delle esperienze, che l’hanno visto, anche se con non straordinari risultati nelle federazioni indipendenti, anche se non quelle radical chic.
 
Uno che, insomma, ha respirato quell’aria lì, si è “sporcato” le mani nelle palestre con pochi spettatori e che adesso, silenziosamente e senza troppi proclami si sta meritando tutto. Un operaio del wrestling.
E’ evidente che non abbia le stimmate del “Game Changer”, ma è un uno che fa dannatamente comodo, uno di quelli che hanno il fiato e il fisico per rintuzzare ogni momento lottato dello show.  Poi, ovviamente, ci sono una serie di limiti oggettivi che non sto qui a elencare, che sia in passato sia oggi ha mostrato. Uno per tutti la veramente scadente qualità nel parlare; in casi come questi maledico il giorno in cui sono passati di moda i manager nel wrestling. Non uno spreco di talento, ma sicuramente avrebbe avuto uno sprint più importante.
 
Il momento che vive oggi non è quello più importante della carriera o meglio, non compiutamente; si trova in un punto sì importante ma che non lo porterà da nessuna parte, né in alto, né in basso. Semplicemente lo aiuterà a consolidare il suo status, di utile gregario. Non è materiale da main event, ma non è nemmeno da buttare. E’ evidente a tutti, il fatto che si tratti di un escamotage per prendere qualche settimana quello di farlo interagire con il campione Magnus, tenendo caldo il posto a Jeff Hardy. E anche gli attriti con James Storm sono finalizzati al push dell’ex Beer Money, piuttosto che al Nostro. 
 
Nonostante ciò, voglio spendere parole benevole nei confronti del Modern Day Viking, perché avrà tante lacune, ma ha tutte le carte in regola, e lo sta già dimostrando, di entrare nella ristretta cerchia dei performer che caratterizzano Impact. Bobby Roode, Austin Aries, James  Storm e, volenti o nolenti, anche l’ex guardia di sicurezza di Eric Bischoff; e realisticamente è una delle soluzioni meglio congegnate per lo stesso Gunner.  Che sta toccando il suo cielo con un dito.