Quando si sale sul quadrato per fare del buon vecchio Wrestling, ogni lottatore sa che sta di fronte al potenziale e terribile “infortunio”, quell’imprevisto che ti porta a farti male, talvolta male davvero, e che può stroncare carriere, mettere in ginocchio vite e portare orrore ai protagonisti e a chi li guarda. I famigerati Botch sono sempre dietro l’angolo e ognuno di questi, piccoli, grandi o grandissimi, possono fare regali atroci. Qualche volta però, in casi agghiaccianti e inaspettati come tutti gli altri, possono anche scrivere la storia e mettere per sempre la loro firma nel Pro Wrestling.

Sono quei momenti nei quali chi è sul Ring per realizzare una manovra, calcola male, sbaglia un secondo, perde un tempo di gioco, portando le membra sue e del proprio avversario a impatti fuori dal comune, fuori da ogni logica, tramutando una semplice Signature Move, in una Finisher storica e rara, mettendo fine a un Match, mantenendo la lucidità e lavorando, con sangue freddo e coraggio, sull’improvvisazione che elettrizza chi c’è fra il pubblico e davanti allo schermo.

Il 17 ottobre del 2002 per esempio, durante Navigation Against the Current, evento promosso dalla Pro Wrestling NOAH, sul Ring c’erano Kenta Kobashi e Yoshinobu Kanemaru. I due stavano combattendo un Tag Team Match, rispettivamente insieme a Kentaro Shiga e Jun Akiyama. Dopo circa un quarto d’ora, Kobashi solleva Kanemaru sulla sua testa per eseguire quella che sembra essere una Power Bomb. Kobashi però, stava per portare a segno quella che sarebbe diventata da quel momento in poi la sua nuova Finisher. Avrebbe dovuto torcere il suo corpo e far atterrare accanto a se , di lato, Kanemaru, portandolo al suolo frontalmente. Kanemaru però, probabilmente non capì esattamente le intenzioni dell’avversario o non fece in tempo a girarsi abbastanza e cadde a terra di fianco, in maniera scomposta ed esponendo il collo e la testa a un urto violento e con un’angolazione incredibilmente innaturale. Il Match finisce, perché Kobashi copre l’avversario. Kanemaru sta a terra, infortunato. Niente può essere più realistico e niente, nonostante un pessimo inizio, avrebbe potuto essere meglio per dare vita alla Diamond Head. La manovra non fu mai più utilizzata, ma non può essere considerata un semplice Botch, per la linearità degli eventi, l’impatto dell’esecuzione e perché, soprattutto, entrò nella leggenda.

E’ meno rara e molto più usata, quella che, in un momento indefinito, Harley Race utilizzò per la prima volta. Si tratta del Diving Headbutt. Per chi non lo sapesse il Diving Headbutt è un vera e propria testata, portata sull’avversario al tappeto, dopo essersi lanciati dal paletto. A quanto si dice, Race sbagliò il tempo di uno Splash e finì sul suo avversario solamente con la testa. Avrà occasione di lamentarsene, il leggendario 7 volte campione NWA, come avrà la possibilità di lamentarsene Daniel Bryan 30 anni dopo. Il Diving Headbutt è conosciuta universalmente come una delle manovre più logoranti del mondo del Wrestling, di quelle che non ti infortuna o uccide immediatamente, ma ti devasta lentamente. Decine di lottatori, ieri e oggi, utilizzano il Diving Headbutt, e probabilmente in pochi conoscono la sua vera storia.

Sembrerà strano, ma anche una manovra come la Power Bomb, è nata da un errore. Un errore avvenuto, probabilmente, settant’anni fa. Non si conosce né il Match né il luogo nel quale lo stesso si svolse, ma si sa, invece, che sul quel Ring c’erano due dei lottatori più importanti dell’epoca, di cui uno di chiarissime origini italiane. Erano Lou Thesz e Antonino Rocca. Si racconta che dopo un Match molto lungo, Thesz sollevò Rocca per assestargli un Pile Driver. Rocca però, forse non capendo o non pronto per cadere con la testa al tappeto, si sollevò col busto. Thesz, stanco, si lasciò cadere portando al tappeto la schiena dell’avversario ed eseguendo la prima Power Bomb della storia del Pro Wrestling. La Power Bomb è oggi una delle manovre più utilizzate, a tutti i livelli e con diverse varianti, ma rimane una delle azioni sul Ring più impattanti e credibili dell’intero Wrestling Business.

Dopo la Power Bomb tocca a un’altra manovra utilizzata in tutto il mondo e in tutti gli stili. La DDT. La Damien’s Death Touch, o Damien’s Dinner Time, o altre definizioni supposte in svariate occasioni, nasce durante un Match di uno degli Heel migliori della storia, ovvero Jake “The Snake” Roberts, che alla domanda sul significato dell’acronimo ha più volte risposto: “E’ semplicemente la fine dei giochi”. The Grappler fu il lottatore che la subì per la prima volta. The Snake lo manteneva dentro una Front Headlock e nel cercare di transitare verso un’altra mossa scivolò, portando la testa del ragazzo a terra. In quel momento nacque la DDT, che in realtà altro non significa che Dicloro Difenil Tricloroetano, un pesticida con il quale Jake uccideva gli avversari per darli in pasto a Damien.

E infine ci siamo. Quella che probabilmente è la manovra più terribile di tutte, l’errore più pericoloso e l’orrore maggiore. Succede con Tokiashi Kawada e Mitsuaru Misawa sul quadrato. Era il 22 gennaio del 1999. Era la All Japan Pro Wrestling. Era un Match valido per il Triple Crown Title. Kawada stava lottando da parecchi minuti con un braccio rotto e nonostante il dolore portava avanti la contesa senza battere ciglio. Al momento di dover mettere in campo tutta la forza che aveva però, il braccio cedette. Tentò sollevare Misawa per eseguire una Power Bomb ma il dolore lancinante gli fece mancare la forza. Misawa tentò di ribaltare la manovra assestando all’avversario una Frankensteiner, ma non riuscì a flettere abbastanza il suo corpo. In quel momento Kawada cadde in ginocchio, non capendo che l’avversario era completamente fuori posizione. Misawa atterrò senza nessuna protezione con la testa, mettendo a dura prova il suo cranio e il suo collo. Kawada lo schienò e si portò a casa la vittoria. Nacque, quel 22 gennaio, la Kawada Driver, probabilmente la manovra più pericolosa e devastante che sia mai stata messa a segno volontariamente. Già, volontariamente, perché Kawada utilizzò altre due volte, stavolta programmando la sua esecuzione, la Kawada Driver. Una follia che, aldilà di tutto, è parte della storia del Wrestling.

Direttore di Zona Wrestling. Appassionato di vecchia data, una vita a rincorrere il Pro Wrestling, dal lontano 1990. Studioso della disciplina e della sua storia. Scrive su Zona Wrestling dal 2009, con articoli di ogni genere, storia, Preview, Review, Radio Show, attualità e all'occasione Report e News, dei quali ha fatto incetta nei primi anni su queste pagine. Segue da molti anni Major ed Indy americane e non.