A meno di una settimana dalle Survivor Series, si rincorrono i corsi e ricorsi storici di questo grande evento. Per anni ci siamo soffermati sullo Screwjob di Montreal, ormai donato alla storia come un caso di cui tutti sanno tutto. Però ci sono piccoli dettagli su cui pochi fanno caso e che ci danno un senso della grandezza della WWE ai giorni nostri. Come ad esempio i debutti: personaggi e situazioni che col tempo andremo ad apprezzare e che allora hanno suscitato ironia, curiosità, forte interesse.

1.
Ad esempio l’Elimination Chamber, ormai uscito fuori dall’immaginario dei tifosi. Nel 2002 Eric Bischoff presentò questa enorme gabbia costruita sulla scia deI War Games di marca WCW e che sarà un motivo di nuova spettacolarizzazione del prodotto WWE. Sul ring sei contendenti: il campione mondiale e intercontinentale Triple H, Chris Jericho, Kane, Rob Van Dam, Booker T e Shawn Micheals. Botte, sangue, vetri distrutti, schiene in fiamme: il livello di violenza venne acceso e portò al finale al cardiopalma tra Triple H e Shawn Micheals, con lo Showstopper che si laureò campione del mondo a sorpresa a quattro anni dal suo ritiro. Un regno che durerà poco ma avrà un risalto enorme. Il match verrà riproposto altre 12 volte ma mai più alle Survivor Series.

2.
Nell’ottobre del 1998 un piccolo eroe americano firma con la WWE. Kurt Angle ha vinto l’oro alle olimpiadi di Atlanta, è amato dai suoi connazionali ed ha una forte passione per il wrestling. Scartata la ECW, approda a Stamford ed impressiona subito dirigenti e allenatori. Impara in fretta, comprende tutto e ha una dote fisica innata. È l’uomo giusto su cui puntare, e dopo un anno di allenamenti, è pronto al debutto. L’avversario è un Champion Wannabe, quel Shawn Stasiak sul quale la WWE vorrebbe puntare ma questo ragazzo difetta del click necessario col pubblico. Angle arriva al ppv anticipato da diverse vignette e vince in modo molto facile sul suo avversario. Il pubblico lo accoglie in maniera tiepida ma ben presto dovrà accorgersi d’aver a che fare con una delle stelle future del panorama mondiale del wrestling.

3.
Per tutta la vita i fan di wrestling hanno sognato una sfida oscura, potenzialmente enorme. Avere Sting e The Undertaker al loro massimo, l’uno contro l’altro, a Wrestlemania magari, nella sfida del secolo. Due icone di grandezza, due amici, due grandi wrestler. Ma Sting terrà duro per tanto tempo alla fedeltà verso la WCW. Terrà duro e forse pagherà lo scotto di non aver mai avuto lo stint che tutti si sarebbero sognati. Ma nel 2014 qualcosa accade, qualcosa cambia. Nel 2014, edizione di Survivor Series, Sting debutta in WWE attaccando Triple H e Seth Rollins per consegnare a Dolph Ziggler una incredibile vittoria. “Sting is here” urla Micheal Cole in preda ad un orgasmo, meno orgasmica la reazione del pubblico ma stiamo parlando pur sempre di un wrestler del passato, con nessun link con la storia WWE ed anzi da prendere con astio visto che ha preferito per anni aiutare la TNA. Ai nostalgici poco importa, The Stinger rimane una icona e il suo debutto è tutto da ricordare.

4.
Ancora oggi i riferimenti sono molteplici. Lo Shield ha dato una lezione all’establishment WWE facendosi beffe di tutto e tutti. Tre uomini vestiti di nero, parevano tre guardie o tre buttafuori. Un pazzo scatenato, un grosso silenzioso ed un agile mezzo biondo. Siamo alle Survivor Series del 2012 e questi tre ragazzi entrano in scena nel main event, attaccano Ryback schiantandolo sul tavolo dei commentatori e permettono a CM Punk di schienare John Cena e mantenere il titolo mondiale. Quei tre si chiama(va)no Dean Ambrose, Seth Rollins e Roman Reigns, ad oggi tutti e tre ex campioni WWE e tutti e tre nel main event delle Survivor Series 2016.

5.
Mark Calaway era un midcarder molto solido del circuito NWA. Aveva lottato in NJPW e i USWA, ottenuto discreti consensi, ma non pareva avere chissà quale futuro. Nell’ottobre 1990 la WWF lo chiama, ha per lui il personaggio giusto. La sua altezza, i suoi muscoli fanno al caso. Basterebbe un poco di trucco e un’aria inquietante. Ted di Biase lo annuncia come Mistery Partner del suo team, lo accompagna Brother Love. Fa paura, il pubblico rimane a bocca aperta, il personaggio pare funzionare. Fuori Koko B Ware, fuori Dusty Rhodes. Poi va fuori pure lui, eliminato per conteggio fuori. Il focus doveva andare a Ted Di Biase, dunque ci stava che salvaguardassero entrambi. La sua carriera staccherà il volo molto velocemente, legando sia a Wrestlemania e sia alle Survivor Series buona parte della sua Leggenda. Il suo nome era (ed è) The Undertaker. Nel giro di un anno diventerà il più giovane campione mondiale della storia della WWF, vincerà molti feud e diventerà una stella, cambiando spesso pelle pur di proseguire il suo regno di terrore. Domani tornerà a Smackdown, e ancora tutti noi aspettiamo di capire che succederà.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.