LE PRIME VISIONI
Great Balls Of Fire si presentava con una card di 8 match, tra cui ben 5 assolute esclusive, incontri e faide del tutte nuove e che avrebbero vissuto la loro prima volta proprio durante il ppv. Cinque prime visioni che hanno reso di fatto il pay-per-view un evento del tutto nuovo, unico, del materiale ben confezionato per tutte le settimane antecedenti durante gli show settimanali. Un fatto alquanto straordinario e complicato da organizzare al giorno d’oggi. La card era convincente sin prima ancora che il ppv si disputasse. Avevamo la sfida tra Big Cass ed Enzo Amore appena dopo lo split, la curiosità di vedere i due compagni in un incontro 1on1, e su come la storyline potesse agire in qualche modo una volta che il match fosse iniziato. Avevamo la sfida tra la Banks e la Bliss, una novità per merito del minidraft, la top heel del roster femminile di Raw contro la top face (pardon Bayley). Avevamo la difesa del titolo cruiser da parte di Neville che lo vedeva opposto a Tozawa, rinvigorito per merito della presenza di Titus O’Neil. Avevamo la resa dei conti tra Rollins e Wyatt, dopo un attenta distribuzione di dettagli durante gli episodi di Raw, un match dal sapore del tutto nuovo che non vedevamo l’ora di assaggiare. E dulcis in fundo il Main Event, l’attesa sfida tra Brock Lesnar e Samoa Joe, con in palio l’Universal Title…a cui dedicherò un capitolo a parte. Il ppv dev’essere un inedito, e sebbene il nome dell’evento è stato più volte sbeffeggiato, la migliore risposta doveva arrivare sul ring, e l’obiettivo è stato portato a termine con successo.
GLI ESITI E I POST-MATCH
Non è facile essere tutti d’accordo su come impostare i finali dei vari incontri, c’è chi auspica per un esito pulito e non controverso, e chi spera in una sequenza che lasci la questione in sospeso. Ma per Great Balls of Fire c’è da sottolineare come tutti gli otto incontri hanno avuto in positivo un esito particolare. Avere quindi a disposizione un amplia varietà di scelte e dare a noi spettatori molteplici conclusioni. C’è stato Neville che ha sconfitto Tozawa grazie ad un colpo basso, Big Cass che ha letteralmente devastato il povero Enzo schiantandolo da un lato all’altro del ring, Bray Wyatt che prima di infliggere la Sister Abigail a Seth, ha colpito quest’ultimo con le classiche dita nell’occhio, il pin di Jeff Hardy interrotto dallo scadere dei 30 minuti, Alexa che decide di perdere per cont-out, The Miz che sconfigge Ambrose grazie al colpo di Bo Dallas non visto dall’arbitro, Strowman che vince evitando l’impatto con la Spear e la vittoria di Lesnar con la F5. Ben 8 situazioni differenti, condite da post-match che hanno dato spunti in chiave storyline e ulteriori motivi per seguire Raw il giorno successivo. L’attacco di Sasha ai danni di Alexa nella zona del tavolo di commento e sopratutto la fase in stile film-action tra Strowman e Reigns. Uno studio accurato che dimostra quanto lavoro sia stato svolto dietro le quinte.
BRAUN STROWMAN vs ROMAN REIGNS
Una delle migliori rivalità del 2017, partita in occasione della Royal Rumble e che dopo tanti match e battaglie, sono ancora in grado di convincere e stupire. L’ambulance match è stato un nuovo capitolo di una faida che è destinata a proseguire e di cui non sembra esserci una fine. E’ giusto dare atto di come Strowman e Reigns possano contare su un alchimia ben strutturata, cresciuta incontro dopo incontro, e che catturi l’attenzione del pubblico. Una qualità sostenuta da quella sensazione di distruzione e di sfida senza esclusioni di colpi, così come è accaduto nel ppv. Un duello in cui ognuno risorge dopo aver subito danni pesanti, un duello in cui nessuno dei due sembra cedere definitamente. La scena nel parcheggio con riprese da action-movie, Reigns che abbandona il luogo del delitto e Braun che riesce a rimettersi in piedi senza l’aiuto dei medici, fa parte del pacchetto Strowman vs Reigns – Noi Uomini Duri. Cosa possa ancora riservarci questa intera vicenda non è dato saperlo, ma sicuramente si tratterà di una battaglia, tra pareti che vanno in frantumi, tra oggetti contundenti e da azioni senza limiti. Non importata quale sia il terreno, l’importante è avere Reigns ad un angolo e Strowman all’altro angolo. Let’s fight!
30 MINUTE IRON MAN TAG TEAM MATCH
Seppure la rivalità tra gli Hardy a il The Bar ha dato alla luce numerosi match, anche in questo caso possiamo parlare di novità in quanto in campo WWE l’Iron man match a coppie è al debutto ufficiale, e i due tag team coinvolti hanno lo hanno battezzato nel migliore dei modi. Tra i tanti inediti, il ppv di Raw ha potuto fare affidamento a due certezze, tra cui appunto ai fratelli Hardy e al duo composto da Cesaro e Sheamus. Ottima la qualità espressa dalle quattro superstar, grazie anche all’accuratezza di ogni singolo punto, sin dal primo istante dopo appena 20 secondi. Elencare ogni aspetto positivo comporterebbe una lista lunga quanto lo scontrino di una spesa in un centro commerciale ma rivedere l’incontro soffermandosi su ogni minimo particolare, è caldamente consigliato. Menzione in particolare per il punto decisivo portato a casa da Cesaro e il successivo tentativo di Jeff Hardy per portare ad un insperato pareggio, che si è visto soffiare all’ultimo istante. 30 minuti vissuti e goduti dal primo all’ultimo secondo: Una partenza a razzo, una fase centrale a gran ritmo ed un finale con il fiato sospeso. Da apprezzare e lodare come i fratelli Hardy, nonostante una lunga carriera alle spalle, abbiano ancora lo spirito ragazzino di una volta. E da apprezzare come Sheamus e Cesaro siano gradualmente saliti di prestazione e di personalità come tag team di successo. E come non concludere con l’enigmatico sguardo di Matt Hardy ?!?
THE MAIN EVENT
Un ME non fa un ppv intero così come una card non esaltante non può essere salvata da un ME, ma quando nell’arco delle tre ore si è disputato un evento caratterizzato da incontri inediti di alta fattura, ciò che può la differenza è il Main Event, proprio come in questo caso specifico. Se inizialmente l’avversario di Brock Lesnar doveva essere pescato dal trio che vedeva Rollins, Reigns e Balor, decidere di selezionare Samoa Joe si è rivelata una scelta dannatamente pregevole. Contrapporre due semi-heel porta lo spettatore ad avere un approccio decisamente diverso e affiancare a Lesnar un wrestler dalla fisicità più idonea e similare al campione, ha visivamente reso la sfida alla pari, ponendo Brock e Joe sullo stesso piano. Tutto ciò che abbiamo potuto attestare a Raw, è proseguita e si è evoluta nel corso del match. Samoa Joe ha permesso di avere un Lesnar differente dal solito, alle prese con un avversario del tutto diverso dai precedenti. L’aggressività e lo stile dirompente dello sfidante, ci ha regalato un Main Event e una difesa titolata originale, senza precedenti. Si faceva un gran parlare su come Lesnar e Joe avrebbero potuto interagire, così come la curiosità, la suspance e il desiderio di vedere uno scontro tra i due colossi, ha avuto una grande risonanza, come non si vedeva da tempo. Le pillole che ci sono state date di settimana in settimana, hanno fatto si che l’attesa aumentasse di livello ora dopo ora. Alla fine siamo stati ripagati nonostante la durata inferiore ai 7 minuti, che di fronte al discorso appena accennato va immediatamente a decadere. Il Main Event è il punto più alto della card e la grande palla di fuoco scatenata da Lesnar e Joe non ha tradito le attese.