Per il mio primo editoriale del 2020 ho deciso di elencare le mie speranze per il Raw di quest’anno e magari per la decade appena iniziata. Verranno infrante? Probabile, ma sognare non costa nulla.

Partiamo da qualcosa di semplice, avere un campione del mondo presente nelle puntate settimanali. Il principio per cui il campione assente renda ancora più importanti le poche volte che difende ha un suo senso, ma per adottare questo sistema è necessario uno show che funzioni di suo. Purtroppo la difficoltà nel creare storyline senza titoli di mezzo rende la presenza del WWE champion non un vezzo ma un obbligo. Per cui o si ritocca il contratto a Lesnar garantendo un suo maggior utilizzo o che la cintura venga assegnata ad altri, con Brock che ogni tanto torna per mettere in scena un dream match senza titoli di mezzo.

Un secondo punto su cui focalizzarsi è la creazione di personaggi. Se al di fuori del wrestling mainstream ci si accontenta di show dal grande lottato, in WWE è diverso. I più grandi lottatori della storia della federazione di Stamford sono più ricordati per il loro character che per il loro talento in ring. Questo non vuol dire che fossero pippe sul quadrato, ma non è stato quello a renderli immortali. Un grande a lottare come Flair è entrato nella storia della disciplina per come interpretava il cattivo più che i match a cinque stelle, discorso simile per Hogan, Stone Cold e The Rock. Se io oggi guardo il roster di Raw quali grandi personaggi abbiamo? Rollins (solo da heel), Orton (che in parte vive di rendita), R-Truth nel comedy; in minor tono Styles (che da heel avevo più apprezzato un paio di anni fa). Black non fa altro che starsene nel suo stanzino ad aspettare qualcuno che lo sfidi, Andrade non lo vedo troppo diverso da Del Rio, Owens sembra una copia sbiadita di Stone Cold, Ricochet è il solito face random. Rusev e Lashey nel loro feud trash attirano reazioni, ma quando sarà finito torneranno ad essere un buono e un cattivo generico? C’è anche McIntyre, il cui personaggio ha del potenziale, ma a cui manca qualcosa che approfondirò nel paragrafo successivo.

A creare grandi personaggi sono le grandi rivalità. Sono pochi i casi in cui il character è tridimensionale da principio, come The Fiend che già dalle prime vignette attirava la curiosità di tutti. Senza andare a riprendere Austin contro McMahon, basti ricordare come era ben costruito Rollins da heel. Arrivato nel main roster con lo Shield hanno dominato in lungo e in largo, per poi decidere la via individuale nel modo più facile, tradendo gli amici e alleandosi con il potere. Da lì in poi diviene il cocco di Triple H, adottando il pedigree e avendo tutto il supporto dell’Authority per mantenere il titolo. Poi l’infortunio e Hunter che sceglie di puntare su un altro cavallo, Owens (guarda un po’). Da lì il lungo percorso in cui ritorna face, si riappacifica con i compagni dello Shield e sconfiggendo Triple H diventa il kingslayer. Non ha avuto bisogno di gimmick, perché la sua stessa carriera ha ridefinito il suo personaggio. Un po’ come il mio amato Edge che è ricordato come The Ultimate Superstar non solo per il nickname in sé, ma perché in ogni feud si dimostrava un opportunista astutissimo. Rollins ha smesso di essere tifato anche perché dopo tutto il bel percorso avuto ha iniziato ad essere un face standard, uguale a mille altri. I vari Ricochet, Black e company possono farmi tutti i bei match che vogliono, ma se le loro storyline saranno caratterizzate dal “lottiamo perché sì” non faranno strada.

Al discorso delle storyline si ricollega quello di cliffhanger. Quando finisce una puntata di Raw lo spettatore dovrebbe non veder l’ora di poter assistere alla successiva. Per far ciò un mezzo facile spesso utilizzato dalle serie tv è quello del cliffhanger, ovvero interrompere la narrazione con un colpo di scena o poco prima di svelare qualcosa. A oggi mi viene in mente a Smackdown il mal sfruttato rapimento di Bryan da parte di The Fiend, in cui si era curiosi di vedere come sarebbe tornato. La delusione è stata che al di là dei capelli abbia fatto ritorno sostanzialmente uguale nel personaggio, forse solo più sicuro di sé. Più a lunga gittata c’è a Raw il mistero della gabbia di Rowan, che non sarà certo un mistero tipo “chi ha ucciso Laura Palmer?”, ma che dà un pizzico più di sale agli squash settimanali dell’ex membro della Wyatt Family.

La mia ultima speranza per Raw è di sfruttare il momento del roster. Siamo in un momento in cui non c’è il Cena o Reigns di turno a far piazza pulita lasciando le briciole agli altri; se si avesse il coraggio di far fuori dal discorso titolo Lesnar avremmo uno scenario in cui ci sono varie opzioni da prendere in considerazione come face e heel di punta. Proprio per questo vorrei che fossero eliminati questi stessi concetti di top face e top heel, passando a una concezione dove ci sono più top face e più top heel, da pescare in varie fasi evitando la stasi narrativa. Come già detto in un precedente editoriale, oggi lo stesso personaggio non può dominare in lungo e largo senza annoiare, quindi ogni tanto cambi al vertice sono necessari, sia che si parli di beniamini del pubblico che dei loro antagonisti. E a proposito di quest’ultimo punto non sarebbe male smussare un po’ gli angoli e dar luce a personaggi non totalmente buoni e non totalmente cattivi, ma questo discorso andrebbe dedicato il giusto spazio in un nuovo editoriale.

Forse vi aspettavate da un articolo simile discorsi tipo “dovrebbero dare un push all’atleta X” o “dovrebbero licenziare il wrestler Y”, ma se non si risolvono i macro problemi che ho evidenziato possono mettere nel main event i migliori atleti al mondo che falliranno.

E voi in cosa sperate per Raw nel 2020? C’è qualche cambiamento che vedete più realizzabile rispetto ad altri? Siete ottimisti o sarà un annata noiosa come il 2019? Se avete voglia fatemi sapere la vostra opinione e ne approfitto per farvi i miei migliori auguri per questo 2020, non solo per il wrestling.

Sergedge – EH4L