Come accade ogni anno, Pro Wrestling Illustrated pubblica la sua famosa lista dei 500 migliori performers del panorama mondiale professionistico e, ovviamente, data la nomea acquisita negli anni dalla rivista, quando viene pubblicata, non si fa altro che parlar di essa, anche se non sempre positivamente, vedasi la bufera innalzatasi per il primo posto assegnato a Kenny Omega e negato a Roman Reigns, ma parliamone costruttivamente.

Innanzitutto, ci sono gravi mancanze nella top 50, parliamo di rookies quali Drew Parker, Francesco Akira e Josh Alexander: il caso più eclatante riguarda proprio quest’ultimo, miglior atleta di Impact da diverso tempo a questa parte nonché miglior X-Division Champion degli ultimi anni, capace di prestazioni da 5 stelle con chiunque; il nostro connazionale, invece, con molte probabilità, risente della sua provenienza, ma il suo percorso avrebbe meritato sicuramente un posto da top 100/50, proprio come, senza alcun dubbio, Drew Parker che, rookie GCW e BJW dell’anno, capace di un deathmatch al giorno, resta al posto 402, mentre Francesco, autore di una crescita professionistica esponenziale, resta al posto 306.

Le più eclatanti assenze femminili

Parlando di assenze, ci riferiamo soprattutto a wrestlers appartenenti alle categorie femminili delle varie federazioni più famose quali Britt Baker e, su tutte, Utami Hayashishita e Syuri, le quali, da tempo a questa parte, danno vita a scontri progressivamente più belli, fatto di cui è testimone il match finito in pareggio durante il 5 Star Grand Prix. Ma perché inserire nomi di bassissimo rilievo, magari anche appartenenti ai meno conosciuti circuiti indipendenti ed escludere vere e proprie protagoniste di quest’annata? Una risposta non c’è. Anche volendo non fare l’esempio di federazioni quali l’All Elite e la Stardom, Charlotte Flair non è presente nella classifica, avendo, in due diverse occasioni, vinto il titolo di campionessa di RAW, mentre Bianca Belair, dopo aver vinto la Royal Rumble ed il “primo” main event di WrestleMania 37, vede anch’essa la classifica col binocolo… però troviamo Jordynne Grace, a discapito di una Deonna Purrazzo dominante sia in America che in Messico, detenendo il Knockouts Championship d’Impact ed il Reina De Reinas Championship della Tripla A.

Ma qual è il problema con la top 10?

Sebbene Omega sia stato protagonista di un anno che l’ha visto ricoperto d’oro, non è colui che mi fa pensare ad un “best in the world”, denominazione che mi fa venire in mente nomi quali Shingo Takagi (9°) e Josh Alexander (107°), oltre ad un Will Ospreay (7°), tagliato però dalla competizione a causa d’un infortunio al collo.

Roman Reigns, fondamentalmente, si è guadagnato il posto che occupa: complice una buona gestione, ha vinto il main event di WrestleMania ed il suo è un percorso di cambiamento che l’ha portato ad essere apprezzato da buona parte del pubblico, avvenimento che non accadeva da almeno 7 anni.

Bobby Lashley, invece, è quello che più si merita il podio in WWE, protagonista di un’ascesa che ormai attendevamo da anni, arrivata grazie a giuste scelte, quali l’affiancamento ad MVP, che potremmo definire uomo chiave della carriera di Lashley, sempre al suo fianco nei momenti di gloria, sia in WWE che fuori da quest’ultima.

Drew McIntyre, a differenza dei due colleghi WWE, è quello un po’ più fuori luogo, protagonista di un ottimo 2020 ma anche di un deludente 2021 che, al momento, lo ha visto in faida con Jinder Mahal e Sheamus, dopo aver perso il titolo ad Elimination Chamber ed aver perso numerosi rematches contro l’All Mighty, riconfermatosi campione al termine di convincenti prestazioni.

Ibushi, già solo per aver unificato l’IWGP IC Championship ed il titolo mondiale, merita la posizione, complici grandi prestazioni, culminate parallelamente ad un regno troppo corto, problema che, purtroppo, ha colpito anche Francesco Akira, per questo motivo, probabilmente, finito oltre metà classifica.

Moxley è un po’ come McIntyre, ma la cerchia si allarga, ed è tra i 10 quello che stona di più, non avendo detenuto alcun titolo durante questi mesi ed avendo preso parte unicamente a faide di second’ordine, senza contare quelle in coppia che l’hanno visto, insieme all’amico fraterno Eddie Kingston, fallire l’assalto ai titoli ai tempi detenuti dagli Young Bucks, detronizzati, come ben sappiamo, dai Lucha Bros in quel di AEW All Out.

Will Ospreay, come detto da molti, avrebbe meritato una posizione più alta, almeno da top 5 e, sebbene vi sia vicinissimo, questa posizione non rende giustizia al suo percorso da perfetto heel, interrotto solo da un infortunio al collo che l’ha tenuto fuori dalle scene solo per qualche mese.

Finn Balor, se vogliamo, si merita ampiamente la top 10, tornato al centro dell’attenzione dopo almeno 3/4 anni, grazie ad un percorso che, dopo averlo riportato ad NXT nel 2020, lo porta alla cintura di campione massimo che ha più volte difeso in match sensazionali, prima della sconfitta contro l’ex-campione Kross, tornato sulla vetta dopo un infortunio alla spalla che l’ha portato ad abdicare il primo titolo proprio nella puntata post-PPV.

La posizione di Shingo Takagi, a dirla tutta, è stata quella che mi ha fatto pensare un po’ di più: sebbene sia diventato campione ad anno inoltrato ed un po’ per cause maggiori, il cammino che l’ha portato a ricoprirsi la vita con l’alloro è più che convincente, cominciato con un 2020 da protagonista in vista di una consacrazione definitiva e culminato con la vittoria del titolo battendo una leggenda vivente come Kazuchika Okada, prima di riconfermarsi contro un’altra leggenda come Hiroshi Tanahashi.

Quella di Rich Swann, invece, è relativamente contestabile. Dopo aver battuto Moose unificando il vecchio titolo TNA e l’attuale di Impact, li perde entrambi con Kenny Omega fallendo, prevedibilmente, la prova del nove. Sebbene il match abbia avuto una buona costruzione durante gli show della federazione di Nashville, Swann non è mai stato, neanche lontanamente, visto a Dynamite, per poi venir relegato alla divisione tag team insieme a Willie Mack. Decimo posto giusto?

Ciò che mi fa storcere il naso, in fin dei conti, è il fatto che dietro McIntyre e Moxley ci siano atleti come Will Ospreay, Finn Balor, Shingo Takagi e, se vogliamo, Rich Swann: tutti e quattro protagonisti, in un modo od in un altro, di parte di questo 2021.

Ma come sempre, ci sono 500 lamentele.