Prima di iniziare vorrei ringraziare a tutti i lettori di Zonawrestling per avermi fatto raggiungere la quota 100 edizioni di questo blog settimanale, e chi mi ha dato l’opportunità di iniziare fidandosi di me, oramai 3 anni fa, Giovanni Pitzalis, Simone Spada e Giuseppe Calò.

Ho 22 anni, sono forse troppo giovane per capire della magnitudo di questo match, ma penso che essendo questa la centesima edizione, sia arrivato il momento di parlare di quello che, secondo me, ha portato alla rovina della più grande avversaria della WWE: Starrcade 1997, Hulk Hogan vs Sting.

Dopo la nascita dell’NWO tutti in pericolo, il trio ha il mirino puntato verso tutti i volti storici, e quello che hanno fatto a Bash at the Beach è stato solo l’inizio. La compagnia cerca di eliminare il gruppo sin da subito, tutti cercano alleati, nessuno è al sicuro, e proprio in questa situazione infinita di paura anche i nemici storici mettono da parte le loro divergenze pur di cercare di arginare i danni. Il gruppo WCW si affida a Lex Luger e Sting come suoi vessilli, amici da sempre e sempre vicini, sembrano essere gli unici a poter spingere tutto il roster alla collaborazione per respingere la prima vera minaccia dopo la WWE, cosa può andare storto in fondo? L’NWO entra nella testa di Luger, decidono di farlo attaccare da un uomo truccato come lui, facendo vacillare la loro amicizia fino al cedimento finale a Wargames. Il team NWO formato dal trio originale e il finto Sting contro il team NWO composto da Sting, Luger, Flair e Arn Anderson. L’ultimo partecipante ad entrare è proprio Sting, che fa piazza pulita dei black & white, lasciandosi per ultimo il suo sosia, e non appena ha finito il suo lavoro si gira verso Luger e gli dice: “Ti basta come dimostrazione?”. Prende e se ne va, lasciando gli avversari in vantaggio numerico.
Il giorno dopo a Nitro annuncia che qualcosa sta per cambiare, lui ringrazia chi l’ha sempre sostenuto, e chi lo critica può fare quello che gli pare, non importa, ma da questo momento in poi lui sarà un free agent. E la settimana successiva cambia tutto.

Sting ritorna, ma non è più lo stesso: i colori sgargianti lasciano il posto a un trucco bianco e nero simile a quello del corvo, il personaggio espansivo e perseverante non c’è più, resta un vigilante oscuro ed enigmatico. Sale sul ring e dice la sua battuta più iconica: “L’unica cosa sicura di Sting è che non c’è niente di sicuro”, e se ne va. Non prenderà un microfono in mano per più di un anno. Inizia così una delle costruzioni migliori per un match mai avute, dove Sting va alla continua ricerca di alleati contro il New World Order, e ogni volta che ne ha modo li attacca lasciando intendere quali siano le sue intenzioni. per tutto il periodo in cui il personaggio viene costruito, Sting non sale nemmeno sul ring, nonostante anche il commissioner JJ. Dillon ci provi in tutti i modi a farlo lottare, Sting non accetta e attende, continua a stuzzicare Hogan, lo vuole sul ring, vuole la sua vendetta. E gli viene offerta allo show più importante della compagnia, Starrcade, in un match titolato.

Tutto è pronto, i fan hanno comprato in massa il PPV, il match deve essere storico…

Ma qualcosa va storto nel finale. L’arbitro deve contare velocemente, andando a ricreare una situazione simile allo Screwjob di Montreal, ma conta normalmente, lasciando vincere Hogan pulito. La situazione diventa paradossale quando raggiunge il ring Bret Hart, nuovo acquisto della WCW che impedisce che questa situazione accada di nuovo e fa ripartire il match, dove Sting vince e Hogan lascia il ring libero ai festeggiamenti. Ma perché è successo tutto ciò? Nessuno lo sa. La tesi che tutti adducono è che sia stato Hogan a pagare l’arbitro per vincere il match dato che lo stesso Steve Borden (vero nome di Sting) non era in condizione di lottare, da settimane non andava in palestra e perdere pulito contro un lottatore in una condizione simile sarebbe stato solo deteriorante per il suo personaggio. C’è un’altra tesi, molto più semplice, secondo cui l’arbitro si sarebbe dimenticato di effettuare un conteggio veloce, allacciandosi quindi all’errore umano. Ma quale sarà la verità dei fatti? Nessuno lo sa.