Devo fare un mea culpa: su questa serie di editoriali ho parlato sempre troppo poco di Eddie Guerrero. Ma sono ancora in tempo per le rimediare a questa condotta criminosa con due dei match più importanti della sua carriera, avvenuti a distanza di poco tempo uno dall’altro.
Era il 2004, nuovi nomi stanno risalendo verso il main event e molte leggende decidono di andarsene prima di finire nell’ombra dei vari John Cena e Randy Orton. Tra tutti, un wrestler in particolare si consacra come beniamino del pubblico, e dopo molto tempo la WWE decide di puntare su di lui, sicuri di ottenere un buon riscontro con i fan. Eddie Guerrero promette a Vince che questa volta ce la farà, non si farà fregare dalle droghe o dall’alcol, non si lascerà sopraffare dai suoi demoni, non permetterà a nessuno di portargli via quello che si è riconquistato dopo aver grattato il fondo. Quando viene annunciato una battle royal con in palio una chance per il titolo del mondo, è proprio lui a vincere, superando altri 14 lottatori e andando a sfidare la bestia: Brock Lesnar.
Lesnar è una forza inarrestabile. Ha superato ogni ostacolo che si è posto tra lui e il successo, The Rock è stato distrutto, Kurt Angle è stato battuto, chi può mettere in pericolo un atleta di questa caratura? Goldberg? Brock non ci crede. E come potrebbe quindi batterlo Guerrero, un uomo distrutto dalle sue dipendenze, un debole, in che modo pensa di poter resistere alla sua offensiva? Come pensa di poterlo scalfire?
Eddie allora si impegna di più, vuole dimostrare il suo cambiamento, vuole dimostrare quanto sia diventato forte, vuole portare al pubblico e alla sua famiglia l’Eddie che si sono sempre meritati.