Quando sei un giovane ben lanciato, con uno dei regni titolati più importanti nella storia del wrestling, non è sempre facile trovare degni avversari. Tutti vorrebbero avere un pezzo di te, cercano di buttarti giù, farti più male di chi, prima di lui, ha fallito, ma alla fine riesci sempre ad uscirne vincitore, sempre più forte e rafforzato, mentre l’avversario è costretto a guardarti dal basso verso l’alto, come fossi il Colosso di Rodi. Ma qualcuno si erge dalla massa per la sua eccellenza nei colpi, vince un torneo e vuole prendersi ciò che si è guadagnato di diritto, l’alloro massimo, un titolo sempre visto da lontano, mai stato così vicino però.
Katsuyori Shibata è da anni alla ricerca della definitiva conferma. Dopo essere tornato in NJPW, riesce ad ottenere il suo primo titolo in singolo, battendo Tomohiro Ishii a Wrestlekingdom X, mostrando sempre di più quanto il suo stile duro e senza fronzoli fosse efficace, il NEVER openweight Title. Questo lo spinge a scoprire nuovi lidi dove mostrarsi, dove trovare nuove vittime sacrificali per la sua scalata al successo. Sbarca in Inghilterra, e subito fa capire quale sia il suo destino: essere la punta di diamante delle compagnie che lo ospitano. Arriva in Revolution Pro e dopo un tentativo fallito, riesce a strappare dalle mani di Zack Sabre Jr. il titolo Breatish Heavyweight. Ma averlo con sé non dimostrerebbe che lui è “The Wrestler”, non vuole essere quello che si ha il titolo, ma lo tiene gelosamente per ammirarlo in una teca. Se lui è il campione, lo deve dimostrare, e se qualcuno pensa di essere in grado di batterlo, è ben gradito sul ring. Il suo regno non è lungo, ma due illustri teste cadono sotto il suo potere: Matt Riddle e Chris Hero. Perde il titolo a favore di Sabre Jr. a causa di un intervento di Minoru Suzuki, ma ha capito che quello che vuole è di più, vuole il palcoscenico che per anni non ha ottenuto, ottenebrato dalle ombre di altri decorati più di lui, e questa volta si prenderà ciò che vuole. Partecipa alla New Japan Cup, al primo turno trova il boss della Suzuki Gun, colui che gli ha fatto togliere il titolo intervenendo nel match, e qui ottiene la sua rivincita, lo batte e avanza, superando il dolore di ogni match pensando solamente a cosa l’aspetta in caso di vittoria finale: un’occasione per l’IWGP Championship. Batte Juice Robinson, ritrova davanti il “Bulldog” Tomohiro Ishii a sbarrargli la strada ancora una volta, ma la sua determinazione non lo fa rimanere a terra, lui si rialza ogni volta. Non può permettersi il riposo, il riposo ci sarà solo con il ritiro, se sei sul ring devi dare tutto, anima e corpo. Sotto i colpi dell’avversario non si nasconde, anzi, gonfia il petto e gli mostra proprio il suo punto debole, non può buttarlo giù. Shibata vince, e in finale supera l’ultimo ostacolo della sua corsa, Bad Luck Fale. Finalmente ha ciò che vuole, un match per quel titolo mai ottenuto, e ha dimostrato a tutti che può ottenerlo, e se lo otterrà sarà stato perché ha superato ogni tipo di dolore, avrà superato tutto, e avrà dimostrato una volta per tutte che c’è solo un wrestler in circolazione.
9 Aprile 2017. Ryogoku Sumo Hall. Okada lo aveva sfidato, gli aveva detto che doveva vincere la New Japan Cup per una chance, e così lui ha fatto. Sarà anche il più giovane, ma non è duro come Shibata, non è veloce come lui, né così determinato. Le sottomissioni si sprecano, lo porta in giro come fosse un bambolotto. Non appena Okada riesce a spingerlo all’angolo e lo colpisce, non si nasconde, non cerca di schivare, ma mostra il petto, vuole che gli mostri quanto riesca a colpire forte, perché non sarà mai abbastanza. E subito dopo giù di calci. Ma Okada riesce a gettarlo fuori dal ring, si concentra sulla testa dell’avversario, cerca di schienarlo, ma niente, si rialza sempre. In piedi, Shibata guarda Okada e lo incita a colpirlo, ad ogni pugno ricevuto ne chiede uno omaggio, ma non dà nemmeno un segno di cedimento. Stufo di tale mosceria decide di rispondere, spedendo il giovane campione direttamente a terra. I colpi sono incessanti tra i due, cadono in ginocchio, si rialzano, il tutto senza mai finire la scarica di gomitate l’uno contro l’altro. Okada ha la meglio di nuovo, si rialza e riesce a tenerlo a terra, cerca di schienarlo ma il tutto si trasforma in un armbar di Shibata. Il match cambia radicalmente. Kazuchika Okada è in evidente crisi, il suo avversario bersaglia il braccio destro, e continuano a colpirsi, ma ad ogni scontro Shibata si rialza, sempre più fomentato dalla vicinanza della vittoria. Okada prova un dropkick sull’avversario seduto, si risiede, ci riprova, lui si alza e lo colpisce con un Big Boot dritto in faccia e una German Suplex pesantissima. La vittoria è vicina, Okada prova una Rainmaker ma Shibata la blocca con un calcio, e colpisce con il colpo che decreterà la parola fine alla sua carriera: una testata. Shibata inizia a sanguinare copiosamente, ma non finisce così, continua ad infierire sul braccio destro con calci via via più forti e sempre più dolorosi per Okada. Ma se lui è il campione c’è un motivo. Si rialza, e riesce a connettere una Rain Maker sull’avversario. Inizia lui, ora, a colpire la testa di Shibata ininterrottamente con una serie di calci. Distrutti entrambi, riesce a colpirlo con una seconda Rain Maker. 1…2…3
Il sogno Shibata si chiude, tutto diventa nero, l’anziano leone viene battuto dal giovane capo branco, e data la situazione, se ne va fino a quando non avrà le forze per lottare di nuovo per il suo trono.