Come ogni saga che si rispetti, per avere una storia perfetta serve una trilogia. Ora, inizialmente può non sembrare che queste tre storie non siano proprio tutte collegate, ma con un po’ di attenzione tutto avrà decisamente più senso.
Ricapitoliamo: Ric Flair chiede a Shawn Michaels di essere il suo ultimo avversario a Wrestlemania, se lui non avesse accettato il Nature Boy avrebbe considerato la sua carriera conclusa, in quanto non avrebbe avuto più la stoffa per competere a quei livelli. Shawn, riluttante, accetta, e dopo un match spettacolare, sopraffatto dalle emozioni, chiede scusa al suo idolo con la faccia distrutta dalle lacrime e se ne va.
L’anno successivo Shawn si riprende da questa storia, e anzi, vive un anno meraviglioso coronato da vittorie su vittorie. La vittoria a Wrestlemania mista a questo periodo di grazia portano HBK ad alzare l’asticella: vuole smettere di essere quello che ha fatto finire la carriera di Flair ed essere di nuovo ammirato ed apprezzato come l’unico ad aver battuto la striscia di imbattibilità di Undertaker. Shawn ci prova, ci mette tutto sé stesso, ma non riesce, e perisce sotto i colpi del becchino.
2009. Slammy Awards. Michaels riceve il premio per il miglior match in WWE contro Taker, ringrazia e fa per andarsene…solo che non se ne va. Anzi, torna indietro e si sbilancia: certo, l’anno precedente ha avuto un match pazzesco, ma quest’anno è più in forma, è più determinato, quest’anno riuscirà a superare il fallimento e si porterà a casa la Streak. La risposta non tarda ad arrivare, ma non è proprio quella che lui voleva, perché Taker gli rifila un sincero rifiuto. Ha avuto la sua opportunità, ora è arrivato il momento di farsi da parte. Così Michaels, come Flair prima di lui, viene colpito nell’orgoglio, sentendosi come non all’altezza per l’avversario prescelto. E proprio come lui, Shawn decide di non demordere, ma anzi, annuncia il suo ingresso all’interno del Royal Rumble match, in modo tale da ottenere un match per il World Heavyweight Title a Wrestlemania.
2010. Royal Rumble. Shawn entra e fa piazza pulita, elimina chiunque si metta tra lui e il suo obbiettivo, non si ferma, vuole vincere e convincere. Elimina addirittura il suo migliore amico, Triple H, e rimane lì a guardarlo, preso dalle emozioni contrastanti: da un lato il dolore di aver tradito un amico, dall’altro la felicità di essere sempre più vicino al proprio traguardo. Il match continua, e rimangono in tre sul ring: Edge, Batista e Shawn Michaels. In un momento di confusione Edge e Shawn si trovano sull’apron del ring, entrambi in bilico; Michaels colpisce l’avversario con una Sweet Chin Music, ma ottiene l’effetto opposto da quello desiderato, perché invece che cadere all’esterno, questo finisce dentro il ring. Batista vede un’occasione ghiotta e ci si fionda. Inizia a colpire le mani di Michaels in modo tale da non farlo reggere alle corde. Shawn ci prova, ci prova anche con le unghie a non cadere, ma niente, la forza bruta ha la meglio sulla passione. Michaels è distrutto, rimane fuori dal ring quasi immobile a guardare il simbolo di Wrestlemania straziato. Non è possibile. Non c’è odio per gli avversari, ma c’è tristezza, in quanto Shawn non è riuscito in un’impresa già compiuta, la vittoria di un match già vinto in condizioni assolutamente avverse. Questa volta non ha solo perso un match, ma ha perso il treno della vita. Si alza e inizia a colpire gli ufficiali di gara intorno a lui, sale sul ring , prova a rimediare ai suoi errori, ma si ferma e capisce che oramai non c’è più nessuna speranza.
Inizia la parabola discendente di HBK. Triple H cerca di confortarlo, gli dice che non è la fine del mondo, ci sono altri avversari per Wrestlemania, ma lui non capisce che non è l’avversario il problema, il problema è lui, lui vuole dimostrare che ce la può ancora fare, che è quello che ha vinto battaglie impossibili, lui è ancora quel ragazzo che aveva il mondo tra le mani. Per dimostrare quanto sia in forma, però, porta alla perdita dei titoli di coppia detenuti da lui e Triple H, che a fine match non riesce a perdonarlo. Sta sbagliando, sta buttando al cesso i DX, sta buttando al cesso tutta la sua carriera così, ma Shawn, proprio come Ric Flair, annuncia che senza quel match, la sua carriera è già finita.
Elimination Chamber. Undertaker ha battuto quasi tutti i contendenti al suo titolo, manca solo Chris Jericho, ma è proprio lì che qualcosa avviene. Si alza una delle grate del pavimento della gabbia e ne esce Michaels. Colpisce il campione con un Superkick e lascia la vittoria a Jericho.
Il giorno dopo spiega le sue azioni non solo al pubblico, ma anche ad Undertaker. L’ha fatto perché voleva vendicarsi della sua sconfitta, ed ora non è l’unico a cercare vendetta. Taker, se vuoi la tua vendetta, affrontami, per favore, affrontami a Wrestlemania. Il becchino ci pensa per un nanosecondo ed accetta. Shawn se ne va fiero del suo raggiungimento, ma viene fermato dalle parole di Taker, accetterà ad una sola condizione: se Shawn vince si prende la Streak, se Undertaker vince, si prende la sua carriera. E qui l’allievo torna indietro di due anni e supera il maestro invertendo i ruoli. Lo guarda fisso negli occhi e dice: “Non hai capito allora! Se io non vinco a Wrestlemania io non merito di avere una carriera. ACCETTO!”
E così i due si scontrano nell’ultima danza, quella che è l’unica conclusione di una carriera stellare, che dal buio è riuscita a risalire e trovare la luce, la carriera di un ragazzo perso che è diventato un grande uomo. Questa è la fine di Shawn Michaels, e per me, Crown Jewel non è mai esistito, perché niente supererà questi momenti.