Dobbiamo affrontare la dura realtà: nel wrestling moderno una gimmick sovrannaturale non riesce sfondare. È un dato di fatto, la gente si stufa, tutto il background che circonda il personaggio sembra stupido sin da subito, ed è proprio per questo motivo che quando si trova qualcosa del genere che funziona bisogna tenerselo stretto, coccolarlo ed elevarlo. Purtroppo, non è quel che accadde a Bray Wyatt.

Prendete un wrestler assolutamente generico, uno qualsiasi, sotto contratto con la WWE. Ora, buttatelo in un angle senza via di uscita. Fatto? Bene! Ora, dopo che avete buttato qualcosa di potenzialmente grandioso, vi accorgete di una cosa, quel wrestler rimasto quasi nell’anonimato in quell’angle, sembra avere qualcosa in più, sembra avere un carisma fuori dal comune. Ma soprattutto ha parecchia fantasia, ha molte idee, e ogni volta che ne ha l’occasione le esprime, e spera che dall’altra parte ci sia qualcuno pronto ad ascoltare. Aspetta, spera, e alla fine l’occasione arriva. Arriva nel 2012 ad NXT Bray Wyatt, un santone proveniente dalle paludi del Louisiana, e siccome in quel periodo il brand era solamente un settore di sviluppo, la compagnia vede un potenziale enorme in lui, e decide di lanciarlo dopo pochissimo nel main roster.

2013. Iniziano ad essere mandati in onda dei promo per pubblicizzare Wyatt, ma non si capisce molto, ma inizia a crearsi la curiosità intorno a lui, chi è? Come debutterà? Passano due mesi, e mentre Kane è sul ring parte un messaggio dal trinaton, un video. È l’uomo che per settimane veniva pubblicizzato. Dalla sua sedia a dondolo spiega chi è lui, spiega che il mondo è pieno di pecore, e le pecore hanno bisogno di una guida. Per troppo tempo tutti sono rimasti in silenzio a seguire dei falsi idoli, ma è il momento di svegliarsi, lui sa come farlo, tutto gli è apparso in sogno, e lui è qui per dirci che ha capito, ha capito che questo non è l’inizio…ma la fine. Si spegne tutto, e la luce torna grazie a Bray che accende una lanterna. Subito si notano dietro di lui due energumeni, e guardando in camera dà la notizia: “Siamo qui!”. E spegne la lanterna. Il pubblico esplode, le luci si spengono, e una lanterna appare nell’arena portata da Wyatt. Arriva a bordo ring e si siede sulla su una sedia a dondolo, avvicina la lanterna al volto e spegnendola riaccende le luci dell’arena. I suoi due uomini iniziano a malmenare Kane, lo distruggono sotto l’occhio vigile di Bray che non muove un dito, rimane seduto a bordo ring a guardare. Quando il Kane viene sopraffatto e rimane steso a terra, Wyatt si avvicina e in posa ride, il messaggio è stato lanciato. E anche se il pubblico urla Husky Harris, in poco tempo impareranno che quella persona non c’è più, Bray Wyatt ha preso il suo posto nel mondo.

Passa quasi un anno, la Wyatt Family ora ha un posto nel cuore dei fan, e tutti apprezzano il loro lavoro. Wyatt batte Daniel Bryan a Royal Rumble, ma la serata non finisce per lui, e no, non partecipa al Royal Rumble Match, perché ha qualcosa di più importante da fare: portare dalla sua parte John Cena. Ed inizia così una serie di attacchi contro il leader della Cenation, che culminano ad Elimination Chamber. Cena partecipa nel main event, un elimination chamber match valido per il titolo mondiale, ed ha appena eliminato Cesaro quando le luci vanno via, annunciando l’arrivo di Wyatt. Non appena le luci tornano i membri della Family iniziano a colpire sia John che Bryan, ma Bray non dà tanta attenzione al suo vecchio avversario, ha pesci più grandi a cui pensare. Colpisce così Cena con la sua Sister Abigail, e dopo se ne va, trionfante, lasciandosi alle spalle un Orton incredulo, e un Cena pronto ad essere eliminato. Ed è così che nasce ufficialmente la guerra tra i due, una guerra di valori che in molti hanno tentato, ma il vincitore è sempre stato lo stesso, una guerra tra rispetto per l’avversario e la voglia di distruggerlo ed umiliarlo. E il tutto si riassume in una storia raccontata da Wyatt stesso: John gli ricorda di un vecchio cavallo da corsa, questo gareggia e vince, una, due, cento volte, la gente lo ama, e lo acclama, ma proprio come questo, non appena perderà, perderà tutto, la fama, l’affetto, tutto svanirà, e solo allora John potrà aprire gli occhi e capire, solo allora capirà che, proprio come quel cavallo, Cena è l’unico che ha tutto da perdere, e niente da vincere.

E qui arriviamo alla parte dolente della nostra storia, perché come sempre, John Cena vince. Ma non è questo il problema, il problema nasce da un’idea, da quanto fosse succulenta l’occasione, si poteva cercare di fare qualcosa di enorme, dare ai fan il Wrestlemania Moment che volevano (oltre Daniel Bryan e la fine della Streak), potevano far vincere Cena in modo sporco, perché si, avrebbe vinto per l’ennesima volta, ma dall’altra parte avrebbe perso, avrebbe ceduto alle avance di Bray di infliggergli dolore non per vincere, ma per dimostrare la sua superiorità. Ma purtroppo così non fu.