Nel momento esatto in cui Sting ha debuttato in WWE, non si sapeva quale potesse essere realmente il suo ruolo. Dopo aver perso il suo primo match nella compagnia e il primissimo feud contro Triple H i dubbi su come sarebbe stato utilizzato diventarono sempre di più. Fino a quando…
A Summerslam Seth Rollins fa l’impossibile e vince non solo il match contro una leggenda vincente come John Cena, ma si porta a casa anche il suo US Title, diventando un doppio campione. E proprio per questo l’Authority vuole premiarlo con un riconoscimento di prim’ordine: una statua proprio vicina a quelle di Dusty Rhodes e Ultimate Warrior di Seth con i due titoli in spalla. Li aspetta una presentazione in pompa magna, tutti vestiti eleganti, pavimento rosso e la statua ben coperta per riservare una bella sorpresa per gli occhi di tutti i presenti. Non appena Rollins prende in mano il microfono non perde un momento per innalzare la sua immensa impresa, ammettendo che negli ultimi 10 anni John Cena è stato “The Man”, ma come diceva sempre Ric Flair, “To be the man, you gotta beat the man”, ed è proprio quello che ha fatto! E vicino a Bruno Sammartino e Andre The Giant quello che lui ha fatto a Summerslam verrà ricordato anno dopo anno, dopo ogni Main Event di Wrestlemania a cui prenderà parte, perché Seth Rollins è leggenda. Brooklin è pronta, il campione è pronto e anche tutta l’Authority con lui, e allora non resta che mostrare al mondo la statua in tutto il suo splendore. Rullo di tamburi…si alza il telo e…STING! La statua non c’è più, al suo posto appare uno Sting selvatico sotto lo sguardo incredulo di Seth. Triple H e Stephanie se la svignano, e il campione prova ad attaccare il vigilante, ma dopo essere stato colpito capisce che l’unica scelta sana è la ritirata. I titoli rimangono sul ring, e subito alla leggenda della WCW cade l’occhio sul titolo mondiale. Lo prende, lo alza, lancia la sfida: Seth, ti sto venendo a prendere.
Come se non bastasse una settimana dopo arriva la seconda sfida, ma non per il titolo mondiale, ma per quello degli Stati Uniti: John Cena vuole indietro ciò che gli appartiene. John lo stuzzica, fa leva sulle sue debolezze, gli ricorda che tra tutto lo Shield è stato scelto lui perché è l’unico che avrebbe tradito i suoi fratelli senza nemmeno pensarci su, hanno scelto lui non perché ci tengano, ma perché fanno ciò che è meglio per il business! Perché non chiede a Batista, a Randy Orton, a Kane, e tra non molto qualcuno potrà chiederlo a Seth Rollins. Sa che Rollins ha già un match in programma per Night of Champions, ma la stessa Authority ha annunciato il PPV dicendo che tutti i titoli verranno difesi, e Seth ne ha due…e per sua sfortuna, John ha una clausola per un rematch, e chiede a Stephanie di renderlo ufficiale. Mentre Seth ride e pensa che verrà salvato ancora una volta dai suoi protettori, Stephanie è costretta ad ufficializzare il match e mettere in pericolo tutti i traguardi raggiunti da Rollins.
Due storie in una, una serata indimenticabile in positivo e in negativo, da un lato la prima volta in cui Sting lotta per l’alloro massimo della WWE, dall’altro l’ultimo match che potrà mai disputare. Ed è quasi assurdo riguardando indietro e pensare a quanto si sperasse che così non fosse, e di poter vedere Sting sulla cima della compagnia dei McMahon, un’immagine che resterà per sempre pura immaginazione.