Magari non interessa a nessuno, ma l’idea di mettere per iscritto ciò che di Cody ancora non mi convince, condividendolo con chi avrà la bontà di leggere queste due righe, può aiutare innanzitutto me a capire cosa c’è che proprio non va nel biondo figlio di Dusty. Qualcosa che doveva succedere non è successa, come una mina pronta a deflagrare che lascia tutti con l’amaro in bocca perché non esplode, e che lascia il dubbio che qualcosa, anche minima, al suo interno non ha funzionato. Il primissimo problema che mi viene in mente quando rifletto sul regno da campione dell’American Nightingale è che si fonda, ahimè unicamente, su un assunto: Poter dare lustro al cognome Rhodes. Non è che ci sia stato molto altro se si riflette bene, oltre al desiderio del figlio di vincere la cintura che il padre non ha mai potuto vincere. Vuoi perché Dusty era lontano dallo stereotipo da campione WWF, vuoi che arrivò in federazione troppo appesantito dall’età e dal peso, vuoi che forse Vince non lo riteneva “credibile”, il figlio dell’ idraulico non poté mai fregiarsi del massimo alloro. Dunque Cody, che si professa vittima di questa imperscrutabile ingiustizia, annuncia la sua personale corsa al titolo. A distanza di un anno riesce nell’impresa. Ma, raggiunto l’agognato traguardo, grazie al quale ora un “Rhodes” sarà annoverato per la prima volta nell’albo d’oro dei campioni, cos’altro ci è stato raccontato ?
Un campione ha l’obbligo di tenere alta l’attenzione su di sé, prima, durante e dopo la sua vittoria. Cody è riuscito amabilmente nelle prime due fasi, ma nell’ultima, complice una scrittura poco incisiva del suo personaggio, non è riuscito a far molto. Di argomenti manca un po’, come anche di imprese straordinarie o momenti epici e, anche se è molto bravo al microfono, l’annunciare le sue battaglie come farebbe un supereroe della Marvel che dichiara la sua guerra al “Male” non sembra la scelta più azzeccata. I fan si domandano (prima in sparuta minoranza, oggi diventati una fetta importante della platea) perché dovrebbero sostenerlo nelle sue battaglie, quale merito specifico ha e, soprattutto, perché preferirlo a tanti Heel bravi come Gunther, Owens od altri. I loro personaggi sono più caratterizzati e polarizzanti, quello di Cody ha assunto una monodimensionalità a tratti noiosa. Lui è un buono, stoico e coraggioso, in ogni circostanza, perché ama il pubblico. Ed ama il pubblico perché è buono e coraggioso. Un circolo vizioso piatto e poco entusiasmante, che rischia di rovinare la gloriosa cavalcata che solo un anno fa aveva emozionato tutto il globo terracqueo. Ecco perché le parole di Bischoff di molti mesi prima, uno dei primi ad esprimersi negativamente sulla storia di Cody, sembrano profetiche: l’American Nightmare ha bisogno del “turn heel” per salvare la sua carriera. E i convinti cori “you deserve it” del pubblico dopo l’infida aggressione ai suoi danni perpetrata da Kevin Owens rappresentano un grosso campanello d’allarme in tal senso.
Sarò una voce fuori dal coro, ma neppure la scelta di ritornare al vecchio titolo WWF ha salvato la situazione. Per chi ha potuto seguire Cody Rhodes anche fuori dal ring, nelle sue interviste ha sempre dichiarato di adorare il titolo “golden eagle” degli anni ‘90. Il suo ritorno non può non essere associato a questo suo desiderio tanto fortemente esternato diverso tempo fa, quasi a guisa di “contentino”. Ecco, per chi in questo periodo tende a sottolineare gli aspetti negativi della sua “run” col titolo, questa scelta suona tanto come un contentino al capriccio di Rhodes. Viene su l’impressione, sempre più solida, che molto sia fatto in chiave “Codyservice”. Probabilmente la decisione di riesumare la storica cintura ha a che fare con altro, forse nasce da scelte di marketing che nulla hanno a che fare con le brame di Cody, e quindi le due cose non sono connesse in nessun modo. Ma per chi è profano, per chi si trova ad analizzare la situazione da esterno a certe dinamiche, la relazione tra le due cose è troppo logica per essere elusa. A Cody manca un avversario in grado di portare il pubblico ad una sete di bontà, che il figlio di Dusty sprigiona da tutti i pori. Ebbi a scrivere che Gunther è, in questo, perfetto: Il cattivo per antonomasia che disprezza i fan, il buon senso e, forse, pure la disciplina (verso la quale ha dichiarato più volte di non essere mosso da alcuna passione). Duro sul quadrato e irriverente al microfono, l’austriaco è la nemesi giusta per il campione WWE. Quanto prima si sceglierà di battere questa strada, tanto presto si riuscirà a riabilitare l’immagine da face di Cody. Ma, se ciò non dovesse avvenire nei tempi giusti, ahimè si dovrà optare per un drastico cambiamento nella personalità dell’American Nightmare. L’esempio di John Cena è ancora vivo nella mente dei fan, e sarebbe un peccato ripercorrerne gli effetti.