Se il dato di mercoledì scorso fosse rimasto uguale ai precedenti, avremmo parlato di fallimento. Invece in tempi di pandemia, di show ridotti all’osso, di zero pubblico e di poca pubblicità, vedere Dynamite guadagnare più di 100k negli ascolti ha dato la sensazione che aggiungere Mike Tyson sia stata una scelta rilevante. Così come inserirlo in un feud con Chris Jericho, far fare un rissone / baracconata in stile Nitro dei vecchi tempi dove sono stati impegnati tutti i membri del roster, la security e gli arbitri.

Non mi stupirebbe se l’input di usare Tyson fosse arrivato dall’alto. Già in passato Turner e la Warner (e dunque TNT) avevano messo mano ai possibili incroci tra il wrestling e gli altri sport, o personalità di altri settori. Nella seconda metà degli anni ’90 serviva a dare un momento storico da ricordare e un modo per mantenere lineari gli ascolti nei periodi di magra. Nel documentario “The Last Dance” è stato specificato l’impatto d’aver avuto in WCW due pesi massimi del basket come Dennis Rodman e Karl Malone, in grado di attirare sullo show del lunedì sera tutte le attenzioni (positive e negative, ma l’importante era che se ne parlasse).

In questo caso abbiamo un segmento non nuovo, non innovativo, ma che in poche ore ha avuto un boom di visualizzazioni su YouTube ed è diventato trend topic sui social, due parti che valgono quasi quanto gli ascolti televisivi e che quegli ascolti, alla fine, li ha effettivamente portati. Dynamite ne ha bisogno? Il ragionamento fatto dai vertici TNT e da Tony Khan non è affatto sbagliato, ed anzi fa il paio con il processo di crescita progressiva pensato all’inizio.

La AEW ha uno zoccolo duro di fan che si aggira tra i 600 mila e gli 800 mila telespettatori. I ppv venduti sono 100 mila (poco più o poco meno) per ogni ppv, numeri che la TNA da 2 milioni di telespettatori su Spike non ha nemmeno mai sfiorato (il massimo è stato di 40 mila acquisti in ppv) e che pareggia o supera addirittura le vendite dei ppv WWE.

Quindi occorre fare il passetto in più, occorre attirare chi il wrestling lo segue occasionalmente o chi segue solo l’altra metà della mela. In questo caso servono personalità che attirino interesse e che vengano coinvolte in situazioni che verranno ricordate anche tra dieci anni. Poi certo, il coinvolgimento darà fastidio perché col wrestling avrà poco a che fare, ma va ricordato che la luce di questi personaggi non dura dieci minuti ma va avanti per tutta la puntata.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.