AJ Styles oggi vive un sogno. Il regno da campione WWE è andato molto bene, ha avuto in un anno sfide di altissimo livello con John Cena, Chris Jericho, Dean Ambrose. Attualmente è ancora uno dei nomi forti del roster di Smackdown e ad Elimination Chamber è andato vicinissimo alla riconquista del titolo perso appena un mese fa.
Probabilmente 17 anni fa, Styles non si sarebbe mai sognato di ritrovarsi poi in WWE. Lui, ragazzino della WCW tenuto sotto controllo da Jeff Jarrett e Vince Russo, additato come il Rey Misterio americano e sul quale si riponevano le maggiori speranze del wrestling business, pensava solo ad aprirsi un piccolo spazio dentro Thunder e farsi notare. Il percorso è stato lungo: Ring Of Honor, TNA, New Japan e quindi WWE. Una WWE diversa rispetto al 2000, non ci sono più le donne nude e i giganti che ridicolizzano i piccoli. E cosi un ex cruiser come lui si ritrova campione tra i grandi e può dire la sua dall’alto solo (e scusate se è poco) del suo talento e dello status acquisito in tanti anni di onorata carriera. Un salto verso la gloria vero e proprio. Ma come vi è arrivato? Sì, ha avuto un bello stint in Giappone, tanti grandi match, alcuni regni. Ma senza la TNA, cosa sarebbe stato? Volenti o nolenti, la TNA lo ha cresciuto, plasmato, reso un campione riconosciuto da tutto il mondo. Oggi però AJ Styles ha bisogno di sottolineare il nuovo percorso sputando sul precedente. Non parla The Phenomenal ma il suo orgoglio. Parla la rabbia verso una mancanza di rispetto, verso un futuro svanito con la casa madre.
È chiaro come il problema occorso tra lui e la dirigenza non fosse di natura economica ma concettuale. Certo risultava esosa la sua richiesta, ma a fronte di una mutata situazione interna: quando nel 2010 Hogan e Bischoff decisero che Rob Van Dam, Jeff Hardy, Mr Kennedy e altri ex WWE fossero maggiormente moneymaker rispetto a lui, si è rotto qualcosa. Dixie Carter ha appallotolato la vecchia TNA di Jarrett ed ha imposto una copia della WWE che ben presto ha fallito nel suo intento. Ha perso il suo ruolo di alternativa, ha perso lo slancio e le idee. Ha perso la sua specialità mortificando a poco a poco gli Original, togliendo loro la minima prospettiva di un passo avanti, di un salto in avanti sereno e con ragione. Quando poi ha visto la dipartita dei suoi amici (Daniels e Kazarian su tutti) ha deciso di levare le tende e salutare. Ogni approccio successivo ha mostrato sondaggi di circostanza più che interesse reale di riportarlo a Orlando con l’intento di svoltare. Piano piano hanno abbandonato anche Samoa Joe, Eric Young, Bobby Roode: i main eventer degli ultimi tre anni.
Però AJ Styles cancellare Dixie e ricordare quel che di buono ha creato in TNA. I feud, i match a cinque stelle, i regni da campione (di tutti i titoli), la considerazione ottenuta ovunque, i match con Kurt Angle e la possibilità di lavorare fianco a fianco con i mostri sacri del business, imparando da loro come diventare a sua volta un mostro sacro. I sassolini dalle tasche è sempre bene toglierseli ma è bene dare alla TNA ciò che la TNA ha meritato.