Quando si accende la TV o ci si siede a bordo Ring per guardare un incontro di Wrestling, si sa, qualsiasi cosa può succedere. Tutte le dinamiche sono ben note, ogni probabile opzione, ormai, è vagliata ed analizzata ancora prima che il Match si sviluppi. Sono sempre più rari i momenti sorprendenti, quasi da essere, alla fine, messi di fronte a qualcosa di nuovo soltanto davanti agli imprevisti. Quello di cui sto per parlare non fu né un imprevisto né un Booking, fu la furia di un uomo che aveva deciso di non sopportare che la sua creatura fosse il campo di battaglia di uno scempio.
Quell’uomo si chiama Antonio Inoki, e lo conosciamo tutti. Antonio Inoki, allievo del leggendario Rikidozan, è un lottatore a sua volta leggendario. Pluricampione del mondo, WWE Hall of Famer, più volte vincitore delle varie incarnazioni del G1 Clamix, grandissima stella per anni in giro per il mondo. Insomma, poche descrizioni sono necessarie, il suo nome basta e avanza. Antonio Inoki è stato anche, fra le altre cose, un grande Promoter. La sua prima creazione, la New Japan Pro Wrestling, oggi continua ad essere una delle compagnie più importanti del globo terraqueo, sfornando ogni anno nuovi ottimi lottatori oltre che decine di Match incredibilmente belli.
Dopo molti anni però, Antonio Inoki decise, fra costrizioni e scelte personali, di cedere la New Japan Pro Wrestling. Non decise però di abbandonare il Pro Wrestling e soprattutto il lavoro di Promoter. Nacque cosi la Inoki Genome Federation, una nuova compagnia che metteva insieme, spesso anche negli stessi Show, il Pro Wrestling e le Mixed Martial Arts. Ed a proposito di Pro Wrestling, insieme a lui lavorava un’altra leggenda del Puroresu: Masahiro Chono.
Masahiro Chono oltre ad essere un lottatore, seppur soltanto saltuario vista l’età, era l’Head Booker della Inoki Genome Federation. Spettava a lui, sotto l’avvallo di Inoki soltanto per certi aspetti, chiamare, ingaggiare, pagare e trattare la chiusura dei rapporti con i lottatori. E fu proprio lui ad organizzare ciò che riguardava il Wrestling nello Show della compagnia nipponica del 5 Febbraio del 2011, a Fukuoka. Fra Tiger Mask I, Black Tiger V, Bobby Lashly, Hurricane, Tatsumi Fujinami e Mil Mascaras quindi, tornano per il secondo Show consecutivo Keith Hanson e The Predator.
I due avevano già combattuto un incontro a Bob-Ba-Ye, un mese prima a Tokyo. 7 minuti di incontro che non furono esaltanti per niente, anzi. Ok, due grossi Gaijin che attirano sempre le attenzioni del pubblico giapponese, ma niente confronto a ciò che le arene del Puroresu erano abituate. Nonostante questo Masahiro Chono decise di bookare un Rematch a Genome 14, il 5 Febbraio appunto. Keith Hanson affronterà ancora una volta The Predator.
Il resto è quasi storia. Il Match comincia. La lentezza è imbarazzante, gli errori ed i Botch arrivano uno dietro l’altro. Il pubblico giapponese, che solitamente non spicca per la sua vivacità, sembra morto, fattore che fa esplodere la rabbia dell’uomo che, fino a prova contraria, apriva il portafoglio e firmava gli assegni: Antonio Inoki. L’uomo che onorò il nostro Antonino Rocca regalandosi per l’appunto lo stesso nome di battaglia, esce in scena e si dirige verso il Ring passando fra il pubblico che lo acclama. La grossa voce del Promoter comincia a rimbombare per l’arena. Gli addetti ai lavori si chiedono che cosa stia succedendo, ma fra un po’ di giapponese ed un po’ di inglese, Inoki si fa capire benissimo. Vuole che l’incontro sia interrotto. Subito. Cosi fu. Keith Hanson schiena The Predator dopo una Spainbuster e si porta a casa l’incontro dopo il conto di tre.
Dopo la fine dell’indegna contesa, Inoki non finisce il suo Show e continua a schiumare rabbia dirigendosi verso il tavolo di commento, al quale è seduto fra gli altri l’Head Booker della compagnia Masahiro Chono. Inoki si avvicina a grandi passi ed incredibilmente sferra una manata contro Chono, colpendogli la testa di striscio e chiedendogli spiegazioni su quello che hanno appena visto. Pochi secondi poi Inoki si gira e torna sui suoi passi, con un basito Masahiro Chono che lo guarda probabilmente chiedendosi che cosa abbia mai fatto per vedere un qualcosa di cosi duro ed inusuale. Nessuna reazione immediata, per carità, il rispetto per Inoki è indiscutibile, ma sicuramente in quel momento si è sentito il vero protagonista di un qualcosa che non si era mai vista e, probabilmente, non si sarebbe visto mai più.
Insomma, una storia che fa capire che in certi momenti, in certi contesti, il rispetto per il pubblico conta di più della bella faccia, della bella figura, del far passare tutto per buono. Antonio Inoki questo lo sapeva bene ed ha dimostrato di non avere paura di dimostrare a tutti le sue priorità. Masahiro Chono avrà imparato che non basta essere stato una leggenda del Business per fare ingurgitare qualsiasi cosa a chiunque.
Per chi si stesse chiedendo chi siano i protagonisti indiretti della vicenda, ovvero i Wrestler, beh, eccovi accontentati. The Predator altri non è che Sylvester Terkay, ex lottatore della WWE, nella quale dopo qualche tempo nella Ohio Valley Wrestling, debuttò insieme a Elijah Burke, durando davvero poco tempo prima di essere licenziato. Keith Hanson, invece, è Drew Hankisnon, che oggi tutti conosciamo nella WWE col nome di Luke Gallows. Due signori che arrivarono in Giappone e capirono l’importanza, proprio come Masahiro Chono, di una cultura che va oltre l’intrattenimento, oltre la freddezza dell’offrire qualcosa che non sa di niente, qualcosa che sia semplicemente “qualcosa”. Due che paradossalmente si trovarono a combattere l’incontro più lungo della serata, 12 minuti dei quali, gli ultimi secondi, fecero imbestialire quello che all’epoca, quel giorno, era il loro capo, traghettandoli seppur negativamente, in un segmento Shoot unico ed a suo modo storico.