È sempre molto particolare parlare di Orange Cassidy. Ovvero un wrestler super preparato che calza i panni di un personaggio che divide tanto la critica. C’è chi lo adora, apprezza le doti comiche e le interazioni con gli atleti più disparati. C’è chi non sopporta invece le sue ripetizioni, il canovaccio sempre quello, il volerlo rendere credibile contro avversari che hanno fatto la storia o che sono ritenuti i migliori al mondo.
Eppure dopo 7 mesi, quello di Cassidy è uno dei 3 regni titolati migliori sul suolo americano. Incredibile vero? Da un lato sì, c’è sempre stata una certa diffidenza su di lui e sulla possibilità che potesse fare bene con una cintura alla vita. Anche perché è proprio quel tipo di personaggio che non ha bisogno di una cintura per svettare.
Dall’altro lato non dobbiamo essere così tanto sorpresi. Ha messo in fila oltre venti wrestler, con avversari sempre diversi: da Luchasaurus a Bandido, da Rush a Butcher, da Buddy Matthews a Daniel Garcia, da Wheeler Yuta a Lee Moriarty. La varietà è stata tanta, i minutaggi adeguati, le difese brillanti.
Orange Cassidy ha reso possibile una cintura che Pac aveva detenuto bene ma senza garantire alcun particolare salto di qualità. Ha permesso che non finisse nel dimenticatoio, o imbrigliato da logiche di booking spesso discutibili (come capitato col TNT Championship).