L’Ufficio Blu era piacevolmente illuminato dalla luce del mattino, che lo inondava attraverso le ampie vetrate. Il Capo Cantiere se ne stava seduto sulla poltrona in pelle umana, ma non rivolto verso la sua scrivania personale, né verso la pianta di ficus accanto ad essa, bensì verso le finestre, ad ammirare la città che si estendeva sotto di lui. Per riprendersi appieno da un brutto momento, per prima cosa, occorre ritrovare la pace interiore.

La sua compagnia edile aveva vissuto un anno straordinario. Tutto era cominciato nel tardo autunno del 2017, quando avevano strappato alla Maharaja.inc un appalto che appariva ormai blindato. In pochi si erano fidati di lui, ma il Capo Cantiere era sicuro che i concorrenti non fossero all’altezza dell’affare, anzi, era già un miracolo che quella misconosciuta compagnia indiana fosse riuscita a inserirsi nel sistema edile americano per così a lungo. Il suo era un mestiere duro, una vasca di squali, la Maharaja.inc era troppo piccola per riuscire a restare a galla a lungo; in più si vociferava che i dirigenti avessero gonfiato i bilanci per apparire più grossi e importanti di quanto non fossero. Spazzarla via era stato facile.

Il Capo Cantiere era un uomo ambizioso e aveva deciso di sfruttare il momento per espandere la sua azienda nel mercato canadese. Avevano dovuto confrontarsi con una compagnia ben radicata e conosciuta nel territorio, la YEP&Co. e anche in quel caso i suoi collaboratori erano parsi dubbiosi. Ma, tralasciando il nome della loro concorrente, piuttosto ridicolo, il Capo Cantiere sapeva bene che i dirigenti della YEP&Co. si erano fatti la guerra per anni prima di mettersi in società e aveva saputo sfruttare le vecchie ruggini tra i due per lasciare che litigassero tra loro e perdessero di vista l’appalto, che avevano finito col perdere.

Nei mesi successivi, al Capo Cantiere era dispiaciuto di non avere concorrenti alla propria altezza. La YEP&Co. aveva provato a risorgere dalle ceneri, ci si era messa di mezzo una compagnia russa e persino una vecchia compagnia americana, la Show Off, con tanta esperienza e alquanto rispettata nell’ambiente; persino un’azienda messa in piedi da un giovane volenteroso, ma evidentemente privo di talento, di cui il Capo Cantiere a stento ricordava il nome, ma rimembrava bene il logo: un lupo grigio su sfondo nero (piuttosto pacchiano pure quello). Nessuna di queste aziende si era rivelata una vera sfida.

C’era stata poi la parentesi giapponese e quella, il Capo Cantiere, la rimpiangeva ogni giorno: si era fatto un gran parlare della Kinshasa Strong Style, definita da tutti come la rivoluzione nel mondo dell’edilizia, in possesso di progetti architettonici rivoluzionari, dal design innovativo, capaci di scuotere sin dalle fondamenta il sistema edilizio americano. Ma, invece, i giapponesi avevano commesso l’errore di farsi corrompere a neanche un anno dal loro arrivo in America; i loro colpi bassi e le loro scorrettezze verso le altre aziende erano venuti fuori nel giro di poche settimane e la commissione interna aveva bandito la Kinshasa Strong Style dalle gare d’appalto per un tempo minimo di due anni. Il Capo Cantiere, tuttavia, sperava che presto sarebbero potuti tornare in pista, per confrontarsi nuovamente con loro, ad armi pari questa volta.

Forse la sfida più interessante di tutti gliel’aveva offerto un suo vecchio compagno di scuola. Avevano frequentato entrambi il liceo RO-Highschool di Baltimora ed erano finiti nella stessa università, la TN-University. Era stato un periodo di alti e bassi, perché quell’università aveva sempre navigato in cattive acque, cambiando spesso gestione, presidi e rettori che si susseguivano uno dopo l’altro, bande universitarie col simbolo dell’asso di picche che imperversavano nei campus. Brutta storia, il Capo Cantiere preferiva non ricordare. Ciò che importava era l’istruzione che lui e il suo vecchio amico, che aveva fondato la So Cal S.r.l., avevano ricevuto. Il Capo Cantiere era entusiasta di sfidare quel suo vecchio compagno di studi, per mettere alla prova l’esperienza che entrambi avevano accumulato negli anni

Che shock quando la So Cal S.r.l. fallì, dopo che il suo amico venne arrestato per sequestro di persona e molestie sessuali. A quanto pareva aveva pedinato una donna fin dentro casa sua per poi cercare di rapirla. Il processo era tutt’ora in corso e anche di quella storia il Capo Cantiere preferiva non parlare.

Tutto sommato, era stato un anno grandioso e la sua compagnia era al top di qualsiasi classifica del settore edilizio, sia come profitti, crescita interna, esterna, import-export, down jones, orange juice. Chi altri poteva sperare di ostacolarli?

Lei, solo lei, un’eventualità che il Capo Cantiere, nonostante tutti i suoi anni di esperienza, non era stato in grado di calcolare: la scelta ecologista.

Avevano lavorato per mesi al loro ultimo progetto, che avrebbe previsto la costruzione di un grattacielo rivoluzionario, la presentazione era stata curata nei minimi dettagli e, al momento della gara d’appalto, chi aveva deciso di presentarsi? Una minuscola azienda, che la compagnia aveva creduto si fosse ritirata dal mercato ormai da anni, che con due pannelli fotovoltaici qua, un’aiuola là, una pala eolica qui e lì, aveva infiocchettato tutti i membri della commissione e gli aveva rubato l’appalto da sotto il naso. La svolta ecologista! Come poteva esser stato così cieco da non accorgersi di quella tendenza? Eppure la questione ambientale si trovava sul piatto dell’edilizia ormai da anni.

Il Capo Cantiere chiuse gli occhi, inspirò ed espirò a fondo: si era trattato solo di una piccola battuta d’arresto, ma per una compagnia in cima alla vetta come la sua anche la più insignificante sconfitta avrebbe potuto innescare una reazione a catena di disastri. Doveva mantenere la calma, doveva soltanto trovare l’obbiettivo giusto da cui ripartire

Bussarono alla porta

“Avanti”

Comparvero due dei suoi più fidati collaboratori, “Abbiamo delle novità interessanti”, gli dissero Anderson e Gallows, i suoi bracci destro e sinistro, i suoi compagni di tante gare d’appalto, “Un grosso affare in New Jersey, nell’East Rutherford”

“Un’area interessante in effetti”, rispose il Capo Cantiere, “la concorrenza?”

“Ecco il fatto interessante”, disse Gallows, “pare che la RKO Father&Son sia interessata”

La RKO, un’impresa dalla storia quasi centenaria, che vantava tre generazioni di grandi architetti, ingegneri, geometri, progettisti, non c’era un solo membro di quella famiglia che non sapesse maneggiare una squadra e una livella dall’età di due anni. Se fossero riusciti a strappargli l’affare da sotto il naso, avrebbero compiuto un’impresa storica

“Bene”, Il Capo Cantiere si alzò in piedi, “La SmackDown Industry è la società che AJ Styles ha costruito e la SmackDown Industry manderà la RKO al tappeto”. Si scrocchiò le dita e tese la mano, in attesa che i suoi colleghi gli passassero i documenti relativi al progetto, “Mettiamoci al lavoro”.