Siamo onesti: Tutti volevano vedere la WWE invasa dai Samoani. Almeno fino a qualche mese fa, quando la Bloodline era il tema più caldo di tutta la narrativa della Compagnia. Ora, però, i temi più caldi sono diventati altri; La rivalità acerrima tra Drew e CM Punk, Otis che si ribella a Chad Gable, la Liasòn tra Liv e Dominik, l’arrivo della Wyatt Sicks, e il triangolo Priest/Seth/Gunther. In questo corollario di storyline intriganti, la Bloodline, seppure sia resa ancora interessante dal team creativo, risulta essere una storia di “contorno”. Non certo la portata principale. Fatta questa premessa, il tentativo di allargare ancora il gruppo, con l’innesto di Jacob Fatu nella Bloodline, può non essere così funzionale come si spera. Non ne accresce l’interesse, e non ne stravolge il percorso intrapreso. Insomma, non era così indispensabile.
Per quanto Fatu sia bravo sul ring, e il suo cognome ne è a garanzia, il suo personaggio rischia di essere la carbon copia degli altri già presenti. L’unico che sembra essersene discostato un po’, avendo introdotto quel lato “psicotico” del personaggio, è Tama Tonga. E, siccome temo non si fermeranno qui, i futuri acquisti saranno lottatori non diversi da quelli già messi in piazza dalla WWE. Insomma, si rischia di assistere ad una sfilata continua di atleti samoani, tutti simili, che, alla lunga, può annoiare. Per intenderci, la Bloodline V.2 ha mantenuto alto l’interesse attorno a sé, ma deve raggiungere un momento in cui deve “fermarsi”, deve quindi mettere uno stop a nuove aggiunte. Quel famoso detto latino, “Melius abundare quam deficere”, con questa applicazione, è quantomai deleterio. Anche perché, la storia in sé, perde mordente qualora si intasi di personaggi. Il pubblico non presterà più tanta attenzione al singolo, quanto al gruppo in toto, e i lottatori stessi non verrebbero considerati sufficientemente, per le loro abilità personali in ring, e fuori. Si va creando un grosso calderone in cui ci si butta dentro tutto quello che si può, ottenendo un minestrone di gimmick e storie personali, e creando confusione generale nell’immaginario del pubblico.
Ora si profila un 3 vs 3 per MITB. La Bloodline, in formazione ancora da definire, affronterà il trio composto da Cody Rhodes, Kevin Owens e Randy Orton. Un match che getta le basi per il futuro scontro tra Solo Sikoa e il campione della WWE, probabilmente in vista di SummerSlam. Un incontro che, qualche tempo fa, avevo previsto, come naturale evoluzione sia del personaggio di Solo Sikoa, sia della storia che ruota attorno alla stable dei cattivi. Infine, proprio lo scenario di SummerSlam, può rivelarsi congeniale al rientro di Roman Reigns, e alla sua logica avversione a questo prototipo della Bloodline. Ecco che, in virtù di siffatte potenzialità, e di tali e tanti sviluppi futuri di questo racconto, l’insistenza con cui si aggiungono lottatori al gruppo può rivelarsi controproducente. In risposta all’antico adagio latino, citato sopra, va ricordato con altrettanta accortezza la morale della “Gallina dalle uova d’oro”, del greco Esopo: Chi troppo vuole, nulla stringe.