Qualche mese fa, quando si seppe che la WWE sarebbe stata acquisita da un nuovo marchio, subito si diffuse un certo panico riguardo la sorte dei wrestler. Il timore che attanagliò il cuore di molti era che sarebbero arrivati licenziamenti in massa, che avrebbero inevitabilmente coinvolto anche qualche nostro preferito. Tuttavia, per tanti che temevano questa eventualità, si sollevarono tanti altri a sostenere che questo non sarebbe mai successo, perché “squadra che vince non si cambia mai”. Io restai scettico sin dall’inizio, perché se è vero che la squadra che vince non si cambia e che di certo tra i licenziati non avrebbe figurato un Roman Reigns qualunque, è pur vero che i “panchinari” non sarebbero stati così al sicuro come tutti gli altri.

Infatti, fino a qualche giorno fa, la “nuova” WWE ha deciso di mandare a casa molti lottatori (più di quanti ci si immaginava). Quasi fosse un lento e doloroso stillicidio, ogni ora usciva l’ennesimo nome che faceva le spese di questo passaggio di proprietà, motivato quasi sempre da tagli al budget aziendale. E con ogni notifica di licenziamento, esplodeva su internet il malcontento generale, in un crescendo che ha quasi toccato il ridicolo. Scrivo questo perché, in realtà, nessuno dei wrestler licenziati ha rappresentato una novità, essendo quasi tutti a “riposo” da tempo ormai immemore. Tra chi era parcheggiato per presunti infortuni, e chi era fuori dagli show per carenza di idee, un buon 70% non lo si vedeva in tv da settimane, se non mesi, dei quali la mancanza si fa fatica a credere sincera.

Riddick Moss, Mace e Mansoor, Elias, Dabba Kato e tanti altri, erano fuori dai “giochi” da parecchio ormai. Quindi abbastanza prevedibili. Nel calderone dei “dimessi” però figurano anche Dolph Ziggler e Mustafà Alì, due che hanno sempre provato a reinventarsi cercando di rimanere a galla, ma che il più delle volte hanno fallito nell’intento. Per il primo, addirittura, pare più una “liberazione” dato che, se è vero che il suo addio ha rattristato molti, è vero anche che questi 20 anni sono stati ricolmi di dispiaceri per lui, con qualche sprazzo di gioia qua e là. Alì, invece, di gioie ne ha avute ben poche, e quando si è tentato di rilanciarlo lo si è fatto per poco e male (vedi Retribution). Quindi, per entrambi, il licenziamento è stato quasi un “premio” più che una squalifica.

Infine c’è Matt Riddle, il cui licenziamento era nell’aria da un bel po’. Uno che ha grande talento e buona incidenza sui fan tanto che, secondo alcuni, poteva diventare il prossimo Shawn Michaels. Purtroppo ha avuto come avversario un nemico per molti insormontabile, cioè se stesso. Una vita tribolata, piena di errori e dipendenze, che lo ha portato a rendersi inviso alla dirigenza e antipatico al WWE Universe. Nel suo caso di specie, però, il licenziamento può non risollevarne le sorti. Siamo stati abituati a questo tipo di storie di lottatori che, con una carriera in forte ascesa, venivano bruscamente interrotti dalle loro condotte di vita sopra le righe. E se a questo ci aggiungi l’età non proprio “tenera” del protagonista (42 primavere suonate), si può tranquillamente desumere che la sua carriera sia quasi agli sgoccioli. Quasi ironico che il “fratello” di tutti, che è sempre stato un ottimo partner di coppia per gli altri, sia stato la peggior compagnia di sé stesso.