Nonostante la situazione potenzialmente complicata, la NJPW sta vivendo un anno molto positivo, aldilà delle questioni puramente nipponiche, lo scorso fine settimana abbiamo avuto l’opportunità di assistere al primo ppv importante della sponda americana della compagnia. Un’impressione tutto sommato positiva, con la scrittura dello show decisamente affine agli show a stelle e strisce e un feeling da indy ruggente.
È chiaro che il target di pubblico sia quello della AEW, senza pensare neanche lontanamente ad una concorrenza, piuttosto la più pacifica delle collaborazioni, per la serie “se ti piace vedere Jon Moxley da noi puoi vederlo contro i nostri lottatori”, ma questa pace e armonia superficiale nasconde una serie di atteggiamenti tutt’altro che pacifici e invece estremamente aggressivi da un preciso punto di vista.
Facevo riferimento al feeling da indy ruggente, NJPW Strong è nato con questo intento, rendere rilevante il lavoro del Dojo di Los Angeles che rischiava di estinguersi perché incapace di preparare in poco tempo lottatori da mandare in tour in giro per il Giappone e da lì la famosa conferenza stampa di anni fa con la dichiarazione di cercare di “espandersi negli Stati Uniti”; ma come ci si può espandere in un mercato saturo di major e di indy come quello americano?
Non so quanti di voi sono pratici del farm system nel baseball americano, per farla breve ogni squadra della MLB ha squadre di proprietà nella Minor League dove far crescere i giovani e incrociando le dita ritrovarsi in casa il prossimo campione, ecco, immaginate il wrestling americano negli ultimi venti anni, le major dove si sono rifornite maggiormente di giovani talenti? Ring of Honor ed EVOLVE fino a che è esistita, naturalmente faccio un ragionamento grossolano, è chiaro che non sono state le due uniche fonti.
La NJPW è entrata nel mercato USA con partnership già aperte non ancora pubblicamente e consapevole del fatto che, le major WWF/WWE e ai tempi WCW, nonostante i grandi proclami di Power Plant e Performance Center hanno sempre fatto una gran fatica a prendere un atleta digiuno di wrestling e renderlo quanto meno accettabile. In soccorso sono sempre giunte le compagnie più piccole disponibili ad avere i prospetti migliori per qualche anno per cederli alla WWE di turno.
E se vediamo una WWE in crisi progettuale con NXT sempre più depotenziato, la AEW ha un disperato bisogno di avere più sponde e opportunità possibili non per il presente ma per il futuro. Cody, Kenny e i Bucks non saranno immortali.
La New Japan con il suo Strong in California, nato come uno show ispido e poco appetibile, potrebbe (uso il condizionale) riuscire a diventare il polo di formazione per eccellenza dell’intero Nord America; capace di attirare oltre che gli atleti americani e canadesi, anche gli europei poco convinti della prospettiva NXT UK e sicuramente quelli provenienti dall’Oceania, già protagonisti assoluti degli show giapponesi.
Un’onesta prospettiva per farsi notare, andando a scalzare una ROH isolata e unendo le forze come abbiamo visto con la compagnia di Tony Khan desiderosa di avere un serbatoio di qualità per il futuro dato che non potrà vivere di soli ex WWE per i prossimi anni. Ho fiducia nell’opzione NJPW in questo senso perché il plus di avere gente come Tanahashi e Will Ospreay che non lo ha nessun altro, il che la pone in una posizione di vantaggio rispetto a tutte le altre piccole dietro alle major.