Non sono mai stato un amante del genere Cruiserweight. Fatico ad essere coinvolto in un incontro tra due pesi leggeri e a “credere” a molte delle loro manovre aeree. È una questione di “realismo”, Io credo. Quanto più le mosse sono devastanti, ben congeniate e “pertinenti” al match, tanto più io da fan ne resto affascinato. Quando però la contesa si trasforma in un susseguirsi di evoluzioni in aria, spesso slegate tra loro e che non sembrano così efficaci come vengono narrate, allora mi sale netta la sensazione di guardare due acrobati in un tendone da circo. E per quanto gli atleti in questione si sforzino, non riescono mai a sfondare il muro del disinteresse. Ecco perché mi sembrano tutti dei Don Chisciotte del ventunesimo secolo, che battagliano invano contro dei mulini a vento, contro cui non si vince e spesso ci si rimette.

So di essere una voce fuori dal coro, un coro fatto di persone che apprezza le gesta di Ricochet, l’agilità di Rey Mysterio e la capacità di rimpallare da una corda all’altra di Mustafa Alì (tanto per fare tre esempi calzanti). Però è questione di gusti e di “trasporto”, e davanti a questo poco si può fare. Poco, ma non nulla. Perché, quando un peso leggero noto per le sue acrobazie, viene presentato in un modo meno “cartoonesco” e più adulto, e quando riesce a dimostrare che le sue manovre aeree hanno un significato e un certo peso nell’economia del match, allora tutto cambia. Rey Mysterio nella rivalità con Eddie Guerrero l’ho apprezzato davvero molto, forse perché tutti questi ingredienti c’erano. Bravo Rey a rendermi piacevole in quel frangente le sue molteplici “High Moves”, e brava la WWE a calare tutto ciò in una storia appassionante.

Sono stato un accanito detrattore della piega che stava assumendo NXT negli ultimi tempi. I match erano tutti uguali, il parco mosse degli atleti anche, e scorgevo ben poco di Wrestling in quel contesto. Esibizioni circensi e poco più. Figli di quella generazione, approdati poi nel Main roster, sono proprio Ricochet e Mustafa Ali. Parlando del primo che è a Smackdown, quindi territorio di mia “competenza” editoriale, resto in dubbio se dargli ancora un po’ di speranza, o gettare definitivamente la spugna. Lui ha provato, in diverse e molteplici occasioni, a risalire la china non riuscendovi mai definitivamente. È confinato nel midcarding, e per quanto si sforzi di uscire ogni volta con abiti sempre più sgargianti, non riesce mai ad essere un catalizzatore. Ci ha provato Triple H a riportarlo in auge e ridargli spazio in TV e vittorie di prestigio, eppure Ricochet non convince. Il problema credo sia congenito a questo punto.

Per ripescare l’incipit di questo editoriale, un cruiser oggi fatica molto di più ad emergere. Questo perché il pubblico della WWE oramai ne è assuefatto, e ovviamente per “destarsi” ha bisogno di quel quid in più che Ricochet sembra non avere. E pensare che è uno dei migliori in circolazione. Questo discorso vale per ogni stazza e misura, il che è ovvio, ma considerando il periodo storico in cui di pesi leggeri ce ne sono a bizzeffe, e il Wrestling “acrobatico” che oramai satura il prodotto, uno come Ricochet e Mustafa Ali devono faticare il doppio per alzare il capo. Non è necessario che tutti diventino leggende del Wrestling, è chiaro. Gran parte dei lottatori passati per la WWE sono stati mid-carder o quasi. Il dramma si verifica quando hanno potenzialità per essere migliori, ma queste potenzialità o non sono sfruttate al meglio, o non sono ciò che, in quel dato periodo, i fan di wrestling desiderano vedere per emozionarsi. Questo accade quando sei l’uomo giusto, nel posto giusto ma al momento sbagliato.