Domenica scorsa, la Game Changer Wrestling ha messo in scena il suo più grande show a livello di simbologia, di attesa e di importanza. “The Wrld on GCW” era l’evento degli eventi, per certi versi impensabile in un contesto pandemico ma è pur vero che questa è stata l’unica promotion a crescere mentre le altre lasciavano tutto intorno macerie.

Premessa: esattamente come tutti gli show indy più attesi, anche questo non è stato nulla di che. Certo lo stile è stato mantenuto, c’era un pubblico caldo, le grandi stelle e gli ospiti di un certo rilievo storico. Ma la qualità generale è stata deludente, anche a causa di continui ritardi che hanno costretto gli ultimi match a minutaggi scarsi e storie raffazzonate.

Però lo spettatore si è trovato dentro un mondo, ben sostenuto da una lunga campagna di personal branding. Nata nel 2015 da una costola della CZW e dalla chiusura della JCW, la GCW ha riassunto da subito un concetto di comunità molto credibile al suo interno, prima che all’esterno. Ha fatto rivivere la ECW, portandola davvero nel nuovo millennio.

C’è tutto: l’hardcore, l’ultraviolent, la lucha, l’high flying, gli ospiti storici, il comedy, il brawling, la fisicità spicciola. Tutto declinato in una accezione da “il buono, il brutto e il cattivo”, dove chiunque può ritrovarsi. Il pubblico è popolato da nerd, redneck, borghesotti racchiuso in una unica bandiera a cui hanno giurato fedeltà assoluta.

Prima del pubblico, Brett Lauderdale e i suoi hanno convinto i wrestler. Hanno dato loro uno spazio in cui sentirsi a loro agio, in cui vivere in gruppo, condividere un obiettivo e portarlo avanti qualunque cosa accada. Decisivo, paradossalmente, aver convinto Nick Gage a sposare il progetto: il campionissimo, seppur protagonista di vicissitudini criminali, è un atleta stimato e benvoluto e rispettato da tutti i colleghi e massimo testimonial di un progetto a cui ha dato e continuerà a dare tutto se stesso.

L’altro fattore è stato Joey Janela, che ha portato fattori di revival e di surrealismo fuori dal comune nella scena, e che ha svuotato la CZW dei suoi talenti migliori per abbracciare un’altra soluzione adatta ai loro canoni. Janela e Gage assieme rappresentano le due anime GCW che si intrecciano di show in show, conseguendo la crescita esponenziale che il prodotto ha avuto sono ad oggi.

Allora non stupisca questo successo. Non stupisca vedere wrestler come Jon Moxley o Matt Cardona o Jeff Jarrett fare i salti mortali per parteciparvi. Il pubblico è così aperto al concetto di spettacolo da non rifiutarli, ma anzi ad accoglierli e a costruire con loro una solida storia. I principali talenti indy non vedono l’ora di ritrovarsi in un contesto del genere.

Il caso Matt Cardona è esemplare. Bravo lui a cavalcare il suo essere stato in WWE e dunque rappresentare tutto ciò che non va nel wrestling per uno che segue solo lei indy. Bravo il pubblico a starci dentro, ad alimentare questo contrasto senza però mai mancare di rispetto al wrestler. Sono anche loro funzionali allo show.

Ecco allora il mondo GCW. Dove tutti sono inclusi, e nessuno si sente fuori luogo. Dove ciascuno fa la propria parte, dovunque decidano di compiere show. Un marchio in espansione che non ha raggiunto ancora il suo picco. Ma intanto riempire l’Hammerstein Ballroom è un ottimo sintomo di buona salute.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.