Il wrestling moderno ha un problema, questo problema è la figura del cattivo.

In un suo intervento di qualche settimana fa, Jim Ross ha detto "Dove sono i cattivi oggi? I grandi eroi non possono essere creati senza la presenza di grandi cattivi, uomini o donne che siano, che sappiano volgere a proprio vantaggio ogni situazione senza curarsi di nessuno. I cattivi devono lavorare per essere odiati, non per ricevere dei pop dalla gente. Non è quello il loro lavoro, la loro aspirazione. Molti ragazzi ci provano, ma tutti aspirano comunque a vendere qualche maglietta o gadget in più".

Tutto questo mi ha fatto riflettere. La visione del buon vecchio JR è anche abbastanza logica: chi può mettere in discussione che un grande face sia reso tale anche da un grande nemico?

Secondo i manuali di sceneggiatura legati al wrestling, esistono essenzialmente 6 tipi di cattivo nel pro wrestling e praticamente gli heel possono essere catalogati in questo schema. Ai nostri scopi non serve elencarli tutti, ma solo i due che a mio parere costituiscono i due estremi tra cui si collocano tutti gli altri:

L’opportunista: Quello che rifugge qualsiasi combattimento che possa essere leale, evade le regole e si accorda con altri wrestler per appoggiarlo. Sempre pronti a negare la legittimità delle vittorie degli avversari.
Esempi: Edge. Seth Rollins.

Il mostro: personaggi con cui non si può trattare o ragionare, che non hanno pietà, rimorso ne paura.
Esempi: Brock Lesnar, Bray Wyatt

Si tratta di due estremi: ogni personaggio heel si trova in un punto diverso, più o meno vicino ad uno di questi due estremi, tra l’opportunista ed il mostro. Se sei un’opportunista non sei bravo sul ring come i tuoi avversari, ma compensi “rubando”, se sei un “mostro”, sei probabilmente molto forte sul ring e sei odiato perché privo di pietà e spesso anche di onore. Ovvio, altrimenti saresti un babyface e non ci sarebbe motivo di non tifarti.

Torniamo allora alle frasi di Jim Ross. Ci appare ora evidente di come questi stia tracciando il profilo dell’opportunista. A mio parere quello dell’heel opportunista è semplicemente il ruolo più comodo da far recitare ad un wrestler, specialmente il campione. Questo perché un mostro non può perdere, il suo status è sostanzialmente definito dalle vittorie che conclude. Perché per esempio si dice che Undertaker non sia facilmente gestibile come campione? Perché è il più forte, ha sempre l’ultima parola, è un semi-dio che non puoi far sfigurare, né sul ring, ne fuori. Nel suo periodo da heel il becchino era certamente un personaggio scomodo, come d'altronde tutti i face.

Il face infatti, è spesso l’altra faccia della stessa medaglia del “mostro”. “Cosa significa essere eroici?”, si chiedeva il filosofo Friedrich Nietzsche. E si rispondeva così: “Muovere incontro al proprio supremo dolore e insieme alla propria sublime speranza”. Quando leggo queste parole, non riesco a non pensare ad un match di wrestling, a personaggi come Daniel Bryan o John Cena, che malgrado le avversità riescono a coronare il proprio grande sogno, basandosi sulle loro forze. Certo ci sono anche i face ribelli, i face patriottici, quelli comici. Il loro punto comune però è un certo rispetto delle regole e la lealtà verso i fan.

Arriviamo così al grande corto-circuito del pro wrestling. Se il face gioca pulito e anche l'heel gioca pulito, chi vince? Un match è lo scontro tra due personaggi che serve a stabilire, in quel momento storico, chi è il più forte.  Questo trasforma ogni match in un verdetto. Abbiamo solo 2 esiti possibili: un finale che altera gli equilibri ed un finale che non li altera. Il finale che altera gli equilibri implica una vittoria più o meno chiara e pulita da parte di uno dei due. Il finale che non li altera può essere una squalifica, un niente di fatto, oppure una vittoria in cui il wrestler vincitore bara, così da lasciare credito allo sconfitto per un rematch o comunque non umiliarlo troppo. Ecco perché assistiamo ad una proliferazione di wrestler “opportunisti”, perché è il modo più semplice di salvare capra e cavoli, di potare in salvo l’antico vaso e sbronzarsi di amaro Averna. Non a caso, i monster heel puri hanno vita breve. Come successo negli anni a tutti i wrestler che esordiscono con questa gimmick. Perché sono l’equivalente malvagio del face e come tali richiedono uno sforzo creativo piuttosto esteso per il loro utilizzo. Per questo Brock Lesnar è così forte, il suo utilizzo da macchina inarrestabile perché combatte una volta ogni tanto, dunque può permettersi di vincere (quasi) sempre. Pensiamo a quei wrestler che non sono in WWE part time, per loro la necessità di continui espedienti creativi per mantenere determinati status quo è ancora più grande.

Possibile andare oltre questi due stereotipi? Forse sì, ma in fondo quello che disturba, non è tanto che esistano e che siano costantemente ripetuti, quanto che si abbia la costante sensazione che qualcosa sia fuori posto. Credo che Jim Ross abbia in questo senso denotato uno dei motivi: spesso gli heel, specialmente in TNA, dimenticano la loro caratterizzazione del momento e fanno promo che sono praticamente da face. Capisco che i “ferri del mestiere” di un wrestler siano sempre quelli, ma quando si trova nel ruolo di heel, non si deve davvero “convincere” i fan delle proprie ragioni, piuttosto si deve dissuaderli del tutto a tifare per se, perché questo porterà immedesimazione nel face. Dividere i fan può essere interessante di tanto in tanto, ma non è così che funziona il wrestling.

In secondo luogo bisognerebbe, nello sviluppo di un personaggio, non dimenticare mai il motivo per cui i fan dovrebbero fischiare quel wrestler. Il wrestler spietato che infierisce sul debole, il wrestler opportunista che vince pur non essendo il più forte e tutte le sfumature di mezzo. Mi viene in mente Sheamus durante il suo secondo stint da campione, un tizio grande e grosso che si mette ad imbrogliare, che fa il codardo. Magari per alcuni avrà funzionato, però per quanto mi riguarda, per lui il ruolo che funziona meglio è quello del guerriero spietato, odiato per la sua crudeltà, per la sua forza. Ci può stare qualche variazione sul tema di tanto in tanto, ma non dovrebbe essere qualcosa di troppo frequente, altrimenti si rende poco credibile la narrazione.

Ecco quello che di base credo sia più importante, la coerenza narrativa. Salvarsi in extremis con un imbroglio può rendere “storico” un determinato match, ma se lo si fa sempre, si passa ad un personaggio completamente diverso da interpretare e bisogna essere consapevoli delle sue caratteristiche, questo a volte manca negli heel che vediamo: sono ogni giorno un heel diverso a seconda di quello che serve, ma senza una coerenza di fondo, tanto è sempre heel. Non è proprio così che dovrebbe essere. Un esempio di questo potrebbe essere a volte Randy Orton da heel: un po' carne, un po' pesce. A volte bravissimo nel rendersi insopportabilmente spietato e cattivo, altre codardo e pronto ad ogni imbroglio per portare a casa il match. "Dipende anche dall'avversario", si sarebbe propensi a pensare, ed invece no, proprio con gli avversari più scomodi, mantenere le caratterizzazioni correnti è il modo di narrare la storia migliore.