Quando il peso della fama diventa insopportabile. Quando un fan si comporta nel modo più sbagliato possibile. Quando un articolo letto a caso ti spinge a porti qualche domanda in più
Volevo smetterla di parlare di CM Punk, lo giuro, ne avevo abbastanza, avevo detto la mia e mi ritenevo soddisfatta. Lo so che voialtri comincerete a lamentarvi, che questo non è ZonaCMPunk.net.
Però quando leggi certe cose, quando leggi certi articoli che ti colpiscono così nel profondo e tu neanche sai perché, non puoi passarci sopra solamente perché indirettamente dovrai parlare anche di CM Punk, o perché la fonte è una persona molto legata a lui
Natalie Slater, forse vi ricorderete di lei per essere apparsa nel documentario “Best In The World”, presentata come una ex fidanzata di CM Punk ma, più in generale, come una sua cara amica di vecchia data, vegana convinta, scrittrice di libri di cucina per vegani (appunto) e in ultimo, a quanto si dice, ideatrice della gimmick da santone di Punk ai tempi della Straight Edge Society. Hai detto poco
Quello che vi citerò, riportandolo in forma pressoché integrale, è l'articolo pubblicato dalla Slater su un giornale che, spero di citare bene, è il Red Eye di Chicago, ad ogni modo potete consultare l'articolo su www.redeyechicago.com
“Il mio amico non può andare da nessuna parte, al supermercato o in qualsiasi altro negozio, è passato tanto tempo dall'ultima volta che l'ho visto scappar via da un ristorante senza venire “instagrammizato” dai commensali ai tavoli vicini. La gente lo molesta all'aeroporto e twitta arrabbiata quando lui non si ferma a firmare autografi perché ha un volo da prendere
Il mio amico è famoso. E questo fa schifo
Quando ci siamo conosciuti mi ha detto che sarebbe diventato un pro wrestler e io non vedevo l'ora. I wrestler erano grandi, guidavano limousine, indossavano abiti di paillettes ed erano sposati a signore con grandi capelli cotonati. Ma la cosa più importante era che erano famosi; e per una ragazza che è cresciuta in una città con strade sterrate e senza marciapiedi, fama e fortuna significavano felicità immediata
Cinque anni dopo guadagnava abbastanza soldi con il wrestling da lasciare il suo “vero lavoro”, lavorava ancora all'autolavaggio con altri wrestler per risparmiare i soldi della benzina, gettarsi su un divano e mangiare cibo dei fast-food, ma non indossava una targhetta o non lavorava seduto in un cubicolo. E questo era più o meno quello che aveva sempre desiderato, era estasiato
Adesso è il recentemente ritirato 7 volte campione del mondo ed è una delle persone più isolate che abbia mai conosciuto. Qualche settimana fa ha trovato un giovane fan e sua madre che stipavano caramelle pasquali dentro la sua cassetta della posta, solo poco prima era uscito dalla porta sul retro a gettare l'immondizia solo per incontrare dei fan accampati lì da ore solo per vederlo
Noi ci arrabbiamo pensando a quante nostre informazioni vengono diffuse su facebook, mentre questo ragazzo ha addirittura gente che stalkera il suo bidone dell'immondizia. Ma se lui si lamenta la gente alza gli occhi al cielo e dice che se loro avessero i suoi soldi loro non si lamenterebbero di niente. I soldi? Sono sicura che ne è felice, ma spesso mi domando quanto sarebbe disposto a pagare per essere in grado di andare a una partita dei Cubs senza finire su TMZ
La parte nervosa che è in me vive con la costante paura che qualcuno stia per pugnalarlo. Nelle rare occasioni in cui posso vederlo fuori casa posso vedere quanto le persone siano orribili e prepotenti con lui, “bodyguard!”, urliamo io e mio marito, “questo è stupido”, risponde lui, “che cosa dovrei fare? Portarmi qualcuno appresso per sempre? Perché la gente non può semplicemente lasciarmi in pace?”
Vedendo il mio amico d'infanzia imbastardirsi ogni volta che usciamo, sono segretamente contenta che sia toccato a lui e non a me. Non posso immaginare di essere finalmente capace di fare tutto quello che voglio, finanziariamente, ma non essere in grado di far nulla in santa pace. Essere su di un aereo diretto in un qualche posto sperduto e non essere eccitati della cosa perché non c'è nessun posto dove nascondersi in aereo e tutti mi stanno fissando. Pensate al mio amico la prossima volta che comprerete un farmaco anti-diarrea in farmacia e nessuno twitterà niente al riguardo. Io lo faccio”
Da dove cominciare?
Forse da tutte le domande che mi sono venute in mente leggendo questo articolo.
Quando è stato permesso tutto questo? Quando è stato ritenuto socialmente accettabile che ogni minima azione di una persona famosa dovesse essere di dominio pubblico? È giusto? È sbagliato? Qual è la definizione di personaggio pubblico? E certo che anch'io su questo sito ne pubblico di roba. Mi piace, mi piace leggere di quello che fanno i miei idoli nella loro vita privata, non tanto sapere se la loro madre li picchiava da piccoli, ma magari sapere per quale squadra tifano; forse perché più informazioni ottengo su di loro e più li sento persone come me.
Faccio male? È giusto? È sbagliato?
Un'azione fatta da una persona famosa non ha mai lo stesso peso di un'azione compiuta da una persona normale. Perché? È giusto? È sbagliato?
Mi dico di non provarci neanche a trovare risposte di questo tipo, se mi soffermassi sulle questioni etiche e morali, su come dovrebbe essere giusto trattare questi cosiddetti “vip”, credo che la mia testa esploderebbe.
Ce ne sono tante altre di cose da dire.
Noi, i fan, sappiamo comportarci in modo orribile, ma questi casi sono una minima parte, vero? Sono una minima parte quelli che, lo raccontava Sheamus, tirano un wrestler per una spalla pur di attirare la sua attenzione ben sapendo che questi ha un braccio infortunato, sono una minima parte quelli che arrivano a frugare nell'immondizia dei loro idoli, lo sono, vero?
Io faccio parte di un altro gruppo, quel gruppo di persone che, bene o male, ha degli idoli perché questi significano qualcosa per loro, io ho degli idoli perché li ergo a miei esempi di vita, perché gli sono infinitamente grata per le emozioni che mi danno.
Perché, all'improvviso, mi dovete far sentire in colpa? Come se mi steste accusando di amarvi troppo?
Ma certo, io sono una, ma ce ne sono centinaia, migliaia, milioni, di persone come me, siamo milioni di persone che vorrebbero solo capitare davanti a voi e dirvi quanto significate per noi; quando vi vediamo spesso e volentieri rischiamo di perdere il controllo e neanche sappiamo perché.
Però tu, ipotetico idolo, sei uno solo, mentre noi siamo tanti, troppi, immagino che quando per la prima volta un ragazzo ti ha chiesto di fare una foto assieme, la prima volta che un bambino ti ha chiesto l'autografo, una parte di te abbia urlato di gioia, posso immaginarlo?
Poi da una persona sono diventate rapidamente migliaia, infine fai i conti e ti accorgi che a fine anno avrai firmato qualche milione di autografi.
Ci sono persone che riescono ancora ad isolare ognuno di quegli autografi, ognuno con la sua storia, i suoi sogni, ti accorgi che ognuno ti ama per un motivo diverso, che ogni fan ti sta portando una parte del suo affetto
E poi, forse, ci sono quelli per cui l'autografo da firmare diventa la normalità, il fan un esaltato come tutti gli altri e la sua storia di amore e devozione verso di te nient'altro che l'ennesima vecchia storia, ci sono quelli che trasformano l'amore dei fan in routine quotidiana, che non riescono, non per cattiveria ma perché proprio non ce la fanno, a vederti come una persona che li ammira, ma come “una delle tante” persone che li ammirano.
È il classico “lui per me è l'unico, io per lui sono uno dei tanti”.
Probabilmente questi idoli senza nome arrivano a non poter più reggere il peso di tanto amore nei loro confronti.
Io già mi sento in colpa quando su instagram un utente mi scrive che sono il suo idolo, la sua pagina preferita, e se per favore posso iscrivermi al suo canale ed io vado lì e vedo che mai e poi mai potrei fare una cosa del genere perché è un profilo con immagini di paesaggi e vignette a caso di 9gag, già lì mi sento profondamente in colpa e gli scrivo cercando di spiegargli le mie ragioni, vedendola in quest'ottica anche io forse mi sentirei crollare se ricevessi migliaia di mail al giorno di gente che mi chiede anche un singolo “ciao” come se avessi la loro felicità nel palmo della mia mano; forse, non lo so.
E allora, terzo e ultimo punto, ci si chiede quale sia il dovere morale della persona famosa, se quell'idolo oltre a emozionarci su un palcoscenico, su un set o su di un ring, abbia anche qualche obbligo verso di noi.
In pratica, quanti soldi sarebbero il giusto compenso per sopportare senza fiatare gente che ruba la tua immondizia o pubblica i fatti tuoi per mezzo mondo?
E di nuovo mi prende un crampo allo stomaco pensando a tutte le notizie che noi, semplicemente perché ci piace parlarne, pubblichiamo sui nostri idoli, crampi che mi contorcono le membra perché ancora non so se ho mai fatto qualcosa che non dovevo, se qualche notizia potevo evitarla oppure no e se queste questioni etiche e morali verranno mai risolte da qualcuno più in alto di me.
Certo, se fossi una di loro, un idolo, se sapessi che esiste una ragazza che ha pensato al suicidio e vedendo un mio spot alla tv ha deciso di non togliersi la vita, se sapessi che questa ragazza ha attraversato mezzo mondo solo per cercare di stringermi la mano e dirmi quanto io sia stata importante per lei, se pensassi a questo, probabilmente potrei sopportare il fatto che lei mi strattoni la spalla appena operata pur di ricevere la mia attenzione, lo farei e probabilmente lo farei anche per questioni molto meno alte, magari passerei davvero sopra cronica mancanza di tatto dei miei fans, sapendo di poter regalar loro la più bella giornata della loro vita semplicemente parlandogli.
Ma altri no, altri magari si stancano, altri hanno subito troppo dalla parte marcia dei fans da arrivare anche ad odiare quella buona, altri forse mettono il rispetto per la loro dignità personale prima del nostro presunto amore nei loro confronti, desiderano solo essere lasciati un po' in pace e poco importa quanti zeri ha il loro conto in banca.
Altri, chi lo sa, arrivano a ritenerci degli stupidi, stupidi per lasciarci condizionare così tanto da una sola persona.
Se un idolo domani dicesse di comperare un particolare libro e tutti seguissero il suo consiglio, probabilmente ne sarebbe felice, ma se una parte di lui ridesse al pensiero di esser riuscito a manipolare così facilmente così tante persone semplicemente parlando?
Voi sciocchi umani, non lasciatevi tenere in pugno da me, io sono un uomo come voi, possibile che “io” sia così importante per la vostra vita? Non avete una vita propria? Perché cercate così disperatamente di coinvolgermi nella vostra? La vostra esistenza è talmente vuota senza di me? Io non ho bisogno di nessuno, voi avete bisogno di me, perché? È patetico.
Pensare tutto questo mi deprime e mi spaventa, tremo cercando di immaginare cosa realmente i nostri idoli pensino di noi fan.
è ovvio che non ho voluto parlare di quella parte marcia di persone che non riescono a rapportarsi con i loro idoli in modo decente, persone che arrivano a calpestarne altre sul loro cammino solo per stringere la mano di quegli idoli che adorano tanto.
Però inevitabilmente mi sono chiesta quale sia il confine che delinea il fan buono dal fan cattivo, il fan giusto dal fan egoista. Mi sono chiesta cosa spinga certi idoli a rimanere fermi a firmare autografi due ore in più solo per vedere quanti più occhi gioiosi possibili, viceversa mi sono chiesta cosa pensino quegli idoli che invece scelgono di non farlo
Mi chiedo quale sia il cosiddetto “prezzo della fama”.
Il pensiero che il mio sguardo di gioia possa rendere infelice quello del mio idolo, mi lascia un senso di profonda tristezza.
È come se quel fan che rovista nella tua immondizia ti inducesse a dimenticare il fan che, magari, grazie a te ha smesso di ubriacarsi.
Mi stai dicendo che, se quando ti vedo camminare per strada con le cuffie in testa, decido di non disturbarti, se poi il giorno dopo mi vedi arrivare, in fila con gli altri, per il tuo autografo, mi concederai un sorriso?
Se mi comporto bene, posso essere tuo fan?