Owens, Balor, Joe e AJ Style sono solo alcuni nomi di wrestler cresciuti fuori dalla WWE che stanno avendo successo. Ma non sempre la strada è stata così in discesa per quelli come loro.
Dieci anni fa non l’avremmo mai detto, ma ormai è un dato di fatto che la considerazione della WWE verso gli atleti formatisi in altre federazioni sia aumentata a dismisura. Nel 2007 tra i main eventer c’erano Cena, Batista, Undertaker, Shawn Michaels, Triple H, Orton, Edge, si provava a mandare over uno come Lashley, tutta gente che in WWE era di casa. Si puntava soprattutto su gente creata dall’interno, non wrestler gira mondo che si sono fatti un nome lottando in palestre più che in arene. Oggi le statistiche sono un po’ cambiate.
Guardando Raw e pensando ai suoi punti di maggiore interesse parto subito con il nominare lo Shield, in cui due membri su tre prima di approdare in WWE hanno girato tra Ring of Honor, Combact Zone Wrestling e Dragon Gate. C’è poi Finn Balor che a poco dal debutto nel main roster ha già messo un titolo mondiale nel palmares, questo grazie anche alla fama raggiunta prima in Giappone. Prima dell’infortunio Samoa Joe si stava togliendo grandi soddisfazioni, uno che certamente non è un prodotto WWE.
A Smackdown è sempre sulla cresta dell’onda AJ Style, bandiera TNA che ha lottato alla grande in ogni ring del pianeta. Il duo più chiacchierato del momento nello show blu è senz’altro quello formato da Owens e Zayn, già celebri prima del debutto grazie ai tanti bei match lottati in CZW, Chickara e ROH tanto per fare qualche nome di federazioni della loro lunga lista di datori di lavoro.
Passando ad NXT e la lista dei suoi campioni oltre a nomi già citati rimanendo sul recente tra i wrestler più convincenti leggiamo ad esempio il nome di Nakamura, stella giapponese divenuto primo sfidante per un titolo mondiale a pochi mesi dal debutto nel main roster. C’è poi Bobby Roode che anche se sta faticando forse un po’ a Smackdown nello show giallo ha dominato in lungo e in largo, arrivando già famoso dall’esperienza in TNA.
Nei pesi leggeri il campione con più longevità è stato Neville, che sul curriculum segna tante annate passate tra Pro Wrestling Guerrilla, Dragon Gate e New Japan Pro Wrestling. Lui e McIntyre sono a mio parere l’emblema di questa tendenza WWE di dare più chance che in passato agli atleti cresciuti nelle federazioni indipendenti. Infatti il wrestler inglese sembra proprio che ora intraprenderà un percorso simile a quello del collega scozzese.
McIntyre tre anni fa lasciava la WWE dopo essere finito a fare il wrestler comedy nella “gloriosa” Three Men Band, riconoscendo il fallimento della strada intrapresa fino a quel momento. Così ha iniziato una nuova fase della sua vita, lottando in TNA e in varie federazioni indipendenti, risalendo la china e facendo così poi ritorno passando per NXT e conquistandone la cintura. A oggi non abbiamo certezze, ma penso proprio che quando tornerà nei main roster sarà gestito in modo molto differente rispetto a quando prendeva schiaffoni insieme a Mahal e Slater. Allo stesso modo ora sembra che Neville stia lasciando la WWE con la promessa di farvi ritorno dopo essersi fatto un nome in giro per il mondo.
Parlando invece del wrestler femminile penso che Asuka e la sua infinita striscia vincente sia il miglior esempio del modo in cui oggi possono essere gestite le atlete anche se non uscite da Total Divas.
Il merito di questo cambio di rotta nella considerazione di atleti arrivati da fuori penso sia soprattutto di CM Punk e Daniel Bryan. Grazie ai loro successi si è capito che il made in WWE non deve essere un dogma, oltre al fatto che il titolo mondiale non deve andare solo alla vita di gente di due metri per cento e passa chili. Si è capita l’importanza del pubblico che non guarda esclusivamente la WWE, che va attirato per non perderlo dando così spazio anche a canoni diversi di atleti con stili differenti (per quanto in parte vengano riadattati).
Ora non voglio dire i wrestler nati in WWE siano discriminati, perché di esempi nell’altro senso ne abbiamo parecchi. Basta vedere Reigns, o il caso Mahal che parla da solo, così come il successo che sta avendo Strowman, o Bray Wyatt, The Miz, il New Day, ed è anche giusto così. Non si deve passare da un estremo all’altro, è importante ci sia equilibrio. Vince sarà estremamente compiaciuto nel vedere un atleta sconosciuto cresciuto in casa divenire una macchina da soldi, ma la possibilità di ingaggiare qualcuno già famoso da altre parti è una carta importante da giocare, anche perché lottare con stili differenti è un’occasione per tutti per migliorarsi.
Per i fan degli ultimi anni questo trend favorevole agli atleti delle indy può sembrare normale, ma chi segue da più tempo sa quanto questa cosa non sia scontata. La direzione è quello giusta, avanti così.
Sergedge – EH4L