La famigerata categoria femminile della AEW circa un anno fa era una disgrazia totale. Dodici mesi dopo, alle porte di Double or Nothing, ancora Hikaru Shida campionessa, ma alcuni lievi miglioramenti e la comprensione di un sostanziale errore di fondo della gestione che ricorda la WWE con i suoi babyface.
La crescita del wrestling femminile, non lo dico io, è stato negli ultimi cinque anni l’unica cosa realmente rilevante dell’intero business, passando dallo zero ad un livello qualitativo frutto della programmazione e dell’investimento del colosso WWE. Le performer create da quelle parti hanno alzato il livello e definito cosa è accettabile oggi e che cosa non può più esserlo. Ha sdoganato il ruvido Joshi Puroresu del Giappone, valorizzando i talenti della Stardom, capace di esportare alcune lottatrici di primo piano sotto il cappello della WWE.


Nel giro di cinque anni si è creato un movimento e un relativo “nuovo gusto” da parte dei fan. La AEW in fase di costruzione dal punto zero ha sottovalutato la WWE, i fan e sopravvalutato chi doveva essere a capo della gestione della categoria.
I nostri sono stati come dei mediocri registi che senza particolari spunti creativi si ispirano ai top mondiali, cercando di replicare un film di successo, ma non capendo il perché questo funzioni, sminuendo così il grande lavoro di ricerca di chi ha lavorato per fare quel gran film.


Abbiamo avuto la prova che questo è stato esattamente l’atteggiamento. Un miscuglio di talenti di basso lignaggio e lottatrici giapponesi inesperte e incapaci di lavorare con le loro controparti americane, che per certi versi hanno riportato la lancetta della storia indietro di qualche lustro. Quel recente torneo tra Giappone e Dark è stato agghiacciante.
Ma in questo articolo deve arrivare il “ma”.
Il cambio di passo c’è stato silenziosamente e nel migliore modo immaginabile. Con pochissime mosse hanno ristabilito un senso, azionando una serie di meccanismi che ci hanno portato ad innescare un percorso virtuoso, ancora lontano dal compimento, ma sulla buona strada.


Una compagnia frettolosa si sarebbe guardata in giro, avrebbe messo sotto contratto Tessa Blanchard e tanti saluti. La AEW ha destituito il responsabile gestionale, stretto una partnership con la NWA mettendosi in casa le discrete Serena Deeb e Thunder Rosa, ridimensionato i rapporti con il Giappone e fatto iniziare un percorso di allenamento serio per Britt Baker e le altre come Tay Conti.


Un percorso consistente che ha elevato il livello medio dei match a Dynamite, normalizzando una situazione che rischiava di andare fuori controllo. La variante adesso è il talento che non c’è.
Ora che la situazione è rientrata nella normalità, guardandoci intorno il livello medio degli incontri è accettabile, mai come adesso sarebbe intelligente spingere sull’acceleratore cercando di chiudere una grande acquisizione e un paio di talenti sul livello di Serena Deeb. La AEW è nella posizione di cannibalizzare il mercato delle indy e dovrebbe farlo senza preoccuparsi troppo, altrimenti rischiamo di vedere a vita Baker vs Shida.