Questa sera a Grand Slam verrà incoronato il nuovo campione del mondo AEW. Dopo tutto il casino suscitato dalla lite tra CM Punk e l’Elite avere in finale due persone terribilmente noiose (in senso buono, si intende) fuori dal ring come Jon Moxley e Bryan Danielson è decisamente un toccasana. Chiunque vinca saprà portare alla vita il titolo quanto serve e quanto basta per ridargli un minimo di dignità narrativa. Magari non con un regno lungo, ma abbastanza intenso da avere un senso.
Lo so, state pensando che ci sia la variabile MJF. Ed è una variabile importante, che sarebbe giustificabile in ottica storyline e in ottica personaggio, dato che il giovane talento può incassare la propria title shot quando vuole, anche durante o a fine match tra i due finalisti. Magari per far partire un regno del terrore dove nessuno può essere al sicuro e dove, magari, per Full Gear si possa ragionare su un triple threat match dedicato alla cintura massima. Senza dimenticare che dal post All Out sta apparecchiando una faida con Jon Moxley.
Però quel titolo chiama Danielson. Lo chiama con un tale fragore, che sarebbe la scelta migliore per tutti. Un anno dopo il suo debutto, nello stesso show. Davanti ad un pubblico amico. in un contesto e in una situazione che non lascia affatto indifferenti. E’ impossibile rimanere indifferenti all’American Dragon. La compagnia lo sa ed è bene che non perda questa occasione. Perché il casino è stato così tanto, i momenti così convulsi, che serve rallentare un attimo e affidarsi a mani sagge e pronte.
Specifico una frase che i “miei” ragazzi Paolo Ascolese e Massimo Del Prete hanno pronunciato ad All About Elite: non è Danielson ad aver bisogno del titolo, ma il titolo ad aver bisogno di lui. Ha bisogno di riacquistare fiducia, prestigio, sicurezza. Ha bisogno di riconquistare centralità per i match e non per quanto accade fuori dal ring. Se dovesse vincere sarebbe la scelta migliore. Fino ad MJF.