Mi avvicinai a Lucha Underground in maniera scettica e titubante ma mi fu sufficiente una singola visione per rimanerne folgorato! Quel modo nuovo di raccontare storie al limite dell’assurdo e del bizzarro non potevano non colpire un fan dei fumetti e dei film d’azione come il sottoscritto.

La prima stagione andò alla grande, così come la seconda, con un veloce tam-tam nel web che rese la serie (perché di questo in definitiva si tratta) popolare e conosciuta. Anche chi, fino a quel momento, non si era mai avvicinato alla Lucha Libre iniziò ad apprezzare quello stile di lotta in attesa, settimana dopo settimana, che le porte del Tempio si spalancassero ancora una volta.

Dopo un simile successo di critica e di pubblico era giusto, in occasione della terza stagione, puntare in alto: più puntate, un numero decisamente superiore rispetto alle precedenti stagioni, e più interpreti coinvolti. L’attesa e le aspettative erano elevate.

Le prime puntate della stagione facevano ben sperare con quel Weapon of Mass Destruction Match che aveva esaltato gran parte dell’utenza del sito. Tuttavia, col susseguirsi degli show, qualcosa ha iniziato a non funzionare più. Le storie, aumentate in maniera esponenziale, sono diventate confuse venendo portate avanti in maniera troppo altalenante e poca articolata: agli “spiegoni” di inizio puntata il compito di ricordare allo spettatore perché due atleti si affrontano. Troppi personaggi a cui dare spazio e da tenere occupati con storie e episodi senza il minimo senso: riporto alla vostra memoria la Nonna di Son of Havoc. Anche dal punto di vista squisitamente tecnico, la stagione in corso ha sofferto di un montaggio pessimo con sequenze ripetitive e mal collegate l’una all’altra. Come recita un vecchio adagio: il troppo stroppia!

E’ normale che con l’aumentare delle puntate ci fosse bisogno di un numero maggiore di interpreti ma più personaggi coinvolti significa meno spazio per ciascuno di loro, visto che lo show continua a svilupparsi in una sola ora. Gli sceneggiatori, inoltre, impegnati su troppi fronti non sono riusciti a tenere un livello qualitativo medio sufficiente per le diverse storie. L’unico filone narrativo della serie, troppo frammentato in spezzoni sconnessi, si sta perdendo, ahimè, nel corso della stagione.

Riscontrati i problemi è possibile immaginare delle soluzioni?

Si potrebbe ipotizzare uno show di durata più lunga in modo tale da dare spazio ai numerosi atleti e alle storie che li vedono coinvolti. Tuttavia, a mio avviso, questa non sarebbe la migliore opzione praticabile: il fatto che lo show duri solo un’ora, con tre match solitamente nella card, lo rende più fruibile e immediato. Lo ritengo, dunque, un aspetto da non modificare.

Esclusa questa prima ipotesi, rimane un’unica alternativa: impegnarsi nella costruzione e narrazione delle storie. Le diverse storyline presenti devono essere raccontate in maniera ordinata e con una sequenza logica puntata dopo puntata fino alla loro conclusione: è inutile aprire un numero impressionante di storie per lasciarle, in definitiva, tutte a metà.

Col mid-season finale alle porte, non ci resta che sperare in un miglioramento generale dello show affinché, ancora una volta, possa sorprenderci e emozionarci come ha già fatto!

Nel sito dal 2014, editorialista occasionale, blogger di 205 Live, nonché una delle voci del ZWRadio Show. Orgogliosamente sardo, venne folgorato da un Velocity su Italia 1 in giovane età; da allora non ha più smesso di seguire il Wrestling.