Carissimi lettori di Zona Wrestling che amate Impact Wrestling, eccoci con una nuova review di un ppv che ha avuto in seno qualcosa di veramente storico. “Hard To Kill” rimarrà nella mente degli appassionati grazie all’affermazione di Tessa Blanchard come prima campionessa del mondo di un titolo maschile. Ma in questo evento c’è stato tanto altro e non sempre è andato per il meglio. Vediamo assieme!
KEN SHAMROCK def. MADMAN FULTON (4 / 10)
Potrei spendere un articolo intero per commentare questo match. Dico solo che utilizzare oggi utilizzare un wrestler indecoroso che ha sparato le sue ultime cartucce nel 2002 e che è riuscito a dire qualcosa di serio solo nelle MMA, è una mossa poco intelligente che mette a repentaglio il fisico dei suoi avversari. Ne sa qualcosa Fulton che ha cercato fino alla fine di rendere passabile un match e di mascherare l’infortunio che gli ha causato Shamrock. Mi auguro di non rivedere mai più l’ex campione del mondo NWA su un ring, ma so già che il mio auspicio sarà vano.
X DIVISION TITLE MATCH – ACE AUSTIN def. TREY MIGUEL (6 / 10)
Uno dei problemi principali del Callihanism è che i suoi ragazzi hanno la tendenza ha combattere spesso gli incontri con una parvenza di superficialità e pigrizia. Vedere dunque due talenti che fanno il compitino, con un ritmo indefinito per quanto lento ed una pochissima attenzione al nocciolo del loro feud, fa un po’ storcere il naso. Hanno mostrato qualcosa del loro repertorio ma non hanno mai saputo essere dinamici, in piena sintonia con la categoria che rappresentano. I bei tempi della X Division sembrano andati via da un pezzo, ma questi due ragazzi se ci mettessero un po’ più di voglia potrebbero far scoppiare i fuochi d’artificio.
WOMEN’S TITLE MATCH – TAYA def. JORDYNNE GRACE e ODB (6 / 10)
E a sorpresa Taya rimane campionessa del mondo di Impact. A sorpresa perché tutti si aspettavano che la Wera Loca lasciasse definitivamente il roster canadese per tornare in Messico e passasse il titolo a Jordynne. C’eravamo quasi ma la cara valchiria è stata bravissima a prendersi un pin decisivo. Il suo feud con la Grace allora va avanti, probabile che il passaggio di consegne avvenga al prossimo ppv Rebellion. Tra le due litiganti, la terza non ha goduto ma ha fatto un buon lavoro di raccordo e concesso alle avversarie di prendersi la scena.
ROB VAN DAM def. BRIAN CAGE / DAGA (5 / 10)
Avrei potuto dare un 6 politico per la qualità degli avversari di RVD. Perché già non è mai stato un wrestler preparato, poi negli ultimi anni sta calando tantissimo fisicamente e questa rinfrescata porno lo sta aiutando solo ad allungare un poco la carriera. Però se andiamo a rivedere quanto accaduto, ci si accorge che è il booking è stato raffazzonato, messo lì alla bell’e meglio per salvare il salvabile. Perché se Cage è infortunato e viene attaccato praticamente subito, quell’angle deve durare meno possibile. Invece va avanti con fatica e scene di limonamenti abbastanza inutili, fino a che Daga non prova a mettere fine ad una storia tirata per i capelli. Vince l’ex icona ECW, si lancia verso il main event della compagnia, ma così non va.
EDDIE EDWARDS def. MICHAEL ELGIN (7,5 / 10)
Questi due anche dopo tanti anni dimostrano di stare bene l’uno contro l’altro e di saper lottare come si deve. Bravi, bravissimi in ogni azione, in ogni segmento di un match che paga gli anni che passano ma il vino rimane sempre buono. Vince Edwards e mi sorprende, dato che pensavo a Elgin come primo sfidante di Tessa. Così non sarà, ed anzi Eddie potrebbe provare a rilanciarsi in ottica titoli, magari chiudendo un certo discorsetto con Ace Austin e il titolo X Division. Storia sensata, bei colpi, ottime combinazioni. Una boccata d’ossigeno in una card zoppiccante.
MOOSE def. RHINO (6,5 / 10)
Moose può depennare Rhino dalla lista delle superstar del passato che ha sconfitto. E lo può fare dopo un incontro hardcore in cui si è calato nella realtà del suo avversario mettendo in piedi un solido match, rispettando molte delle sue caratteristiche. Ovviamente il livello non è straordinario anche e soprattutto a causa di un ritmo lento, che ha concesso poco al dinamismo, come se tutte le mosse dovessero essere marcate dalla penuria di cardio. Vedremo se questo lungo percorso porterà Moose ad avvicinarsi (almeno!) alle zone che contano del main event.
TAG TEAM TITLE MATCH – THE NORTH def. WILLIE MACK (6,5 / 10)
Hanno fatto tanto col poco in mano. L’infortunio di Swann ha costretto la compagnia a correre ai ripari affidandosi ad un Mack che come al solito fa il suo egregio lavoro contro chiunque gli si pari davanti. I The North mantengono ma c’è ancora spazio per un rematch quando il team avversario potrà di nuovo ripresentarsi compatto. Belle le combinazioni, buona la capacità di Mack di far intendere di poter pure vincere da solo, prima o poi. C’è da capire cosa ci sarà nel futuro poiché la categoria tag team non sembra davvero così ben fornita di storyline.
WORLD TITLE MATCH – TESSA BLANCHARD def. SAMI CALLIHAN (7,5 / 10)
L’incontro è stato scritto, sceneggiato, diretto, prodotto e recitato da Sami Callihan. Dopo la valanga di melma che aveva investito Tessa alla vigilia, il campione ha fatto di tutto e di più per cancellarne le tracce e convincere il pubblico a spingere la storia del match verso la sua storicità. La Blanchard fa la parte della ragazza orgogliosa, pronta a soffrire tremende violenze come fosse un contrapasso, e poi – come in un film – trionfa in un finale carico di pathos. Non sono mancati gli errori di scrittura, sia chiaro: troppi near falls a favore di Sami hanno tolto forza e credibilità alle sue mosse principali, come se non fossero abbastanza potenti da abbattere una come la sua avversaria (e allora come potrebbe sconfiggere atleti più grandi e più grossi di lui?). Alla fine tutti in piedi per la nuova campionessa che, al di là di tutto quanto successo, merita di aggiungere una tal medaglia alla sua carriera.