E’ vero, il Wrestling è sempre stato prefatto, predeterminato, deciso a tavolino. Sin dai tempi dei tempi, quando la disciplina era ancora ben lontana dal conoscere le luci portate sui Ring da Gorgeous George, i Promoter pensavano e ripensavano su chi avesse avuto la stoffa e il talento per reggere il peso di un titolo del mondo e portarli a guadagnare quattrini su quattrini nella loro zona degli Stati Uniti. Spesso, molto più spesso di quanto si possa pensare, il campione del mondo prescelto non doveva essere soltanto talentuoso, tecnico e carismatico, ma anche forte abbastanza in chiave Shoot, cosi da respingere eventuali prese di posizione sul quadrato di uomini che, violando quella che era l’antenata della Keyfabe, avrebbero potuto diventare campioni assoluti senza che nessuno l’avesse deciso.
Questi erano i Bruno Sammartino, i Lou Thesz, i Frak Gotch. Una volta però, o almeno una volta della quale sia rimasto ricordo, i Promoter presero la decisione inversa. Nonostante il grande talento di un lottatore, judoka e definitivamente Professional Wrestling, nonostante il suo carisma, la sua tecnica e la sua forza, decisero di non dargli mai la cintura. Lo fecero per il suo carattere scorbutico, eccentrico, egoista. Lo fecero perché nonostante avrebbe potuto regalargli fiumi di quattrini, non erano sicuri che poi, un giorno, avrebbero potuto trovare qualcuno in grado di strappargli di nuovo quella corona. Quell’uomo si chiamava Ad Santel.
Il suo vero nome era Adolph Ernst, ed era nato in Germania nel 1887. Aveva una statura e un peso medi, ma nei suoi tendini e nei suoi muscoli era nascosto qualcosa di incredibilmente forte. Nella sua testa albergava invece una determinazione fuori dal comune, e dalla sua bocca uscivano parole che potevano farti credere qualunque cosa. La sua storia è la storia di tanti grandi lottatori che non hanno mai vinto un titolo mondiale, per decisioni avverse, per aver perso il momento, per non essere scesi a patti. La sua però, di storia, ha un retroscena diverso. Ad Santel non è mai diventato campione del mondo perché aveva nel sangue la voglia di battersi, una voglia che spesso lo portava a sottomettere l’avversario senza badare al copione, al Match prescritto, allo spettacolo. Se avesse avuto in dono quella cintura di campione, Ad Santel, avrebbe potuto decidere di non restituirla mai, e allora, in un tempo dove le regole erano tutt’altra cosa, i signori che comandavano decisero di non dargliela mai.
Eppure in un certo momento ci andò vicino Ad. Si pensò di farlo diventare campione del mondo sconfiggendo Joe Stetcher, un lottatore fra i più importanti della prima metà del secolo passato. Alla fine però, la paura di non poter più prendere decisioni sulla cintura e soprattutto la paura di creare un pericoloso precedente, convinse chi stava nella stanza dei bottoni a rinunciare alla tentazione. E probabilmente non fecero affatto male.
Perché Ad Santel, tanti muscoli e tanto talento, era uno vero Crippler. Fu allenato da un signore già nominato in questo articolo, un signore chiamato Frank Gotch, con il quale o si diventava veri Fighter, o niente. Santel lo diventò, e come. Esiste, per esempio, un solo judoka che è riuscito a sconfiggerlo, Tokugoro Ito, anch’egli però sconfitto precedentemente da Santel. Sui Ring di Wrestling, invece, arrivò una volta a distruggere la spalla di un avversario, per quanto mi riguarda senza nome, non lasciandolo uscire da una Arm Lock. Ma non fu l’unica volta, successe in decine di occasioni. Per esempio toccò a Charley Cutler, che brutalizzò con una serie interminabile di Bodyslam portate male e senza nessuna cura. Gli procurò diversi infortuni interni e gli slogò seriamente un’anca.
Il caso più eclatante però, è datato 1911 e la vittima era un altro famoso lottatore di quegli anni: Georg Hackenschmidt. Stando alle testimonianze, smentite e confermate più volte allo stesso tempo, Frank Gotch pagò 5.000 $ il buon Ad per infortunare Hackenschmidt, che di li a poco avrebbe dovuto affrontare Gotch in un Rematch al quale il vecchio Frank avrebbe dovuto jobbare, dopo averlo sconfitto tempo a dietro. La notizia fu prima smentita dallo stesso Hackenschmidt, ma poi più fonti la confermarono, credendo che Hackenschmidt avesse tirato fuori la storia di un infortunio casuale in un allenamento non con Santel, per spingere Gotch a non pagarlo. Già, allenamento, perché Santel era il principale allenatore di Hackenschmidt, nonché il suo Sparring Partner per circa due anni, in Match nei quali combatteva con il suo vero nome, Adolph Ernst.
Il risultato, comunque sia, fu che Hackenschmidt fu infortunato, probabilmente da Santel e non dai suoi altri Sparring Partner Wladek Zbyszko, Dr Ben Roller o Jacobus Koch. Gotch affrontò e sconfisse Ben Roller, che sostituiva Hackenschmidt, e mai concesse quel Job famigerato. Ad Santel, dal canto suo, arrivò a vincere soltanto il titolo mondiale dei pesi leggeri, che perse nel 1922 contro Gobar Goho, un lottatore indiano, in California.
Nessun giudizio, nessuna critica. Erano altri tempi. Un altro mondo e un altro mondo del Pro Wrestling. Una vera e propria giungla nella quale gli uomini, d’onore, lo erano per motivi molto diversi da quelli per i quali lo sono adesso. Una cosa però non cambia, allora come oggi, come negli anni 70, 80 o 90, ci sono grandissimi talenti che per un motivo o per l’altro non arrivano mai a quella corona più importante. Colpa loro, colpa dei Promoter, delle compagnie o del pubblico che non li apprezzare fino in fondo, rimangono indietro nei Ranking e nelle statistiche, dovendo rinunciare, inesorabilmente e tristemente, a poter dire di essere stati, almeno una volta, almeno un giorno, World Heavyweight Champion.