Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere l’opinione di Braun Strowman, atleta WWE, a riguardo la decisione di alcuni colleghi di aiutare i wrestler indy. Secondo lui, un atleta che non sa come tirare avanti a fine mese nel momento in cui si ferma la sua attività, è meglio che smetta e decida di fare altro. Le critiche sono arrivate piovose: è particolare che il pensiero derivi da un professionista con un contratto fisso, coperture sanitarie, ed uno stipendio di altissimo livello.

Purtroppo non tutti i wrestler indy riescono a guadagnare grosse cifre. Se sei al top, vivi discretamente. Hai gli ingaggi migliori, quelli ripetuti, le promotion fanno a gara ad averti perché sei garanzia di pubblico. Ci sono quelli che riescono anche a guadagnare tra gli 800 e i 1500 dollari a serata, garantendosi almeno due booking a settimana. Poi ci sono le stelle che possono prendere anche sui 2000 dollari a chiamata, il che è comunque ottimo. Ovviamente non si include il rimborso spese per il viaggio, il vitto e l’eventuale alloggio che sono a parte. Ma per quanto la cifra sembri interessante, nel prezzo non sono incluse assicurazioni su infortuni e questo è un rischio che i wrestler calcolano, ma i fan no.

Se sei un wrestler di media fascia, magari lotti nella promotion della tua città oppure in una realtà molto piccola, i guadagni sono bassi. Molti di questi ragazzi fanno anche altri lavori durante la settimana, e chi non ha la testa per sopravvivere, si lascia andare alla delinquenza (nel passato diversi wrestler sono stati arrestati per rapina). Non lottare, in un periodo in cui la pandemia ha costretto a chiudere tutto, costa sicuramente una entrata economica seppur piccola e tante preoccupazioni. Soprattutto se l’unico pensiero è il wrestling e trovare lavoro in questo periodo è pressoché impossibile. Ecco perché ben vengano gli aiuti dei vari Jon Moxley, Chris Jericho o Evil Uno, che hanno passato la loro vita a guadagnare bene e possono riversare parte dei loro incassi a favore di colleghi meno fortunati.

Strowman ha però dato una idea, ovvero puntare su una campagna di crowdfounding per riuscire a sostenersi. Non è una dichiarazione stupida. Però non tiene conto di due fattori: ci sono centinaia e centinaia di wrestler negli Stati Uniti, se tutti aprissero una campagna di crowdfounding, quanti di loro potrebbero convincere i fan a versare qualche dollaro? Sicuramente alcuni potrebbero anche raggiungere qualche cifra ragguardevole, ma non tutti sarebbero in grado di ottenere risultati; nel momento in cui è tutto fermo, è praticamente impossibile che una figura individualista come la massa degli americani possa voler aiutare i wrestler in difficoltà. Magari destinerebbe meglio i soldi verso ospedali o associazioni che lavorino all’emergenza Coronavirus. Dunque si tornerebbe punto e a capo.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.