Ricordo quando Will Ospreay ebbe un brutto infortunio al ginocchio. Una mossa dal paletto mal eseguita, il ginocchio che sbatte malamente, stop forzato nel momento di maggiore crescita. La Progress ci giocò: in tutti i match, il britannico aveva una paura matta (in storyline) di fare le mosse dalla terza corda. Il feud con Jimmy Havoc andò tutto in quella direzione finché non ci fu il passaggio di testimone.
Ospreay era visto come l’astro nascente del wrestling britannico. Per quanto ci fossero tanti talenti, lui era quello più esportabile. Per fisico, altezza, moveset poteva seriamente dare una lezione ai colleghi americani e giapponesi, diventando davvero una stella di prima grandezza. Ma il periodo richiedeva svolazzi, near falls come pioggia, poca psicologia e troppi spot. Era il periodo a cavallo tra il 2015 e il 2016, un anno in cui ebbe modo di detenere il titolo Progress, di difenderlo davvero contro chiunque e di farsi notare anche fuori dal Vecchio Continente.
Guardo l’Ospreay di oggi, e di quello di ieri non ci vedo più nulla. E’ cambiato totalmente. Non è più un ballerino, come invece è rimasto la sua nemesi Ricochet. L’evoluzione c’è stata e sicuramente è dovuta all’esperienza nipponica, più solida di quella che avrebbe avuto in America. Stare al fianco di Naito, Okada, e di tutti i veterani della NJPW l’ha fortificato, gli ha dato certezze, gli ha aggiunto carisma e psicologia. Non è più il bamboccio dei tempi, è un uomo fatto e finito che può prendersi il sistema wrestling per quanto la compagnia gli darà fiducia.
Guardo l’Ospreay di oggi e sono felice. Perché nel 2015 si sperava di vedere quello che vediamo oggi. La paura che andasse in WWE era forte, fortunatamente ha scelto il lato giusto per sviluppare il suo status da main eventer. Poi un giorno, se vorrà, potrà pure firmare con Stamford. Ma oggi ammiriamo il nuovo IWGP Heavyweight Champion.