Licenziati. In un periodo così difficile, alcuni wrestler della WWE sono stati licenziati. Nessuno per i quali la compagnia di Stamford avrebbe fatto faville, forse solo Braun Strowman che tra quelli ha anche vinto il titolo del mondo, avuto storyline di primo piano, superato diverse avversità. Poi però ci sono tre nomi che fecero così bene nelle indy che sarebbe stato strano non vederli raggiungere il successo anche al piano superiore. Ma non sempre si è adatti ad un contesto, e purtroppo queste tre figure hanno confermato la regola in tutto il tempo in cui sono stati coinvolti nel progetto dei McMahon.

Tommy End / Aleister Black

Si può sprecare uno come Tommy End? Sì, lo si può sprecare. E non c’è nulla di male a farlo. Dopo un discreto quanto enigmatico periodo a NXT, l’olandese si è un po’ perso nel main roster. Ma in realtà non ha fatto altro che seguire la stessa linea monotona del brand giallonero, dove oltre le solite vignette e la solita attitudine non gli veniva concesso altro. Purtroppo, così come avevo già avuto modo di scrivere anni fa, End non era adatto al contesto WWE. Aveva una gimmick troppo marcata, era una figura troppo marcata, con quei piercing e quei tatuaggi che in genere spaventano i bambini e non gli fanno comprare le action figure. E’ più un wrestler da fascia adulta, supportato da uno stile poco assimilabile alle major e molto più adatto alle indy. Potrebbe ben figurare in New Japan, dove peraltro non ha mai lottato ma anche dove risiedono alcuni dei suoi ex colleghi europei di maggior spessore (Sabre e Ospreay).

Ora può lasciarsi alle spalle tutto il circo mediatico e tornare ad essere se stesso. Immagino già come si staranno sfregando le mani quelli della WXW nel riaverlo con sé per gli show. Sold out assicurato, con un possibile favorito per l’edizione 2022 del Carat Gold.

Heidi Lovelace / Ruby Riott

Super underrated e super talented sono solo due degli appellativi che Ruby Riott si porta dietro da anni. Perché per chi ha seguito le indy, almeno un minimo quelle femminili, sa quanto questa ragazza fosse avanti anni luce rispetto alle colleghe. Nel 2016, poco prima di firmare per la WWE, era stata in grado di vincere 6 titoli e due tornei, e di segnare almeno una ventina di migliori match in cinque anni. Aveva tutto: psicologia, agilità, tecnica, spirito di adattamento. In Chikara era stata persino opposta ai maschi con grandissimi risultati. A 25 anni aveva qualunque abilità servisse per sfondare nel wrestling. Le mancava però una cosa: lo stereotipo.

Heidi non era adatta al contesto WWE. Non è una modella, non ha capelli biondi o un grosso seno, non ha un look che possa spiccare in una fascia d’età che spende, e la fascia d’età che la seguirebbe non guarda certamente la compagnia di Stamford. Ha avuto un piccolo picco di notorietà con la Riott Squad ma ben presto è stata assunta al ruolo di jobber, anche con un certo malcelato fastidio. Tornerà anche lei nelle indy a dimostrare che gli ultimi cinque anni sono stati un periodo di passaggio formativo per qualcosa di meglio.

Santana Garrett

Per anni è stata nell’orbita della WWE. Perché brava, capace, completa. Per anni ha rimandato il salto, e quando l’ha fatto, improvvisamente come accade nelle storie più tristi, era la WWE a non aver più bisogno di lei. L’hanno presa come una collezione di figurine, ma in realtà non hanno mai saputo cosa farci. Ecco perché si è subito persa a NXT, dove fondamentalmente le atlete come lei si sono sempre distinte. Ha pagato l’essere arrivata lunga, come Mercedes Martinez. Ha pagato l’assenza di idee su di lei, che ha un personaggio molto standard e tanto uguale a tanti altri. Non le mancano abilità e bellezza, ma non era unica lì dentro, non era una eccezione.

A dire che nelle indy, dal 2010 al 2018, aveva vinto qualsiasi cosa ed era stata coinvolta nelle migliori storyline delle compagnie femminili. Era una sorta di must have, una di quelle atlete che devi avere assolutamente se vuoi lo spettacolo assicurato. Per la WWE non è stata abbastanza, nonostante fosse adatta al contesto.