Puoi anche arrivare a 32 anni e non essere ancora stato preso in considerazione. Che i talenti in giro per il mondo tanti sono, tutti ambiziosi, e così quelli che hanno lo stesso fisico, lo stesso potenziale, lo stesso personaggio. Puoi arrivare così a 32 anni, aver distrutto chiunque nelle indy, esser passato dal match ultratecnico a quello più smaccatamente ultraviolent che dovrai attendere comunque, per un po’ di tempo.

Shane Mercer lo sa che quel match a Dark, in All Elite Wrestling, rappresenta una seconda chance. Una seconda, sì, perché la prima gliela diede la WWE quando lo chiamò a fare da sparring partner a NXT dopo aver lottato molto bene in Evolve. Rimase un caso isolato, lui non brillò neppure tanto. Quando il treno passa, va anche colto. Con quel fisico lì, quella potenza lì, quella agilità e quella capacità di essere adatto a qualsiasi stile, tanto da aver convinto gente del calibro di Daisuke Sekimoto e Shigehiro Irie, allora i treni li devi cogliere per forza.

Ma si era fissato che dovesse fare anche altro. Che lo attirasse ancora l’hardcore, e che ci fossero ancora un po’ di avversari da sfidare nelle indy, che alla fine quel treno se n’è andato. È salito su uno più piccolo, quello della GCW, che l’ha trasformato in una macchina da guerra overissima verso il pubblico. E nel frattempo ha formato gli Ironbeast con KTB, che in tag team può farsi notare di più, magari, visto com’è il momento attuale del wrestling. Senza mai rinunciare al divertimento più malsano: e così ecco le sfide con Shlak, Eric Ryan, AJ Gray, Atticus Cogar, Masada, John Wayne Murdoch – una pattuglia di macellai al suo cospetto ma coi quali ha lottato colpo su colpo, sangue su sangue.

E adesso? E adesso magari ci si ripulisce. Magari si punta a qualcos’altro, che le indy ormai le ha girate tutte. Magari evitando l’hardcore e puntando maggiormente su un fisico possente che consente davvero qualunque connessione. Lì fuori c’è tanto materiale per lui.