Dovunque io vada a leggere un pensiero sulla Ring Of Honor di oggi, trovo sempre la stessa opinione negativa. Particolare questa cosa, legata ad una federazione che ha raggiunto i vent’anni di attività e che ha un roster di ottima fattura sulla quale poggiare. Particolare in un momento storico in cui c’è tanta richiesta di wrestling, quasi una bulimia crescente. Ma nelle priorità la federazione di Philadelphia non compare.
Il pensiero generale è che la ROH stia facendo o abbia fatto una finaccia. Che non sia una federazione appassionante, che per quanto si sforzino di fare bene, non sono in grado di fare quel passetto in più che tante altre realtà hanno fatto. Ecco dove sta il problema: la compagnia sta un passo indietro dove le altre stanno 3/4/5 passi avanti. Show senza pubblico, atmosfera da studio televisivo, roster talentuoso sì ma senza vere stelle, scelte di booking talvolta discutibili. Non manca nulla nel paniere della considerazione generale.
Ma si può davvero criticare una federazione che ha Bandido campione del mondo, talenti come Tony Deppen, Alex Zayne, Josh Woods, Tracy Williams, Jon Gresham e Lee Moriarty? Che può schierare stable come i Violence Unlimited, La Faccion Ingobernable o The Foundation? In qualche modo si può, perché quello che mostra appare come un prodotto fine a se stesso, che non ha una direzione di crescita, ma che vuole tenere tutto fermo, piatto, immobile.
Non si può dire che non ci stiano provando. Hanno riesumato il Pure Title, hanno lanciato la categoria femminile, confermato i Briscoes, rilanciato molti atleti. Ma manca quel qualcosa, quel quid che sposti l’attenzione. Come vi segnalai ad inizio anno, manca quel nome abbastanza grosso che faccia dire: beh, se c’è lui allora lo seguo. Una operazione alla Impact sarebbe utile: la compagnia canadese ha messo dentro tanti nomi riconosciuti e, aiutata dalla AEW, ha avuto campioni come Kenny Omega e Christian Cage che hanno aiutato a restare sulla mappa.
Per quanto ci siano atleti solidi e di buona fattura sul ring, nessuno sposta nulla. Oggi la ROH non è la più grande delle indy, ma è una indy tra le tante. Persino la MLW, con un roster nettamente inferiore, riesce ad attirare maggiore attenzione e simpatia. Serve una idea nuova per differenziarsi, basta col revival. Servono uno o due nomi grossi che spostino l’attenzione. Serve un rinnovato entusiasmo, un booking più vivo, come si è visto solo in alcune occasioni (penso al feud tra Vincent e Matt Taven). E magari lasciarsi andare ad una collaborazione, come capitò con la CZW tantissimi anni: accendere la passione sarebbe utile per ritrovare fan e apprezzamento.