Ben ritrovati cari lettori alla nuova rubrica di Zona Wrestling dedicata alla scena indy americana, che ogni settimana vi darà un recap degli show del precedente weekend ed un focus riguardante un wrestler o una situazione accaduta nel panorama indipendente. Lo scorso giovedì abbiamo parlato del nuovo campione WWN Live Keith Lee mentre quest’oggi ragioniamo sul senso d’appartenenza dei wrestler alle proprie promotion di nascita e di crescita, di come sia cambiata letteralmente la fisionomia delle stesse a causa della WWE e non solo.
– PRO WRESTLING GUERRILLA
Gli unici due show di peso dello scorso fine settimana si sono svolti a Reseda, patria indiscussa della PWG. La celebre californiana ha realizzato due spettacoli con un roster decisamente nuovo, con meno starpower e maggiore ricerca di avvicinare nuovi personaggi ad un pubblico sempre molto esigente. Particolare la presenza di una pattuglia britannica (Morgan Webster, Marty Scurll, Zack Sabre Jr, Mark Haskins) assieme al tedesco WALTER che piano piano si sta imponendo come un nome ideale per la scena americana, e la stessa WWE ci ha messo gli occhi addosso. Sono risultate però delle imprevedibili sorprese i due cambi titolati, uno per serata: venerdì scorso i Chosen Bros (Matt Riddle e Jeff Cobb) hanno sconfitto i Lucha Bros (Penta El 0 M e Rey Fenix) mettendo fine ad un regno che andava avanti da marzo dopo che i due messicani avevano detronizzato gli Young Bucks. Un match definito straordinario dai presenti e che ha sancito, fuori dalle scene, l’ingresso di Cobb all’interno del progetto marketing e comunicativo della Suplex Apparel proprio al fianco del team partner Riddle e dell’ex campione PWG Zack Sabre Jr. E a proposito di campioni assoluti della promotion, Ricochet ha coronato una lunga rincorsa vincendo in maniera poco pulita su Chuck Taylor. Per il nuovo campione si tratta della prima volta con un titolo che ha provato a conquistare altre tre volte ma senza buoni esiti, questa volta è stata quella buona per coronare un 2017 che lo vede anche come vincitore in carica della BOLA.
PWG Title Champion: Ricochet – PWG Tag Team Champions: The Chosen Bros (Jeff Cobb & Matt Riddle)
** Indy Focus **
DOVE STANNO I GIOVANI TALENTI?
Al giorno d’oggi è molto semplice trovare i nostri atleti preferiti nelle maggiori (e minori) promotion dell’indy americano, della Gran Bretagna o del Giappone. A parte i wrestler della Ring Of Honor, soggetti a restrizioni per esigenze di contratto, tutti gli altri possono inflazionare i tanti progetti sparsi da ovest a est degli USA, proponendo in molti casi lo stesso match più volte in un anno. Il motivo principale è dovuto alla continua razzia operata dalla WWE nei confronti del panorama, fatto che ha impoverito i dojo e dunque reso necessario dotarsi degli unici migliori rimasti sulla piazza. Si può dire come sia normale trovare Matt Riddle, Sami Callihan, Jeff Cobb, Brian Cage, AR Fox, Joey Janela, David Starr, Tracy Williams, Lio Rush, gli Scarlet & Graves e gli OI4K praticamente ovunque. Sono quelli che danno la scintilla, quel qualcosa in più che genera profitto, conoscenza, riconoscenza. Sono quelli vicini alle federazioni di riferimento (WWE e Impact Wrestling) ma che in un modo o nell’altro rimangono indipendenti.
Sono dei fattori che fino a dieci anni fa era impossibile vedere su un ring di wrestling. Si faticava a scorgere degli All-Star roster: chi faceva parte della Ring Of Honor difficilmente lottava in CZW, chi stava in PWG non andava in JAPW, e così via. In particolare la prima Pro Wrestling Guerrilla aveva degli atleti dediti solo a quella causa e che fuori di lì non faranno quasi nulla per scelta o poca possibilità: chi si ricorda di Scott Lost, Super Dragon, Ronin, Quicksilver, Chris Bosh, Human Tornado, Ronin, Scorpio Sky, Disco Machine, Excalibur? Era il 2004-2005 e al loro fianco c’era quella nuova generazione che attualmente sta facendo o ha fatto le fortune delle major del wrestling: Kevin Steen (Owens), El Generico (Sami Zayn), American Dragon (Daniel Bryan), Samoa Joe, Joey Ryan, Adam Pearce (attuale road agent WWE), Homicide, CM Punk, Chris Hero.
Oggi pare impossibile immaginare un feud ROH vs CZW come quello ammirato nel 2005 quando una miccia scatenata dal campione CZW Chris Hero portò prima allo scontro contro Bryan Danielson, allora campione ROH ed in seguito ad una battaglia che coinvolse entrambi i roster. Però c’è una promotion che ancora oggi riesce a mantenere il suo status da “federazione”. Sarà a causa della propria specialità, delle proprie caratteristiche, ma proprio la Combat Zone Wrestling è riuscita a tenere nel tempo una propria identità grazie ad un lavoro paziente e continuo nel proprio dojo, col percorso iniziato sotto la direzione di dJ Hyde e proseguita con la nuova proprietà. Anche a costo di lasciar perdere la qualità, la federazione di Voorhees ha puntato in maniera decisa sui propri giovani riuscendo anche a lanciare definitivamente alcuni ragazzi come capitato recentemente con Joey Janela e Lio Rush. Oltre agli show mensili abbiamo i dojo wars, ovvero dei minishow dove tutti gli allievi possono lottare dei veri match di dieci minuti e possono convincere maestri e osservatori. Una risposta bella e corposa sia all’esigenza di reagire alla perdita di superstar e sia a quella di rendere sempre più sporadica la ricorrenza dell’ultraviolent nel proprio carniere – in questo caso la compagnia cerca di mantenere al suo cospetto quei (pochi) amanti del genere. Non è un caso nemmeno che Jimmy Havoc, vincitore del Tournament of Death, sia stato un atleta da one night only. Si cerca di produrre wrestling, in certi casi old school. E chi meglio di Maxwell Jacob Friedman (Feinstein) rappresenta oggi la nuova versione della CZW?
MJF ha appena 21 anni, si allena da tre anni ed è già un fenomeno. Un atleta naturale, un belloccio che nei telefilm americani potrebbe raffigurarsi come il bulletto della scuola tutto cheerleaders e football. Uno sguardo ironico alla The Rock, sfrontatezza e cattiveria unite alla codardia, tanti trucchetti che ne fanno un heel puro, di cui Ric Flair sarebbe sinceramente fiero. A questo aggiungeteci una certa agilità e duttilità, che lo fa passare dal brawlerismo all’high flying più smodato, capace lui di mosse ad alto rischio come la Swanton Bomb che all’inizio è stata una delle sue mosse di riferimento. Deve tutto ad un maestro d’eccezione: Brian Myers. Vi starete chiedendo di chi si tratti, eppure lo avete avuto a Raw quasi tutti i lunedì col nome di Curt Hawkins e qualcosa in WWE lo ha fatto, raggiungendo il top della categoria di coppia. Ha sfornato un ragazzo che Triple H nel giro di un anno si porterà via e che al momento si sta prendendo il meglio che la CZW gli possa offrire, come il recente show “The Wolf Of Wrestling”, dedicato alla sua definizione come atleta – apertasi con la sua celebrazione come campione conclusasi con la perdita del CZW Wired Title, detenuto per ben cinque mesi. Ha tutto per sfondare: carisma, mic skill, tecnica, agilità, adattamento al lavoro. Per ora è stato un heel ineccepibile e sarà curioso vederlo, da spocchioso, dalla parte dei buoni. Se la WWE desidera trovare il futuro, è tutto nelle sue mani.