L’1 agosto la Defiant Wrestling ha annunciato la chiusura. Pochi giorni dopo Jim Smallman, deus ex machina della Progress Wrestling, ha reso noto di voler uscire dal business. La Preston City ha ridotto al minimo le prestazioni, la Insane Championship Wrestling è in stato confusionale, la Rev Pro va avanti grazie alla alleanza con la NJPW. Solo la OTT si sta rivelando la più in forma tra queste, con una gestione intelligente delle proprie risorse.

Come vedete, a poco a poco, il wrestling UK rischia di scomparire. Lo dicono gli stati delle promotion, ma anche i numeri degli appassionati presenti agli show: sempre meno, sempre meno coinvolti, inseriti in un meccanismo che – si sapeva – avrebbero mal sopportato. La Defiant aveva fin qui cercato di osare, proponendo spesso grandi eventi con superstar di altissimo livello. L’ultimo campione assoluto, David Starr, era sinonimo di questa concezione, di dover essere altro rispetto a quanto proposto da Londra o da Glasgow. Prima come WCPW e poi con la nuova denominazione avevano creato un buzz non indifferente, assicurandosi la maggior parte di quelle star che potevano non essere imbrigliate dai contratti in esclusiva. L’arrivo di Austin Aries poi aveva spinto sull’acceleratore delle opportunità, in un momento in cui il giocattolo britannico pareva crollare sotto i colpi della colonizzazione.

E la colonizzazione ha colpito per bene, visto che ha o depredato i vari roster o spinto diverse stelle ad accettare altri ingaggi. Era una delle conseguenze paventate una volta creato NXT UK, nonostante Pete Dunne e Trent Seven in particolare minimizzassero o celassero completamente ciò che sarebbe potuto succedere in nome di una notorietà che, come si vede, non è mai arrivata davvero. Lo stesso progetto WWE è costantemente in rosso, non va oltre le 600 persone a show, segno di una disaffezione generale che ha colpito un po’ tutti, di un segnale preciso da parte di un pubblico che arrivava a contare 6 mila biglietti venduti all’Hydro di Glasgow o più di 2 mila alla Wembley Arena di Londra.

La soluzione migliore per il wrestling britannico sarebbe quella di riazzerare tutto e ripartire con nuove promotion. C’è già la Frontline di Ospreay che dal canto suo sta sponsorizzando nuovi atleti, nuove storyline. Altre potrebbero arrivarne: nel momento in cui la WWE capirà che il business è stato succhiato fino all’ultima stilla, mollerà. E lì ci sarà un terreno enorme nel quale costruire. Magari con qualche atleta di ritorno che si penta delle decisioni prese in nome dei soldi.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.