Ci manca la Lucha Underground? Un po’ sì, in particolare le prime due stagioni erano state foriere di belle storie, simbologia, match altisonanti e spettacolari. Lo stesso, in altro modo, avevano provato a produrre anche con Masked Republic, Aro Lucha, e tanti altri progetti imbastiti negli States ma mai andati avanti. Ma perché? Perché non si è mai creato uno spazio ideale in cui questo genere potesse ottenere un reale successo, e non solo un seguito di nicchia poco utile a tenere in piedi i costi?

La lucha libre è un po’ come quelle band indie che piacciono tanto quando se ne parla, ma non vendono molti dischi e ai concerti si presentano sempre i soliti 5/600 che li seguono assiduamente. Diverso il discorso quando vengono inserite in un festival: in tal caso tutti impazziti, quella band spacca davvero e se devo pagare qualcosa in più, ben venga. Per le compagnie di sola lucha accade esattamente la stessa cosa. Non hanno un appeal vincente da sole. Devono essere incastonate in un ragionamento che coinvolga usi e costumi e piaceri del pubblico pagante. Specie se americano. Specie se dopo il centocinquantordesimo volo, inizia a pensare che qualche big man che sappia cazzotti non sia poi così male. Serve varietà in uno spettacolo e quanto proposto dai messicani è adatto soprattutto alla loro terra di origine.

Però qualcosa sopravvive, nessuno si dimentica di loro. Ecco allora la discreta risposta ottenuta dalla tre giorni di incontri e wrestling promossa col nome di Expo Lucha lo scorso weekend. Quattro show, tanti match, e il meglio del meglio del panorama messicano sul ring: i Lucha Brothers, Drago, Aeroboy, Aero Star, Psichosis, Daga, Juventud Guerrera, Mr. Aguila, Laredo Kid, Rey Horus, Black Taurus, Flamita, Damien 666, Bestia 666, Dr. Wagner e i Los Luchas hanno messo in scena una serie di match altamente spettacolari, talvolta opposti a chi sono stati influenzati dal loro stile come Jack Evans, Brian Cage, Taya Valkyrie, Joey Ryan, TJ Perkins e la Hart Foundation. Un modo per rimanere ancorati ad un piacere, ad un modo di intendere il wrestling a suo modo unico, impossibile da replicare. Che funziona magari inserito in un contesto (Rey Misterio in WCW o WWE) o in maniera sporadica, con eventi che sanno di festival del wrestling.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.