Sette giorni fa scrivevo parole di incoraggiamento, di ottimismo, per la ripresa della NJPW. Sette giorni fa eravamo a ridosso della finale della New Japan Cup: EVIL vs Okada e di Dominion.
Un paio di giorni che hanno cambiato le carte in tavola, ci hanno sostanzialmente confermato la previsione sulla gestione del roster per il 2020: una NJPW più autoctona, obbligata a continuare senza la certezza dei gaijin nei prossimi mesi. Messa alle spalle dalla difficoltà di spostamenti tra USA, Europa e Australia, la compagnia di guarda all’interno e pesca EVIL come nuovo volto. 
Filotto di vittorie di NJ Cup, titolo Intercontinentale, IWGP Heavyweight e leader del Bullet Club. Prendiamo questi esiti e mettiamoli per il momento sullo sfondo.


Desidero innanzi tutto riflettere su Tetsuya Naito, che si è dovuto far carico dell’ennesima croce nella sua carriera, cedendo il passo al suo ex compagno di stable. È sempre stato chiaro che la NJPW ritenesse Naito un talento cristallino, tra i migliori della sua generazione, nonostante ciò ancora una volta viene usato come trampolino di lancio per qualcun altro. 
Fin troppo ingiusto per chiunque dover sopportare un simile trattamento dopo non aver potuto dimostrare di essere meritevole di quella cinture vinte meravigliosamente a Wrestle Kingdom. La NJ non è nuova ad un booking schizofrenico, ma qui, vista la situazione obbligata di stop causa Covid, si rasenta l’assurdo. Naito a 38 anni compiuti avrebbe meritato un regno vero.
Seconda faccenda: EVIL è stato la scelta giusta? Escludendo i nomi degli stranieri come detto sopra e per ragioni anagrafiche e di “svecchiamento” Tanahashi e Ibushi, la NJPW aveva difronte a sé un bivio. EVIL o Sanada? Erano loro due gli unici abbastanza esperti per fare il salto di qualità e con uno star power pronto ad esplodere. Personalmente ho sempre ritenuto Sanada superiore rispetto ad EVIL, non di molto, ma anche alla luce dei match passati con Okada, era quello che si era dimostrato più pronto quando chiamato in causa. Altresì quello più adatto al passaggio in tempo zero da LIDJ a Bullet Club.


La terza controversia, che più mi preoccupa, è quella delle prestazioni di EVIL. In 24 ore ha avuto main event con Okada e con Naito, entrambi con un minutaggio assolutamente importante, tipico dei grandi match della NJPW.
In questi due match, il nostro, non ha saputo cavare un ragno dal buco: 31 minuti e 50 secondi con Okada e 37 minuti e 59 secondi con Naito. Dimostrazione che non tutti hanno la forza, la tecnica e la struttura mentale per queste maratone. La NJPW si è comportata da NJPW per un verso, ma ha lasciato troppo margine di manovra ai lottatori.
Certo, la settimana scorsa facevo presente come la forma fisica media del roster fosse mediocre e lo è tuttora, ma se da una parte vediamo a Dominion SHO vs Takagi e Ibushi & Tanahashi vs Taichi & Zack Sabre Jr., non posso aspettarmi niente di meno dal “super” main event. Bocciati entrambi i match che faticano ad arrivare ad una striminzita sufficienza. 


Alla luce di ciò mi viene il dubbio che la scelta di ricadere su EVIL sia recente, che non abbiano dato spazio e tempo all’ex LIDJ di prepararsi adeguatamente. EVIL non è il wrestler lento e impacciato che abbiamo visto in questi giorni, è uno che per quello che ha mostrato in passato merita di stare al top, in questo caso la compagnia non lo ha messo nelle condizioni migliori di eccellere. A breve dovrà passare di mano il titolo secondario o unificarlo, le due cinture sono orpelli estetici che creano solo grande confusione nello spettatore (occasionale o meno). Un nome nuovo in questo anno strano è una necessità e allo stesso tempo un grande rischio. 
EVIL rischia di perdersi tra le critiche di chi si aspetta certe prestazioni dal campione IWGP, come in passato è successo con Jay White, ma la compagnia deve iniziare tutelarlo come detto. Un push così straordinario che ha pochi precedenti non è sinonimo di successo garantito. Per il momento è stata una partenza falsa, il pubblico che segue la NJPW non è quello americano che si lascia affascinare dai cambi titolati fini a sé stessi, il valore delle contese deve raggiungere un livello quasi mistico; dove la cintura di campione ha un valore prettamente sportivo e agonistico, un simbolo di tradizione e innovazione allo stesso tempo.

Non ci perdiamo in “paludosi” match, per cortesia.