Nelle scorse settimane vi ho parlato del momento in cui ho scoperto la TNA, quello in cui ho capito di doverci prestare un accurata attenzione, poi c’è stata la “strana” parentesi Punk, mentre adesso ci troviamo di fronte ad un nuovo importante passo, quello del sentimento esploso in ogni sua forma.
Siamo in una fredda notte di gennaio 2006, il 15 gennaio, giorno in cui all’interno della IMPACT Zone di Orlando, Florida, va in scena il PPV Final Resolution.
Il main event dello show vide il campione del mondo NWA, Jeff Jarrett, fare coppia con Monty Brown e affrontare il team composto dal prossimo sfidante di “Double J”, Christian Cage e Sting.
In realtà il vero e proprio debutto di Sting nella federazione avvenne ben tre anni prima, cioè al primo anniversario della TNA con il weekly PPV numero 50.
Tre anni più tardi la situazione fu ben diversa, Jarrett cattivo di punta nel modo più puro e perfido possibile con il suo “regno del terrore”.
Come i libri di storia ci insegnano, Sting è noto nel combattere le ingiustizie e dittature in ogni dove e rispose quindi positivamente alla richiesta d’aiuto da parte di Christian.
Quella sera di gennaio arrivò, Sting fece di fatto ritorno, Sting in TNA, Sting vinse, Sting di nuovo tra tutti noi.
Le settimane successive furono fondamentali per convincere la leggenda a firmare ed essere un elemento del gruppo in pianta stabile, soprattutto Alex Shelley e la Paparazzi Production INDIRETTAMENTE (si fa per dire) aghi della bilancia che faranno pendere Borden verso la firma effettiva del contratto, specie dopo i segmenti ben visibili qui sotto.
Otto anni di carriera in cui anno dopo anno, momento dopo momento abbiamo avuto modo di assistere a storie di wrestling eccezionali.
L’utilizzo di Sting nella compagnia è stato uno dei migliori in assoluto dal suo inizio alla sua fine (2006-2014 ndr), una scrittura capace di concedere ulteriore dignità e rispetto verso uno dei più grandi nomi di sempre del business e, per chi come il sottoscritto ha avuto l’occasione di goderselo in toto, è stato decisamente fortunato.
Tutto questo per sottolineare cosa? Semplicemente per capire quanto una leggenda di vero peso come “The Franchise” abbia fatto innamorare me e tanti altri del prodotto con quella classica voglia di rivalsa contro il male generato da interpreti di gran rispetto. Ho scoperto il wrestling con lui negli ultimi anni della WCW, rivederlo tempo dopo all’interno di una giovane federazione che stavo già apprezzando tanto generò indubbiamente ulteriore voglia e passione.
“The Icon” portò ulteriori luci e attenzione sulla federazione di Nashville, ma in realtà Dixie Carter e soci pochi mesi più tardi faranno un altro “grande passo” per giungere di fronte alla globalizzazione definitiva dell’intero pacchetto e far capire a tutti, famiglia McMahon inclusa, le proprie reali intenzioni… il momento della notorietà.
Qualora vogliate restare connessi con il sottoscritto, potete recuperare il podcast Pro Wrestling Culture disponibile ogni lunedì in LIVE sui canali Twitch/YouTube di Open Wrestling TV e in differita su tutte le piattaforme podcast come da riquadro Spotify sottostante.