Jade Cargill alla fine ha scelto di passare in WWE. Rimangiandosi buona parte delle critiche espresse qualche anno fa, quando da Stamford la bocciarono senza appello nei tryouts. Se ne va portandosi dietro un bagaglio di esperienze importante, un regno da campionessa così così, ed un discreto lavoro da parte della AEW nell’elevarne lo status già abbastanza alto. Che vada nel main roster o a NXT avrà modo di confermare quanto sia tanto adatta per i canoni standard della famiglia McMahon.
La AEW non deve piangerci su. Un po’ perché dopo l’iniziale sbornia, non ci ha lavorato a dovere. Le ha dato un regno lungo, sì. Ma l’ha infilata nel buco nero che si sta rivelando Rampage, dove la sua presenza non ha spostato un minimo d’ascolto. Così come l’ha inserita in una storia, quelle delle Baddies, che nel giro di un anno ha vissuto fin troppe giravolte affinché potesse venir apprezzata. La perdita del titolo poi era stata repentina, seguita da uno stop (alcuni dicono per infortunio, altri per qualche disputa creativa) che non poteva far presagire niente di buono.
I fan hanno sentito la sua mancanza? Chiaramente no. Per due fattori molto importanti. Il primo è la gestione della categoria femminile, assunta al ruolo di tappezzeria. Un delitto, se ci pensiamo, soprattutto in relazione alle parole di Tony Khan che nel novembre del 2021 presagiva il lancio della “miglior categoria femminile del mondo”. Invece sono rimasti al palo e non sembra esserci tanta voglia di impegnarsi di più per renderla attraente.
Il secondo fattore è che la Cargill, da quando è diventata campionessa, si è fermata. Ha un carisma naturale invidiabile. Ma sul ring è rimasta troppo acerba, i suoi match sono stati una sequenza di errori su errori. Sicuramente non è stata aiutata da avversarie ancora più green di lei, ma contando che al suo fianco ci fosse Danielson, è evidente che miracoli non se ne possono fare. L’ultimo incontro, quello con la Statlander, è stato carino. Certamente. Ma è stata anche palese la conduzione di Kris, molto più pronta ed esperta della collega a gestire un match.
Jade Cargill non mancherà. Forse la si sarebbe dovuta lanciare per il titolo massimo quando era al top del suo apprezzamento, ma è evidente che a Tony Khan non piaccia cambiare piani in corsa (Wardlow, purtroppo, ne sa qualcosa). Ma, ripeto, non mancherà. Atlete migliori sono presenti ovunque, alcune possono anche arrivare dalla WWE.
Quello che la AEW deve imparare è che deve abituarsi a lasciar andare i suoi atleti. L’addio di Cody Rhodes ha aperto una porta che non è semplice richiudere. L’inerzia, per intenderci, non sta più a Jacksonville. Dunque occorre far bene con quello che c’è, finché c’è. Tanto di materiale, il mondo del wrestling è sempre pieno. Non sarà l’assenza di Jade Cargill a cambiare le cose.